Le razze umane sono tre (secondo i testi biblici) : “ariani”, semiti, e camiti.
Deriverebbero dai tre figli di Noè : Jafet (ariani), Sem e Cam.
Il termine “ariani” è tuttavia molto posteriore e non è biblico. Gli ariani saremmo noi europei, i semiti sarebbero gli ebrei e gli arabi, i camiti sarebbero gli africani neri.
Delle razze asiatiche non si fa menzione.
Quanto sia puerile questa distinzione delle razze umane appare evidente, eppure ha avuto il suo peso nella Storia, relegando gli ebrei (semiti) in una posizione che ha contribuito ad emarginarli nel corso dei secoli e non è estranea alle basi ideologiche del Nazismo hitleriano. Oggi una certa cultura rigetta l’idea stessa di “razze” umane, preferendo usare il termine “etnia” , che ha il medesimo significato ma appare più “politicamente corretto”.
La medesima cultura vorrebbe che il concetto di “égalité”, uguaglianza, tra i fondamenti della Rivoluzione Francese, portasse alla cancellazione delle differenze razziali, o etniche, nel nome di un egualitarismo indiscriminato che arriva oggi, addirittura, ad eliminare le differenze sessuali, parlando di preferenze sessuali o di orientamento sessuale, come se l’anatomia e la biologia si potessero mettere nel cassetto, e tutto questo in nome della “parità” tra i sessi maschile e femminile ed in nome della tutela degli omosessuali, visti da altri come una anomalia, non come un terzo sesso.
A me appare di tutta evidenza lo sforzo di superare i problemi mediante la distorsione della realtà. Siccome le differenze, quali che siano, creano prese di distanza, conflitti, problemi in genere, si pretende di teorizzare la loro abolizione. Invece di riconoscere la realtà, chiedendo il rispetto reciproco, nel riconoscimento delle differenze, si aboliscono le differenze, che restano, come resta, nei fatti, l’assenza di reciproco rispetto e di tolleranza.
Tornando alle “razze”, poi, qualcuno mi deve spiegare quali siano le differenze tra un “semita” ebreo europeo di pelle bianca ed un ariano. La sola differenza è culturale, basata sull’educazione familiare fondata su un credo religioso ed una tradizione storica.
Ma questo non trasforma gli ebrei in una RAZZA ! Però l’antisemitismo persiste e, notare la parola, lo classifichiamo col nome originario : anti-semitismo, riconoscendo implicitamente l’esistenza di una “etnia” semita. E’ ridicolo !
Tuttavia l’antisemitismo non si rivolge verso gli arabi, che dovrebbero essere semiti, secondo la tradizione, anzi, gli arabi sono i primi ad essere antisemiti, nella misura in cui sono anti-israeliani e vorrebbero la distruzione dello Stato di Israele.
Ma aggiungiamo che la percezione occidentale, cristiana o laica, verso gli arabi, ed i musulmani in genere, è di profonda distanza, a causa di un fatto culturale e religioso, non tanto per il colore della loro pelle o per i loro tratti somatici. Un razzismo su base religiosa. Verso i popoli dell’estremo Oriente, invece, pur essendo ben riconoscibili i diversi tratti somatici di quelle popolazioni, l’atteggiamento “razzista” è irrilevante, quasi inesistente. Perché ? Le differenze somatiche sono anche vistose, eppure …
Ce n’è abbastanza per capire come i fossati più o meno grandi tra i popoli siano motivati da DIFFERENZE che dipendono dai fattori più disparati, tra i quali conta l’aspetto fisico, certo, ma soprattutto la distanza culturale, il grado di civiltà percepito, ma spesso persino la lingua parlata, il modo di vestirsi e mille altre cose.
Se riconosciamo l’evidenza, cioè le differenze, quali che siano, e non vedo come un qualsiasi essere senziente possa negarle, allora dovremmo chiederci a cosa portino queste differenze e come superare i problemi che producono, invece di tentare di negarle in un egualitarismo privo di fondamento.
Le differenze, oltretutto, sono una RICCHEZZA sul piano biologico e culturale. Non riesco neppure ad immaginare un mondo di UGUALI, cloni di un medesimo ceppo biologico e culturale, esseri umani fotocopia gli uni degli altri : una aberrazione.
Le parole chiave sono :
- Rispetto
- Spazio esistenziale
- Conoscenza reciproca
Queste chiavi aprono le porte della convivenza anche all’interno di una famiglia, anche omogenea sotto il profilo “razziale”, ma non sotto quello del sesso, dell’età, del grado di maturazione dei suoi componenti.
La prima chiave è fondamentale : il rispetto reciproco, tra coniugi, genitori verso i figli e viceversa.
La seconda è altrettanto importante : ogni essere vivente ha bisogno di un suo spazio vitale, privo di interferenze da parte di altri esseri viventi. Guai se in una famiglia ogni suo componente non ha modo di ritagliarsi un tale spazio al di fuori di quello comune.
La terza apre la porte della convivenza : conoscersi per capirsi e quindi rispettarsi.
Se è vero in un ambito familiare, figuriamoci in quello sociale. Nessuno si chiede mai PERCHE’ esistono le comunità, siano esse associazioni, città, o stati? E che cosa cercano gli individui all’interno di queste comunità ? Sostegno reciproco, sicurezza, nella salvaguardia del proprio spazio vitale individuale. La comunità ha una sua caratteristica fondamentale, insita nella parola stessa che la descrive : “comune” , cioè condivisione di qualcosa, quel che sia. Nella comunità l’individuo vuole avere una percezione minima delle differenze: chiede di essere tra i suoi “simili”, perché questa circostanza crea una percezione di sicurezza e benessere.
La società multietnica e multiculturale rappresenta la NEGAZIONE di questo bisogno umano primario. Chi la teorizza giustifica le sue tesi con la conoscenza reciproca, col superamento delle differenze (ma perchè ?) immaginando il superamento dei conflitti derivanti dalla percezione di differenza. In altri termini : per superare il conflitto lo si crea. Aberrante !
E’ tuttavia vero che l’isolamento di comunità omogenee sotto il profilo etnico o culturale determina delle distanze che possono creare dei fossati; la soluzione, però, non sta nel cercare di mescolare le comunità, ma nel creare ponti che accorcino le distanze e creino canali di scambio culturale ed economico, nel rispetto reciproco.
Il fenomeno dell’immigrazione di massa in Europa è gravissimo ed irreparabile, perché ha creato e continua ad accrescere quella disomogeneità etnica e culturale che produce un crescente disagio a tutte le popolazioni continentali, sia quelle d’origine che quelle di nuovo ingresso. Il terrorismo islamico nei giovani europei, figli degli immigrati di un tempo, integrati sulla carta, ma non nei fatti, dimostra come le differenze persiastano, siano spesso incolmabili e producano disgregazione sociale. E se anche questa non si traduce in terrorismo, contribuisce comunque alla formazione di quella disomogeneità sociale che non aiuta il progresso civile.
Io perciò AFFERMO : VIVA LE DIFFERENZE, E CIASCUNO A CASA SUA.
Ing. Franco Puglia