Articolo di Alice Testa con commenti in corsivo di Franco Puglia
“Il futuro della crisi: due soluzioni alternative.” è stato il titolo dell’incontro di martedì 18 marzo, organizzato presso l’Università di Bergamo per volontà delle associazioni Universitari Bergamaschi, Movimento Giovani Padani, e ReteMMT.
Dopo una breve introduzione di Ivan Invernizzi (ReteMMT) e Matteo Villa (Mov. Giovani padani), l’incontro ha visto confrontarsi due differenti analisi della crisi dell’eurozona, proposte da Warren Mosler e dal professor Claudio Borghi (Università Cattolica Milano) ;
La discussione si apre con il prof. Borghi: “La crisi si sta espandendo come un’epidemia che giorno dopo giorno fa sempre piú vittime. La crisi non è mondiale, perché quasi tutti i Paesi sono cresciuti a livello economico, e solo 10 Stati sono stagnanti o in recessione e 9 su 10 hanno la moneta Euro. Ció che ci viene sempre detto non è mai la vera ragione della crisi; quello che non va è nel sistema Euro, un sistema monetario che ha portato una progressiva riduzione della democrazia, l’odio fra Paesi (poiché la cassa è in comune e tutti cercano vantaggi) e disoccupazione.
L’Euro non è riuscito a creare benessere perché l’euro area è quella cresciuta meno.”
E’ falso : la Germania non è in recessione, ad esempio, e le difficoltà maggiori le hanno i paesi meno attrezzati per affrontare le sfide della globalizzazione. Inoltre è OVVIO anche per un bambino che paesi che partono dal niente come la Cina abbiano un grande potenziale di sviluppo del loro mercato interno, trascurando tutti gli elementi di sfruttamento selvaggio della mano d’opera, mentre in Europa i consumi interni non possono crescere indefinitamente, quale che sia la valuta e l’organizzazione sociale.
“La situazione si è evoluta in tale modo”, prosegue prof Borghi, “per una precisa ideologia economica. Già nel 1992 con la lira inserita all’interno dello SME troviamo alcune delle stesse idee che venivano esposte per evitare il disastro: Gianni Agnelli proponeva tassazione, tagli alle pensioni; Mario Monti si esprimeva dicendo che “abbiamo riserve auree, teniamole in garanzia.”. Ma è proprio lui, l’economista Monti, ad affermare l’anno successivo, quando la lira si era svalutata del 20/30% rispetto al marco tedesco, che “La svalutazione ci ha fatto bene!”.
Le misure strutturali che da sempre vengono riproposte in Italia non sono mai state attuate. Le svalutazioni fanno bene a qualcuno, da sempre, e fanno male ai più, cioè alle masse lavoratrici a reddito fisso. Chi può adeguare il proprio reddito all’inflazione grazie alla leva del prezzo ha meno problemi. Borghi conclude dicendo che non potendo avere il controllo della moneta, non deve sorprendere che ci sia disoccupazione, se compriamo merce estera e se non si esporta, le fabbriche italiane chiudono.
Borghi crede di sapere qualcosa di economia e non sa nulla di impresa, evidentemente, visto che non distingue tra costo della mano d’opera (pagato in valuta locale) e costo degli approvvigionamenti (e non parliamo di materie prime, ma di semilavorati o di prodotti finiti) che si acquistano all’estero o che provengono da produzioni italiane con rilevante contenuto di importazione dall’estero. Ci sono imprese per le quali una svalutazione si traduce in vantaggio competitivo, altre per cui si traduce in svantaggio secco. Se vendessi petrolio e se mi imponessero un prezzo fisso, forse che una svalutazione diminuirebbe i mie costi, grazie alla riduzione di costo della mano d’opera? Me la cavo perché ho la leva del prezzo, altrimenti … Perciò una ennesima sciocchezza.
La parola passa al Visiting Professor Warren Mosler, il quale apre così il suo discorso: “L’Italia è un Paese che viene punito per essere un buon risparmiatore: il problema è la disoccupazione.”
Frase senza senso. Cattiva traduzione dall’inglese ? Che la disoccupazione sia un problema è ovvio.
Definisce e spiega da dove proviene la disoccupazione, ovvero sono persone in cerca di un lavoro che venga retribuito con denaro;
Una scoperta sensazionale : la gente lavora per soldi.
il settore pubblico per ottenere persone che lavorino, fissa delle tasse:
Cioè le tasse servono a pagare il costo del lavoro pubblico ? Fantastico. Chiudiamo ogni impresa privata e PRETENDIAMO una assunzione pubblica. Poi versiamo INTERAMENTE il nostro stipendio in tasse per pagare il nostro stipendio. Mangiare non serve : fa ingrassare.
“La tassazione crea dei venditori di beni/servizi reali in cambio di valuta.
Che cosa ? Le tasse sottraggono reddito destinabile a consumi o capitalizzazione.
Servono a pagare servizi pubblici, spesso inefficienti perché sottratti alla concorrenza, e certamente non servono a PRODURRE BENI, perché i beni li producono le imprese private, e la presenza di impresa pubblica è una anomalia, e comunque sia una impresa pubblica che produca beni non può essere pagata con soldi pubblici ma solo e soltanto col ricavato di quei beni. E non parliamo di tutto quel lavoro INUTILE pagato con la spesa pubblica.
La spesa del Governo può dare un’occupazione a coloro che sono disoccupati, a causa della tassazione: la disoccupazione è la conseguenza della mancata assunzione di tutti i disoccupati creati dalla tassazione.
Demenziale : i disoccupati vengono OCCUPATI dal Governo (ma per fare cosa ?) a spese dei soldi di TUTTI i contribuenti e si riconosce che i disoccupati sono tali A CAUSA DELLE TASSE ! Cioè : io ti carico di tasse perché tu perda il lavoro e poi il lavoro te lo do io e lo pago con quelle tasse. Ma se TIZIO perde il lavoro non paga più tasse e quindi come fai a pagargli un lavoro pubblico con le SUE tasse, visto che non le paga più ?
Nessuno Stato puó raccogliere tasse prima che ci sia spesa: prima lo stato spende poi tassa! Non servono riforme strutturali, ma le due possibili soluzioni (anche combinate ) sono:
o si diminuiscono le tasse o si aumenta la spesa.”
Demenziale ancora : le tasse si raccolgono sulla spesa, non sui redditi !! Va bene per l’IVA ed altre imposte sui consumi. Quindi : spesa pubblica a gogo per raccogliere tasse sui consumi derivati e con questi pagare la spesa pubblica, perchè altrimenti con che cosa la finanzi ? Spendi 100, raccogli 30 di tasse e trasformi 30 in 100. Forse ci riuscì Gesù Cristo, per chi crede nella religione cristiana.
Mosler prosegue spiegando cos’è la valuta, cioè un credito fiscale che deve essere utilizzato per pagare tasse; “se lo Stato spende più di quanto toglie con la tassazione, il resto è il risparmio dell’economia. La moneta viene utilizzata per due scopi: per risparmiare o per pagare le tasse.”.
La valuta è un titolo di credito verso chi la emette; è un “pagherò” che una volta era rimborsabile in oro. Cosa significa credito “fiscale” ? Un credito fiscale sono soldi che lo Stato mi deve a fronte di tasse in più che ho pagato. Se lo Stato spende più di quanto toglie con le tasse, lo fa a debito, cioè qualcuno gli presta dei soldi, altrimenti come fa a spendere ? Risparmio dell’economia ? Cioè tutto il reddito che non mi è stato sottratto con le tasse è un “risparmio” ; come dire che il disavanzo pubblico sono soldi che lo Stato nella sua infinita generosità lascia nell’economia reale indebitandosi.
E’ vero. Ma quel debito chi lo rimborserà ?
O è irrilevante ? O ci si può indebitare all’infinito e ci sono finanziatori infiniti ? Non sono poi forse io ”risparmiatore” che in definitiva mi sono indebitato, attraverso lo Stato, per un importo equivalente al mio “risparmio” ? Allora, se ho risparmiato 100 e sono a debito di 100, che cosa ho risparmiato realmente ?
Però lo Stato spende a manetta quello che vuole ed è sempre a spese mie.
Il Visiting Professor passa al tema del capitalismo, la cui logica è che tutto ció che viene prodotto deve essere venduto: “Se un soggetto spende meno del proprio reddito, un altro soggetto deve spendere piú del proprio reddito perché la produzione sia venduta; se nessuno spende nulla, tutti i negozi chiuderebbero all’istante perché la produzione rimarrebbe invenduta.”
E dove sta scritto che una impresa debba produrre più di quello che è vendibile ?
In quale film io produco 1000 per un mercato che assorbe 500 ? Produrrò 500.
Se sono “costretto” a produrre più di quanto posso vendere, l’economia della mia azienda va in rosso e chiudo. Se io spendo meno del mio reddito, produco risparmio, che può anche essere immobilizzato (soldi nel materasso oppure una casa, magari sfitta).
No. Mosler dice che “qualcuno” DEVE spendere più di quanto guadagna, perché se io risparmio c’è una “sovrapproduzione” che deve essere acquistata da qualcuno e allora lo fa lui, a debito, e naturalmente immagino che sia io a dover finanziare quel debito con i miei risparmi; cioè : o spendo TUTTI i miei soldi, e non risparmio, o cedo il mio risparmio allo spenditore. Mosler insomma teorizza che il reddito debba essere integralmente speso a mai capitalizzato. Se io non sono capace di spendere il mio reddito qualcuno deve farlo per me, ma va interamente speso.
Mosler non ha qui tutti i torti, nel senso che il surplus di reddito rispetto ai consumi, che diventa capitale, se resta inutilizzato (nel materasso) non contribuisce a produrre altra ricchezza. Peccato che ometta di distinguere tra spesa per consumi e spesa per investimenti produttivi, come se fosse la stessa cosa.
Peccato che resti sottointeso quanto affermato prima, e cioè che questo capitale deve, secondo lui, venire sottratto dallo Stato per essere da questo trasformato in spesa pubblica, e poco importa se sia produttiva.
La disoccupazione è la prova che la spesa è insufficiente per rendere disponibili le somme necessarie per pagare le tasse e per i risparmi netti desiderati.
La disoccupazione è la prova dell’ignoranza abissale di Mosler il quale dimentica che l’occupazione, cioè il lavoro, è uno dei fattori della produzione, anche secondo Marx, e la produzione assorbe percentuali variabili di questo fattore produttivo in funzione delle caratteristiche del prodotto, cioè di quanto il prodotto richieda in termini di capitale (macchine ed impianti) piuttosto che non di approvvigionamenti (materie prime, semilavorati e componenti). Dimentica inoltre che la produzione si localizza dove la combinazione di questi fattori produttivi minimizza il costo di produzione e massimizza l’utile, in funzione del prezzo di vendita che il mercato accetta e delle quantità che può assorbire per un dato prezzo. Non esiste una SPESA in astratto che, se ampliata, possa indurre consumi selettivi e stimolare la crescita dell’occupazione in uno specifico territorio.
A questo punto Mosler inizia una parte più tecnica del discorso trattando gli aspetti precedentemente esposti applicati all’eurozona.
Non c’è niente di “tecnico” nelle farneticazioni di Mosler.
La Banca Centrale Europea è il soggetto emettitore monopolista di Euro; la struttura dell’Unione Europea è stata progettata con l’obiettivo di sottoporre gli Stati membri alla disciplina dei mercati, forzandoli all’austerità fiscale.
BCE semmai è organo “sovrano” nell’emissione di valuta in ambito europeo, e questa sovranità deriva dai trattati europei. Monopolista fa pensare ad altro, ma lasciamo correre …
Cosa sia questa “disciplina dei mercati” che “forza all’austerità fiscale” è un mistero.
Per quanto riguarda i vincoli finanziari e la crisi di solvibilità degli Stati, la semplice garanzia implicita della BCE, rappresentata dalla frase di Draghi: “faremo tutto il necessario per salvare l’euro.” ha spodestato le forze dei mercati e ha ridotto i costi di finanziamento per gli Stati; ma le condizioni di austerità imposte dalla BCE hanno peggiorato l’economia reale e la disoccupazione ha continuato ad aumentare. “Il problema rimane sempre che non c’é abbastanza denaro per pagare le tasse e per soddisfare il bisogno di risparmio degli individui.”
Quindi, siccome BCE garantisce liquidità, con la frase di Draghi, cioè l’opposto della restrizione monetaria, BCE, secondo Mosler, impone “austerità finanziaria” , che equivale a restrizioni, cioè e NON emissione di liquidità. Come dire che siccome un foglio di carta è bianco, il suo colore è necessariamente nero. Complimenti ! Ma forse le condizioni di austerità imposte da BCE sono altre: quali ? La diminuzione dei debiti pubblici degli stati ? Certo, in una economia reale sostenuta da spesa pubblica a debito, cioè non da produzione di valore, ridurre il debito implica ridurre lo spazio a “questa” economia reale, con la conseguente disoccupazione.
Le proposte di Mosler di soluzione per la crisi sono:
1 – l’aumento della spesa pubblica in deficit : alcuni soggetti devono spendere di più del proprio reddito perché l’intera produzione sia venduta; per questo occorre elevare il tetto del deficit dal 3% all’8%;
Fantastico ! Tanto, secondo Mosler, c’è sempre qualcuno disposto a prestare soldi, e gli interessi sono trascurabili, ed il fatto che questi soldi non possano essere restituiti, anche. Quindi aumentare la spesa pubblica a manetta (ma per pagare che cosa, di grazia ?) e sempre a spese di un indebitamento infinito ed infinitamente crescente.
2- una garanzia scritta ed esplicita della BCE (trasformare le parole in legge) sui debiti pubblici degli Stati così da tenere i tassi d’interesse al livello del tasso fissato;
Come dire che BCE deve per legge emettere liquidità infinita per garantire debiti pubblici infiniti, e questo secondo Mosler basterebbe a bloccare i tassi di interesse.
Secondo Mosler l’economia produttiva REALE non è un fattore in gioco nell’economia: basta la spesa pubblica degli stati, che possono assumere persone a piacere per fare anche nulla, purché queste ricevano uno stipendio da spendere per comperare qualcosa che non viene più prodotto da nessuno. Il tutto a debito delle medesime persone improduttive.
Quest’uomo è completamente pazzo !
3 – il finanziamento della BCE ad un lavoro di transizione per tutti coloro in grado di lavorare ed intenzionati a farlo, così da facilitare la transizione dalla disoccupazione a un impiego retribuito.
Lavoro di transizione (scavare buche e riempirle) aspettando Godot , perché non si dice nulla circa l’economia reale, quella che produce i beni e servizi di cui ha bisogno la gente.
La replica finale del Prof. Borghi per le soluzioni alla crisi è stata “Siamo nel mezzo di un sistema predatorio”, l’unica soluzione possibile è uscire da questo sistema, dove gli operatori non applicano le regole corrette della macroeconomia spiegate da Mosler ma lavorano per depredare i nostri risparmi. Un primo ministro italiano dovrebbe andare dalla Merkel non con un piano di riforma strutturale del lavoro ma con la fattura di quanto hanno già portato via con la politica da “strozzini” fino ad oggi attuata.
Ed ecco un poco di populismo all’italiana dell’immancabile Borghi, in cui il predatore non è lo Stato parassitario che drena risorse produttive per fare spesa improduttiva ma sono gli “operatori” (economici ?) che non applicano le “regole corrette della macroeconomia di Mosler” ma depredano i nostri risparmi, invece di lasciare che sia lo Stato a depredarci di più. Presentiamo il conto della nostra imbecillità ai tedeschi.
Bravo Borghi, bravo Mosler : internazionale della demenza.
Il dibattito si conclude con la considerazione condivisa da entrambi i professori che se non si esce da questo sistema rischiamo di riuscire a invertire l’andamento dell’economia solo quando scorrerà “il sangue per le strade”, come un vecchio funzionario tedesco del Fmi aveva confidato mesi fa a Mosler. E tutto questo perché “ormai si sono spinti troppo avanti per ammettere che con le politiche di austerity hanno sbagliato e devono tornare indietro”.
Concordo, questa volta : forse riusciremo a cambiare solo versando sangue per le strade, ma a quel punto spero di vedere finalmente impiccati dalla furia popolare questi folli seminatori di sventura che cercano anche di rendere scientificamente plausibile la loro demenza strutturale.
Disperatamente vostro
Franco Puglia
Milano, 22 Marzo 2014