DE RERUM CULTURAE

Voglio parlare della cultura, come sempre con un approccio diverso da quello comune.
Prima di tutto andiamo sia significato della parola, sia in chiave semantica che storica.
Sotto il profilo semantico il termine fa assonanza con coltura, coltivazione, e di questo si tratta: la cultura è una coltivazione del sapere umano.
Poi anche storica: il sapere umano ha una sua collocazione epocale, e possiamo risalire ai primordi della storia umana e definire un “sapere”, e quindi una cultura, proporzionato all’epoca storica, ed anche alla collocazione geografica ed al gradi di sviluppo dei popoli dei diversi territori del pianeta.

Indaghiamo sui contenuti di queste antiche culture attraverso i reperti archeologici, per le epoche più remote, ed attraverso la tradizione scritta, in quelle più recenti. In tutti i casi queste culture esprimono ciò che, in quelle epoche, rappresentava un interesse concreto di quei popoli, legato allo stile di vita, alla caccia, al corso delle stagioni, agli aspetti religiosi, agli strumenti della vita quotidiana. In altre parole: la “cultura” del tempo era espressione del “sapere” del tempo, orientato alle necessità del vivere, come cacciare le prede, coltivare la terra, fare la guerra ad altre popolazioni, per difesa o meno, costruire i propri alloggi, i vestimenti, le armi, gli utensili del lavoro, ecc.
Con una sola eccezione: quella del “sapere religioso”, fondato su astrazioni, sempre, su un immaginario comunque raccontato e trasmesso.

Nei millenni più recenti assistiamo ad una evoluzione del fenomeno culturale che inizia ad allentare il legame rigido iniziale con il necessario, per spostarsi nel campo dell’immaginifico, ad esempio con la pittura, la scultura, la musica, i cui prodotti non sono necessari al vivere, ma ne costituiscono un apprezzato corollario. Anche nel campo non figurativo, compaiono i filosofi, che cercano di esprimere un sapere scorrelato dalle necessità quotidiane.
Questa tendenza umana si è estesa a dismisura nel corso del tempo ed oggi il sapere, e quindi la cultura, si esprimono su praterie della conoscenza, che superano ogni immaginazione.
E’ un bene, è un male? Tutto dipende dalle dimensioni: gli aspetti quantitativi nelle cose, troppo spesso trascurati, sono fondamentali. Nel nostro mondo, mi pare, la cultura prevalente è troppo lontana da quella scientifica, ed è ancora troppo ancorata ad una cultura, che spesso chiamiamo “classica”, che aveva un suo maggior peso oggettivo nei secoli scorsi, aiutando alla comprensione del mondo, ma è largamente obsoleta ed insufficiente nel mondo moderno.

Oggi viviamo immersi nella tecnologia e nei prodotti della scienza, che investono ogni aspetto del nostro vivere quotidiano, e nessuno può evitare quotidiane e continuative interazioni con questo mondo: basti pensare alla telefonia mobile ed alla televisione, ai computer ma anche alla medicina, ai farmaci, alla chirurgia moderna.
Nulla, ma proprio nulla, nel nostro mondo è privo di risvolti tecnologici, alimentazione inclusa. L’osservazione è quindi ovvia: come puoi vivere in un tale mondo senza una cultura di tipo scientifico, anche minima? La mia risposta è : non puoi, oppure puoi, ma nelle stesse condizioni degli animali domestici, che non sanno nulla, ma vengono tenuti in vita perché svolgono un compito utile agli umani, restando bestie, però.

Si è sempre detto che la cultura rende l’uomo libero, ed è abbastanza vero, ma oggi bisogna anche chiedersi “quale” cultura; la mia risposta è: non quella più diffusa.
La stragrande maggioranza delle persone possiede una modestissima cultura di base, poco più del leggere e scrivere, e quelli che hanno fatto studi superiori li hanno spesso fatti su argomenti che hanno poco o nulla a che vedere con scienza e tecnologia, e tuttavia queste persone si sentono in grado di ragionare su argomenti complessi, il cui contenuto è eminentemente scientifico o tecnologico. Questi “ignoranti”, sotto il profilo scientifico, occupano spesso posizioni di potere, e formulano delle SCELTE, che ricadono sulle spalle di tutti noi.
Ecco, io credo che, allo stesso modo in cui, in epoche remote, la cultura di base dei bambini era fondata sulla caccia, sulla coltivazione della terra e su altre necessità concrete del vivere, oggi i bambini debbano acquisire sin dall’infanzia una cultura minima di tipo scientifico, ed una capacità di analisi e sintesi dei problemi fondata su solide conoscenze scientifiche di base, per quanto elementari, per quanto inadeguate a specifiche professioni, e questo indipendentemente dalle future scelte professionali.
Le conoscenze elementari di fisica, chimica, matematica, e via discorrendo, debbono essere considerate equiparate al saper leggere e scrivere. A cosa serve saper leggere se non hai gli strumenti per capire quello che leggi? TUTTI, ma proprio tutti, debbono avere gli strumenti minimi per poter comprendere i contenuti di tutto ciò con cui vengono a contatto, avendo la capacità di approfondire, quando necessario e possibile, con idonee letture.

La cultura e l’arte dei giorni nostri non si misurano con il metro di Giotto …

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