In quella che possiamo considerare l’era “moderna”, quella successiva alla guerra del ‘40..’45, i movimenti politici di ispirazione liberale sono sempre stati minoritari in Italia, ma anche in Europa. I movimenti politici al potere hanno sempre avuto una connotazione diversa, di matrice socialista, oppure cattolica, oppure genericamente “conservatrice”, volendo con questo termine esprimere un atteggiamento politico ed un approccio economico distante da quello socialista, o comunista. Il conflitto politico, anche su scala internazionale, si è svolto in tutti questi anni tra due grandi aree di pensiero, quella di matrice social-comunista e quella di matrice “occidentale” , che raggruppava tutti i paesi governati da forze politiche di matrice non socialista.
La misura della disfatta delle vecchie forze politiche é il successo del M5S
In Italia, nel dopoguerra, i soli partiti di ispirazione dichiaratamente liberale furono il PLI ed il PRI. Rappresentavano una frazione minoritaria dell’elettorato, diviso tra la fazione social-comunista (PSI + PCI+PSDI) e la fazione cattolica (DC) con a latere il MSI.
Questo nella “Prima Repubblica”. La “Seconda Repubblica” è stata caratterizzata da Forza Italia, erede della disciolta DC e di quel che restava delle altre frazioni di destra, Alleanza Nazionale (oggi FdI), la Lega, prima lombarda, poi nazionale, e poi il polo della sinistra, erede del PCI e del disciolto PSI, con i vari nomi che ha assunto sino all’attuale PD. M5S è invece una novità assoluta, avendo raccolto frammenti di ogni tendenza politica.
Oggi TUTTE queste forze politiche sono “alle corde”, nessuna esclusa. Sopravvivono per inerzia, e raccolgono tutte assieme la metà degli elettori possibili. Hanno TUTTE alcuni elementi in comune :
– sono stataliste: concentrano le risorse del Paese verso una gestione mediata dallo Stato
– sono in buona parte anti-europeiste e nazionaliste (Lega, FdI, M5S) mentre FI e PD sono
debolmente europeiste.
– nessuna di loro si è mai veramente spesa per semplificare la burocrazia
Scheletri nell’armadio che ci rendono sudditi, non cittadini, e le deviazioni culturali
E l’elettorato? Questo è da decenni condizionato dall’assistenzialismo pervasivo, dall’idea che “deve pensarci lo Stato”, come se lo Stato fosse qualcosa di esterno e con risorse economiche provenienti dal cielo. La cultura dominante è diventata quella dei “diritti”, dimenticando ogni forma di “dovere”, e quella delle “garanzie”, posto di lavoro in primo luogo. Questa cultura si accompagna con quella monocratica ed antidemocratica, in cui ci sono i decisori ed un popolo di “sudditi”, anche se chiamati cittadini, sottoposti al dispotismo di una infinità di leggi e leggine, conosciute e sconosciute, prodotte a ritmo serrato da una burocrazia fine a se stessa. Questa cultura pervasiva si è infiltrata, purtroppo, nella scuola di ogni ordine e grado, nella Magistratura e, ovviamente, nella burocrazia statale e periferica.
A questo, oggi, si aggiunge una nuova veste culturale, che tuttavia interessa essenzialmente la sinistra nazionale, che ha trasformato il sistema di valori storico, fondato sulla “classe operaia” e sul conflitto tra lavoratori e datori di lavoro, in una visione neo-ecologista, che si preoccupa essenzialmente dei temi climatici, dell’inquinamento, e del terzo mondo, aperta all’immigrazione indiscriminata da ogni parte del mondo.
Ma non tutti gli italiani si riconoscono in questa cultura.
La Libertà e i diritti fondamentali sono inalienabili
E quanti non si riconoscono in questa cultura dominante e totalitaria non sono pochi, non sono solo quelli che “si dicono liberali” (che sono una sparuta minoranza) ma sono una massa di persone che ha, in concreto, interessi materiali non convergenti con quelli della classe dominante. Tutte queste persone sono prive di rappresentanza politica, ed hanno interessi che possono essere meglio governati sulla base del “pensiero liberale”, che NON è una precisa dottrina, ma un insieme di orientamenti, che partono dal principio di LIBERTA’, diversamente declinato, si rifanno agli scritti di alcuni grandi pensatori in campo economico (Hayek, Einaudi, Friedman, ecc) e sono generalmente ostili alla pressione statale, dia fiscale che normativa in genere.
Questo bacino politico è molto eterogeneo, sotto molteplici aspetti, ed include sensibilità diverse, anche di matrice religiosa (cattolici di destra), europeisti, ma anche euro scettici, turbo liberisti, ma anche liberali moderati, in ogni caso persone che vivono del proprio, in quanto imprenditori di se stessi, piccoli e grandi, ma anche dipendenti di aziende private, con interessi comunque convergenti con lo sviluppo del lavoro nel settore privato e non pubblico, agricoltori, professionisti di ogni tipo, ecc, ecc.
Dualismo pubblico-privato e dicotomia autonomo-dipendente bloccano ogni sviluppo
Ma in questo bacino politico si riconoscono anche numerosi pensionati, provenienti da quei settori, gente che oggi, si, vive di soldi “pubblici”, ma in base ad un diritto acquisito, avendo versato in passato sostanziosi contributi previdenziali mirati a maturare il futuro diritto pensionistico. E persino molti dipendenti pubblici si riconoscono in quest’area politica, in particolare quanti non devono a raccomandazioni politiche il loro ruolo nel pubblico impiego, in particolare la classe medica, ma anche altri funzionari pubblici, sebbene si tratti di una minoranza.
Un elemento importante è dato dalla convergenza di interessi tra datori di lavoro e lavoratori dipendenti, tradizionalmente in conflitto per i rispettivi interessi, con quelli dei lavoratori rappresentati dai sindacati, ma ora sempre più convergenti, perché quando il reddito, quale che sia, conta più della “quantità” del reddito, e la massima aspirazione si chiama LAVORO, stante il fatto che la mano pubblica, per quanto si dia da fare, non può assorbire tutta l’offerta di lavoro, anche la classe dei lavoratori dipendenti appare più schierata con le parti politiche vicine al mondo dell’impresa piuttosto che non al mondo del pubblico impiego.
Non sappiamo esattamente quanto pesi sul piano elettorale questa vasta area politica; sappiamo che quasi il 50% degli elettori si astiene dal voto, e tra questi il bacino degli ORFANI DI RAPPRESENTANZA è certamente prevalente. Tra gli astenuti è certamente presente anche un elettorato di sinistra, nostalgico di una una sinistra COMUNISTA ormai quasi estinta, ma il grosso degli elettori di sinistra vota per i partiti che in qualche modo a sinistra ci sono, quali che siano.
E gli elettori che ci interessano si collocano ancora, in buona misura, in quel che resta di Forza Italia, in qualche misura nella Lega, e forse persino nel PD. Se fosse mai possibile far convergere tutti questi voti in una sola forza politica, questa sarebbe largamente maggioritaria nel Paese, anche con una legge elettorale puramente proporzionale.
Cosa impedisce a tutte queste forze di convergere?
I Liberali non dispongono di una RAI o Mediaset
La loro frammentazione, i distinguo, i piccoli raggruppamenti identitari, le tante differenze, che non sono fondamentali, ma ci sono, il bisogno della leadership, anche se su un minuscolo giardino, l’individualismo che entra in conflitto con quello altrui. Come venirne fuori? Tutti i tentativi più o meno recenti di far convergere queste forze non hanno prodotto alcun risultato visibile. Nessun raggruppamento ha mai accettato di fondersi con un altro, e pochi elettori hanno accettato di partecipare attivamente a raggruppamenti in cui qualcuno dettava le regole, non loro.
Aggiungiamo la resistenza a schiodarsi dal proprio scranno, dal quale è facile pontificare, per scendere sul terreno ben più impegnativo della partecipazione politica attiva.
Unire grandi masse richiede dei poli d’attrazione molto forti, costituiti da persone con grande visibilità pubblica, e molti soldi, perché la “pubblicità” anche in politica COSTA !
Di fronte a questo MURO che non sembra si possa scalare, è nata l’idea di XLIBER.IT , come punto di raccolta e confronto delle diverse forze che a qualsiasi titolo si oppongono allo status quo.
XLIBER NON E’ UN PROGETTO DI UN PARTITO, perché è nato per essere un PALCOSCENICO LIBERO, come lo sono in genere i “social”, ma un palcoscenico dedicato a quest’area politica, affinché le varie anime possano esprimersi, confrontarsi, conoscersi, facendo emergere delle figure rispetto ad altre, contribuendo a creare il terreno da cui una formazione politica organizzata e credibile possa forse un giorno emergere.
E soprattutto promuovere i principi liberali al di fuori delle proprie cerchie.
Con quale obiettivo di medio-lungo termine?
E’ scontato che l’obiettivo sia arrivare a far nascere una formazione politica importante.
In che modo?
Quando il terreno è buono, l’erba cresce spontaneamente. Se attraverso un prolungato confronto e reciproca conoscenza ci si dovesse avvicinare ad una scadenza politica, il solo modo di affrontarla con qualche possibilità di successo sarebbe far confluire tutti i voti in un contenitore nuovo di zecca, quale che ne sia il nome, nel quale CHIUNQUE faccia parte di quel terreno politico possa candidarsi, e dove gli elettori, siano i frequentatori “registrati” di quell’area politica, liberi di scegliere il candidato che più aggrada.
Le singole formazioni politiche che avranno meglio coltivato il loro piccolo giardino potranno più facilmente far eleggere loro candidati nella squadra finale da presentare alle elezioni.
La squadra che emergerà dovrà stilare un programma elettorale sintetico e correrà alle elezioni, con il sostegno dei voti di tutta la base che li ha condotti al quel punto e di tutti i simpatizzanti che, in forme diverse, si saranno orientati verso questa novità politica.
La bontà del risultato dipende dal processo di selezione, che dipende dalla sua durata, e dipende dalla partecipazione delle persone. Una rincorsa troppo breve non conduce a nulla, sia come numero di voti che come qualità degli eletti.
Considerazioni finali.
Inizia il count-down
Perché non provarci? Cosa abbiamo da perdere? Facciamo confluire tutto ciò che abbiamo da dire in un contenitore di rete ben organizzato, che alcuni volontari contribuiranno a realizzare, dove gli argomenti verranno classificati, e saranno quindi più facilmente recuperabili, non sepolti nei mille rivoli di FaceBook e degli altri social-ristretti.
Un contenitore accessibile a tutti, con il solo obbligo di registrazione, e nemmeno questa se vuoi solo leggere, poche regole (il minimo indispensabile) e facilità di accesso ed uso.
Uno strumento di rete da moltiplicare su base regionale, per renderlo più vicino agli elettori, perché poi si vota città per città.
Contarci, sapere quanti siamo, cosa abbiamo in comune e quali sono le divergenze da comporre, far emergere i migliori tra noi, imparare a conoscerli, prima di dare loro un voto.
Abbiamo davanti anni difficili: la pandemia ci ha dato una mazzata sociale, ma anche economica, di cui vedremo gli effetti nel corso dei prossimi mesi, e saranno dolorosi.
La politica che conosciamo è largamente inadeguata alla sfida epocale che abbiamo di fronte. Nel 2021 dovremo prendere il coraggio a quattro mani e gettarci nella mischia per sopravvivere, come individui e come Paese.
Questa proposta è un’ancora di salvezza, presidio di Libertà.
Poco importa chi la formula: ci serve un terreno di confronto comune, totalmente libero, e liberale, per conoscerci vicendevolmente e far emergere convergenze e divergenze, senza rinunciare alla propria individualità.
Un CAMPO NEUTRO per confrontarsi a lungo prima di operare una FUSIONE A CALDO di tutte le le forze liberali e vincere una SFIDA POLITICA EPOCALE.
XLIBER , 15 maggio 2020