
La “questione russa” è secolare, e senza voler risalire agli spostamenti dei popoli dell’est europeo in epoche romane o medioevali, basta ripensare a Napoleone, ed alla sua Campagna di Russia, e più recentemente ai tedeschi, in compagnia italiana, nella seconda guerra mondiale.
L’antagonismo tra la Russia sovietica (URSS) e l’occidente fu, nel ‘900, giustificato dalla lotta al comunismo, che aveva soppiantato l’impero degli Zar con l’impero del marxismo-leninismo, dopo la rivoluzione d’ottobre.
Ma dietro le motivazioni ideologiche restava il conflitto di sempre, determinato, forse, dalla stessa posizione geografica della Russia, stretta ad est dalla sconfinata landa siberiana, poco ospitale per qualsiasi popolo, ed a sud dal mondo musulmano, prima con l’impero ottomano, che precludeva gli sbocchi verso il Mediterraneo.
Ad occidente i territori erano controllati da altre popolazioni, sotto l’influenza dell’impero asburgico, in passato, e poi, finalmente, dalla stessa Russia, dopo la seconda guerra mondiale e la sconfitta militare del nazismo.
Ed in passato come ai giorni nostri la Russia è sempre stata governata da “imperatori”, che avessero una “nobile stirpe” come gli Zar, o origini più popolari, come Lenin e Stalin, o militari e poliziesche, come Putin.
L’attitudine russa ad affidarsi all’uomo forte del momento e plurisecolare.
Perché parlo della Russia? Perché il disfacimento del comunismo e la crisi che ha travolto l’URSS non ci hanno riconsegnato una Russia diversa, assieme alla pluralità di stati nazionali emersi dall’URSS dopo la sua disgregazione, ma la Russia di sempre, con pochi satelliti, a questo punto, e molti avversari intorno, a partire dall’Ucraina, e paesi non favorevoli alla Russia, ma più inclini a collocarsi come satelliti nell’orbita tedesca, pur memori del deplorevole passato.
L’occasione per questa riflessione mi viene data dal conflitto in corso tra Bielorussia e Polonia, certamente appoggiato da Mosca, se non apertamente stimolato.
La strategia d’attacco verso occidente è tipicamente putiniana, subdola, sottile: non esporsi direttamente, ma indurre altri a farlo, lanciando il sasso e ritirando la mano, sfruttando la criminalità organizzata e le varie compiacenze, usando immigrati di ogni provenienza come un esercito d’invasione contro il quale l’Europa ha armi spuntate.
La politica russa del dopo Gorbaciov non è mai riuscita ad essere aperta verso l’Occidente, anche a causa dei retroscena storici recenti e della conseguente ostilità degli ex satelliti di Mosca a fare da collante tra l’Europa filo americana e la Russia post comunista.
La politica europea e quella del suo alleato americano, peraltro, non è mai riuscita ad infrangere il muro di reciproca diffidenza, inducendo così la Russia a rivolgere il suo sguardo verso la Cina, come fu in passato, anche grazie alla medesima piattaforma ideologica che accumunava questi grandi paesi. Sulle grandi questioni internazionali Russia+Cina e Occidente si sono sempre ritrovati su sponde opposte.
Questa perdurante situazione può avere solo risvolti negativi, anche molto gravi.
Il conflitto tra Polonia e Bielorussia, dove la Bielorussia funge da fantoccio di Mosca, implica rischi militari non trascurabili.
La reazione europea assomiglia al ruggito del topo, con la minaccia di ulteriori sanzioni, nella manifesta incapacità di esercitare una deterrenza militare, ma anche politica, perché l’Europa è totalmente priva di una politica estera comunitaria, forte, omogenea e mai messa in discussione dai partner europei.
In termini oggettivi: l’Europa NON è in condizione di proporsi come potenza militare capace di ridimensionare le ambizioni dei dittatori est europei. E non sarebbe neppure in grado di prodursi in strategie paramilitari sul tipo di quelle esercitate dalla CIA statunitense nel secolo scorso, usando le armi dello spionaggio e delle infiltrazioni per colpire anche singoli personaggi politici, direttamente o indirettamente, sino alla loro eliminazione fisica.
L’ETICA para democratica dell’Europa non ci consente di agire in questo modo.
Questa “debolezza morale” dell’Europa, ma anche della “Nuova America” DEM, ci rendono inermi di fronte a qualsiasi forma di aggressione, sia essa proveniente dalla Russia, dalla Cina o da qualche satellite, quale che sia la forma in cui viene esercitata.
A questo punto, scartando l’opzione muscolare, resta solo quella diplomatica, che, tuttavia, richiede personaggi all’altezza del difficile compito, per poter essere esercitata.
Significa stabilire un dialogo con l’avversario per approfondire la conoscenza degli interessi reciproci e trovare delle vie d’intesa che trasformino l’avversario in alleato.
La Russia è forte militarmente, ma debole economicamente e socialmente.
Alla Russia conviene un alleato europeo, piuttosto che cinese o, peggio, musulmano, ma dovrebbe rinunciare ai suoi atteggiamenti muscolari in cambio di aperture molto concrete sul piano economico e commerciale, abbattendo quei confini invisibili che separano la Russia dai suoi ex satelliti e dal resto d’Europa.
Una strategia di lungo termine, che richiede statisti d’eccezione, di cui, mi pare, l’Europa è totalmente priva. I grandi “vecchi” della politica europea, pur con tutti i loro limiti, sono scomparsi, e dalle nuove generazioni non emerge nulla di incoraggiante, come i Macron ed i Boris Johnson, che non lustrano neppure le scarpe ai loro ormai lontani predecessori, mentre Merkel si avvia al tramonto, e comunque neppure lei è mai stata all’altezza dell’Europa di cui gli europei hanno bisogno.
E Putin continua a giocare con l’Europa, come il gatto col topo …
Ing. Franco Puglia
10 novembre 2021