PARLIAMO DI CISGIORDANIA

Una mappa aiuta a capire cosa sia la Cisgiordania, geograficamente, e come si collochi in Israele, analogamente alla striscia di Gaza.
Le dimensioni dei territori aiutano anche a percepire l’anomalia della striscia di Gaza all’interno del territorio Isrealiano, illustrano il peso territoriale della Cisgiordania e mettono in evidenza come questo territorio coincida con quello storico occupato dalle popolazioni ebraiche ed arabe, senza distinzioni, vista l’organizzazione politica di stampo tribale dell’epoca, e la dominazione romana in corso.
Betlemme, luogo riconosciuto per la nascita di Gesù Cristo, si trova in Cisgiordania, che era, evidentemente, popolata anche da ebrei, visto che Gesù Cristo era ebreo.
Ma COSA è la Cisgiordania di oggi, sotto l’aspetto politico?
Ce lo racconta in breve ChatGPT, che attinge le informazioni dalle fonti disponibili.

Conversazione con ChatGPT

Utente: Mi sai dire CHI governa la Cisgiordania, cioè quale forma di governo ha, chi ha eletto gli esponenti del potere in carica, se esiste una magistratura indipendente, cioè chi amministra la legge, e chi esprime il potere legislativo?
ChatGPT: La Cisgiordania è un territorio con uno status complesso, quindi non ha una struttura statale classica.
1. Chi governa: Israele controlla ampiamente, ma esiste l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) con autonomia limitata.
2. Forma di governo: ANP è semi-presidenziale, con Presidente e Consiglio Legislativo (Parlamento) non operativo.
3. Elezioni: ultime nel 2005 (presidenziali) e 2006 (parlamentari), poi bloccate.
4. Magistratura: formalmente autonoma, in pratica debole; Israele applica la propria legge militare.
5. Potere legislativo: in teoria CLP, in pratica decreti presidenziali e ordini israeliani.

Questa fotografia ci descrive un territorio che sulla carta ha l’aspetto di uno Stato (Presidente, Parlamento, Magistratura, ecc) ma in pratica è una sorta di protettorato israeliano, con Istituzioni NON in funzione, e con un presidente, Maḥmūd Abbās, meglio conosciuto come Abū Māzen, nato il 26 marzo 1935, quindi un uomo di 90 anni, presidente della Palestina dal 2005, anche presidente della OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, e dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).

Quanto al fazzoletto di terra ad alta densità abitativa di Gaza, rifugio di terroristi arabi della Jihad iniziata già nel 1948, patria elettiva di Hamas, dovrebbe balzare agli occhi che due territori incuneati in quello più ampio di Israele, ostili agli ebrei quanto lo si può essere, non possono ragionevolmente appartenere ad un solo “Stato Palestinese), se non altro per motivi logistici, tenendo conto che si tratta di paesi ostili a quello che dei mezzi in spostamento tra l’uno e l’altro territorio dovrebbero percorrere.
Ne consegue che la strategia israeliana di desertificare la striscia di Gaza appare razionale, ed anche una scelta obbligata, mettendo da parte le vittime che produce nel processo di espulsione dei residenti, e di Hamas, da quel territorio.

Rimane la Cisgiordania, a rappresentare quel “popolo palestinese” di cui da sempre si parla, e che potrebbe diventare la collocazione territoriale di quello Stato Palestinese di cui si va tanto cianciando tra i governi di mezzo mondo in termini di riconoscimento formale.
In realtà la Cisgiordania ha già un suo qualche riconoscimento formale di tipo internazionale, che conferisce ad Abu Mazen un ruolo che altri palestinesi non gli hanno riconosciuto, conferendolo ad Hamas. In concreto, però, quella di Abu Mazen esprime una sorta di dittatura di nomina internazionale, visto che governa indisturbato da 20 anni, con la malcelata assistenza di Israele, che esprime il potere reale in quell’area.

Ma anche la Cisgiordania rappresenta una spina nel fianco per Israele, vuoi per motivi geografici (basta guardare la mappa) che religiosi (ebrei e musulmani) e politici. E questo motiva le frequenti frizioni tra le due diverse popolazioni, con episodi anche sanguinosi, e ci racconta come gli insediamenti ebraici in Cisgiordania non siano, forse, abusivi in se, visto il risibile status giuridico dei luoghi, ma il frutto di fonti incerte del diritto in quella regione, che essendo abitata sia da arabi musulmani che da ebrei, non avrebbe motivo di non far parte di un più esteso stato israeliano, laico, democratico, e capace di ospitare entrambe le religioni, confinandole alla loro funzione di rapporto col divino, escludendole dalla politica laica.

Ma quanta gente vive in Cisgiordania?
Il territorio della Cisgiordania ha una superficie di 5860 km² ed una popolazione di circa 2’163’000 abitanti, poco più di quella che era concentrata a gaza, ma con a disposizione un territorio infinitamente più ampio. Quindi, esiste davvero un problema territoriale per collocare i profughi gazawi, se si pensa alla costituzione di uno stato palestinese accanto ad Israele? No. Il problema consiste soltanto nel costruire in quel territorio le infrastrutture idonee ad accoglierli, mettendo anche in moto meccanismi di sviluppo economico locale, per non far diventare la Cisgiordania solo un grande campo profughi che riproduca gli orrori di Gaza.
Questo impone di FILTRARE uno ad uno i gazawi in fuga da gaza, tra i quali si celano le BELVE di Hamas, che non vanno iniettate nel tessuto sociale della Cisgiordania, altrimenti si ricomincia daccapo.

Se gli esseri umani usassero il cervello, in piena lucidità, privo di annebbiamenti da alcool o droghe, forse la soluzione di questo conflitto potrebbe essere a portata di mano.

Ing. Franco Puglia
26 settembre 2025


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