
Questa riflessione non è per gli inguaribili ottimisti, non è per chi ha una fede religiosa incrollabile, non è per gli stupidi, non è per gli inconsapevoli, non è per chi non si sia mai soffermato a chiedersi il perché delle cose, e dove lo conduca la sua esistenza.
I quesiti sulle ragioni del vivere e del morire sono antiche come gli esseri umani.
Le religioni sono un tentativo, strumentale e strumentalizzato, di dare una risposta a questi quesiti.
Ma nessuna religione offre davvero una risposta, per il semplice motivo che NON ESISTE una risposta.
Una roccia esiste quanto un essere umano, e non si pone delle domande: esiste e basta, senza un perché, senza un destino, senza obiettivi. Ma per noi umani vivere significa anche, raramente, pensare, riflettere, farsi delle domande. Senza mai trovare delle vere risposte.
Il vivere è la necessità dell’OGGI, del momento fuggevole in cui interagisci in qualche modo con l’ambiente che ti circonda, con una preoccupazione preponderante: soddisfare i tuoi bisogni materiali, tutti quanti.
E questo basta ed avanza nella prima infanzia ma poi, col passare del tempo, sorgono le domande, e cominci a chiederti quale sia il tuo ruolo in mezzo a tutto quello che ti circonda, e quale sia il ruolo degli altri, umani ma anche animali, mondo vegetale e non.
Sopravvivere implica anche usare il cervello, ed è vero per tutti gli animali, ma per gli umani in particolare, fisicamente più fragili, più longevi, anche, e quindi bisognosi di strumenti di sopravvivenza più complessi rispetto al mondo animale.
Uscendo gradualmente dall’infanzia ti rendi conto che il mondo esterno ti chiede delle cose, in cambio della tua sopravvivenza, e questo ti costringe ad essere quello che, in assenza di sollecitazioni, non avresti motivo di perseguire. E inizia il tuo lungo cammino verso ….
Verso che cosa? Verso la morte, e capisci presto che questo destino, questo punto d’arrivo non risparmia nessuno, e ti attende, da qualche parte in un futuro più o meno vicino o lontano.
E capisci che nulla di quanto ti circonda, nulla di quanto hai costruito in vita verrà con te oltre quell’apertura oscura che conduce nell’inconoscibile.
E allora? A cosa mi è servito amare, soffrire, costruire, distruggere, immaginare, comunicare, se ogni cosa si perderà con la mia scomparsa, persino la memoria.
Non per tutti, certo: alcuni “fortunati” riescono a lasciare un segno di se nella Storia.
Ma non lo portano con se, lo abbandonano nelle mani di quanti, forse, vorranno farne un qualche uso.
E guardando alla storia dell’umanità noi diciamo che tanti uomini e donne hanno dato un loro sostanziale contributo alla realizzazione del mondo in cui oggi ci troviamo a vivere. Ma se poi analizziamo questo mondo, vien da chiedersi a chi ed a che cosa questi contributi abbiano dato luogo, se era questo che immaginavano, che volevano, e perché poi, se non avrebbero neppure potuto vederlo realizzato, forse.
I comportamenti umani sono finalizzati, come detto nell’introduzione, a soddisfare i propri bisogni immediati, e quelli prevedibili nell’immediato futuro. L’insieme dei diversi comportamenti di una pluralità di esseri umani determina un insieme caotico di azioni e reazioni che allontanano i comportamenti collettivi dagli indirizzi che qualcuno, più incisivo di altri, era riuscito a trasmettere.
E che sia meglio così, oppure no, è opinabile. Gli orientamenti di alcuni erano distruttivi; altri no.
E poi cosa è BENE e cosa è MALE? Se non sei succube di una qualche ideologia le risposte sono diverse ed infinite. Persino uccidere può non essere male, quando la vittima era IL MALE per altri, come un soldato in una guerra, ma anche un civile che in un modo o nell’altro sia di danno ad altri.
Se non obbedisci ad un’etica sei alla mercè del caso. Sei libero, ma disperso. Diversamente sei uno schiavo, sai dove stai andando, ma non sai davvero perché ci stai andando.
Basta non farsi domande, ed i più non si fanno domande: vivono, cioè sopravvivono, sin che dura, e poi …
E’ facile dissentire da quanto ho scritto, come è facile condividere. Perché in tutto questo nulla è VERO e niente è FALSO. Il reale, inconfutabile, è la nostra esistenza in vita e la nostra certissima futura morte, e tutto ciò che sta tra questi due eventi ha un valore nel momento in cui si realizza, per poi scomparire per sempre. Il famoso “attimo fuggente”, la vita come una sequenza di attimi fuggenti il cui solo scopo è la soddisfazione del bisogno del momento, o la preparazione a soddisfare un bisogno futuro prevedibile.
I figli non sono un obiettivo etico: sono un obiettivo biologico, quello della sopravvivenza della specie, non di te come individuo, ma dei tuoi simili.
Ma a che scopo far sopravvivere la specie? Non c’è uno scopo: l’imperativo è fine a se stesso.
Ma qualcuno potrebbe obiettare che le diverse specie viventi sono complementari e contribuiscono all’armonia del tutto. No: rifiuto questa idea, mi rifiuto di pensare che il gallinaceo sia nato per fare il pollo sulle tavole umane, e che questo sia il suo scopo nella vita, e che sia felice di raggiungerlo.
La ricerca di una “ragione di vita” è più insensata della ricerca del vello d’oro da parte degli Argonauti della mitologia greca. Non esiste una ragione di vita: esiste solo la vita, adesso, qui ed ora, ed ogni minuto speso in qualcosa che porti ad un piacere immediato, oppure che sia capace di produrne uno futuro, è un minuto sprecato. Attenzione: non significa non curarsi di predisporre le basi del futuro, anche di quello molto prossimo, perché diversamente si precipita facilmente dal piacere nel dispiacere.
Questo modo di pensare fu introdotto da Epicuro, un filosofo greco che nacque 341 anni prima di Cristo, ed improntò una corrente di pensiero, quella degli epicurei. (https://www.treccani.it/enciclopedia/epicuro/)
Nulla di nuovo sotto il sole, come si sa, ma questo approccio filosofico è stato dimenticato, sepolto dalle religioni, e dalle ideologie che pretendono di imprigionarci in una LORO etica, religioni senza supporto divino. Una filosofia che si scontra frontalmente con le religioni, perché sottolinea il QUI ED ORA, in conflitto con il DOMANI DOPO LA MORTE. L’epicureismo è VITALE, le religioni sono MORTALI.
E nessuno di questi approcci, tuttavia, offre delle risposte alle domande fondamentali: PERCHE’ !
Nel concreto delle cose, però, non c’è filosofia che tenga: la vita è ADESSO, il passato è irrecuperabile, ed il futuro è incerto, salvo il solo traguardo finale che non risparmia nessuno.
Ing. Franco Puglia
15 maggio 2025