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Informazioni su Ing. Franco Puglia

Ingegnere elettronico, imprenditore in pensione, ex dirigente locale di FARE per fermare il declino, oggi free lance e promotore di una politica ALTERNATIVA.

LA CULTURA ISLAMICA ED I CONFLITTI DEL NOSTRO SECOLO

L’Islam dovrebbe essere una RELIGIONE, ma è soprattutto una cultura politica, che affonda le sue radici nella Storia dei popoli delle regioni nordafricane, da cui ha origine.
L’ispirazione religiosa monoteistica, derivata da quella cristiana, è irrilevante ai fini della comprensione dell’Islam. Tutte le religioni, nessuna esclusa, affondano le loro radici nella cultura originaria della popolazione del territorio in cui hanno avuto origine.
I popoli nordafricani vivono, notoriamente, in territori difficili, prevalentemente desertici, con poche risorse alimentari, scarsità di acqua e di selvaggina con cui nutrirsi, contrariamente ad altri territori del mondo. Per questo motivo i primi insediamenti umani in quei territori si sono raccolti attorno alle sorgenti d’acqua, dove questa si poteva raggiungere scavando dei pozzi, preziosi, da difendere anche a costo della vita.
E poi una agricoltura povera, e l’allevamento di ovini, che si accontentano di erba povera come alimento per sopravvivere. In queste popolazioni la sola forma possibile di organizzazione sociale era quella tribale: piccole comunità governate da una figura maschile dominante, formate da uomini che collaboravano tra loro pur difendendo la povera proprietà familiare, unica fonte di sostentamento. Donne prive di ogni ruolo di potere, biologicamente predestinate alla procreazione, alla cura della prole, ai lavori domestici. Schiave …

Anche altrove, in passato, le cose non andavano molto diversamente, ma in territori più ricchi di risorse naturali lo sviluppo produttivo, economico e sociale poteva essere più rapido e meno povero. In ogni caso l’organizzazione sociale era analoga, ma i gruppi umani molto più numerosi (villaggi, città, stati) .
In Nord Africa, territorio povero per sua natura, le cose non si sono mai evolute, sino alla scoperta del petrolio. In precedenza, sotto lo stimolo politico religioso dell’Islam, queste popolazioni hanno avuto un periodo di espansione territoriale che le ha condotte a ricercare altrove fonti di ricchezza, in Oriente come nel sud europeo.
E’ stata l’epoca dello sviluppo culturale islamico, ma in seguito ….

Nel ‘900, la scoperta dei pozzi petroliferi sotto le sabbie dei deserti ha cambiato la faccia di questo mondo arcaico, ma solo per pochi, solo di facciata, non nella sostanza.
La cultura non è cambiata, imprigionata nelle regole ferree di una religione nata con obiettivi ben diversi da quelli compatibili col nostro tempo. Non solo: c’è stata una prima fase di apertura, determinata dalla dilagante ricchezza petrolifera e dai crescenti rapporti col mondo occidentale, ma poi le porte si sono richiuse, si è prodotto un rigetto del mondo occidentale con un ritorno diffuso ad un Islam integralista.
Infatti la ricchezza non ha coinvolto tutti in quei paesi, ma è sta accentrata a dismisura nei poteri tribali tradizionali che governavano, ed ancora governano, queste comunità umane.
Il ritorno all’integrale rispetto del dettato musulmano ha riportato indietro le lancette dell’orologio, ha restituito le donne al loro regime di sottomissione totale, enfatizzata dall’abbigliamento monacale, che era stato largamente abbandonato, ed ha prodotto una diffusa ostilità verso la cultura occidentale, mentre anche all’interno del mondo musulmano le diverse tendenze a sfondo religioso si sono radicalizzate (Sunniti, Sciti, ecc).

Nonostante la ricchezza immensa offerta dai giacimenti petroliferi, questi paesi non sono riusciti ad evolvere, economicamente e socialmente. I governi sono rimasti ancorati alla concezione totalitaria del potere, con tutto quello che l’accompagna, cioè l’atteggiamento bellicoso nei confronti dei vicini, la militarizzazione spinta, a sostegno del potere, e tutto quel che segue. Le condizioni di vita in questi paesi sono rimaste povere, ed hanno prodotto una tensione migratoria crescente verso quell’Occidente non amato, ma ricercato per le prospettive di crescita che offre. Ma la cultura che accompagna i migranti non è cambiata.

Dopo il 1945, con il reinsediamento degli Ebrei in Palestina, e la costruzione dello Stato di Israele, il conflitto che è sorto immediatamente tra i nuovi arrivati e le popolazioni arabe locali ha determinato quello che ben conosciamo, e che si è tradotto nell’incendio di Gaza dei giorni nostri. Ma da molti anni il conflitto arabo-israeliano ha determinato la radicalizzazione delle posizioni e la produzione di nuclei di terroristi islamici un poco ovunque nel mondo. Il mondo occidentale avanzato è stato gradualmente contaminato da queste e da altre popolazioni di migranti, portatori di culture diverse, poco compatibili tra loro. La maggiore incompatibilità è certamente quella tra occidentali originari e musulmani, perché si tratta dell’impronta culturale più lontana dalla nostra rispetto a tutte le altre.

Il conflitto a Gaza, dove gli Israeliani stanno radendo al suolo la città, per cancellare una volta e per sempre questo conglomerato di terrorismo arabo organizzato (Hamas) ha tuttavia prodotto quello che Hamas si aspettava, ed a cui puntava, collaborando di fatto alla decimazione del suo stesso popolo in un conflitto senza vie d’uscita.
L’esodo della popolazione di Gaza verso il nulla, mentre i “fratelli musulmani” di Egitto e degli altri paesi arabi li respingono, stimolerà nuovi flussi migratori di questa gente verso l’Europa, con l’appoggio neppure velato di tanta parte della popolazione minus habens europea che ha il cuore ferito dalle sofferenze di queste genti, complici degli orrori di Hamas, che hanno applaudito, invece di cercare di opporsi. Ed i comandamenti “umanitari” del mondo civile impediranno ai governi di ostacolare duramente questi flussi, rispedendoli al mittente, ed a quanti hanno contribuito nel corso del tempo a FORMARE i sentimenti di questa gente in chiave anti-israeliana, sacrificando loro, invece di rischiare in prima persona.
E noi Europei ci ritroveremo alle porte di casa il peggio del mondo arabo, quelli che neppure loro vogliono, ma che i minus habens di casa nostra sono pronti ad accogliere, non a casa loro, naturalmente, ma a casa degli altri, come sempre.

Ing. Franco Puglia
21 settembre 2025

L’INSOSTENIBILE INUTILITA’ DEL TUTTO

Questa riflessione non è per gli inguaribili ottimisti, non è per chi ha una fede religiosa incrollabile, non è per gli stupidi, non è per gli inconsapevoli, non è per chi non si sia mai soffermato a chiedersi il perché delle cose, e dove lo conduca la sua esistenza.
I quesiti sulle ragioni del vivere e del morire sono antiche come gli esseri umani.
Le religioni sono un tentativo, strumentale e strumentalizzato, di dare una risposta a questi quesiti.
Ma nessuna religione offre davvero una risposta, per il semplice motivo che NON ESISTE una risposta.
Una roccia esiste quanto un essere umano, e non si pone delle domande: esiste e basta, senza un perché, senza un destino, senza obiettivi. Ma per noi umani vivere significa anche, raramente, pensare, riflettere, farsi delle domande. Senza mai trovare delle vere risposte.

Il vivere è la necessità dell’OGGI, del momento fuggevole in cui interagisci in qualche modo con l’ambiente che ti circonda, con una preoccupazione preponderante: soddisfare i tuoi bisogni materiali, tutti quanti.
E questo basta ed avanza nella prima infanzia ma poi, col passare del tempo, sorgono le domande, e cominci a chiederti quale sia il tuo ruolo in mezzo a tutto quello che ti circonda, e quale sia il ruolo degli altri, umani ma anche animali, mondo vegetale e non.
Sopravvivere implica anche usare il cervello, ed è vero per tutti gli animali, ma per gli umani in particolare, fisicamente più fragili, più longevi, anche, e quindi bisognosi di strumenti di sopravvivenza più complessi rispetto al mondo animale.
Uscendo gradualmente dall’infanzia ti rendi conto che il mondo esterno ti chiede delle cose, in cambio della tua sopravvivenza, e questo ti costringe ad essere quello che, in assenza di sollecitazioni, non avresti motivo di perseguire. E inizia il tuo lungo cammino verso ….
Verso che cosa? Verso la morte, e capisci presto che questo destino, questo punto d’arrivo non risparmia nessuno, e ti attende, da qualche parte in un futuro più o meno vicino o lontano.
E capisci che nulla di quanto ti circonda, nulla di quanto hai costruito in vita verrà con te oltre quell’apertura oscura che conduce nell’inconoscibile.

E allora? A cosa mi è servito amare, soffrire, costruire, distruggere, immaginare, comunicare, se ogni cosa si perderà con la mia scomparsa, persino la memoria.
Non per tutti, certo: alcuni “fortunati” riescono a lasciare un segno di se nella Storia.
Ma non lo portano con se, lo abbandonano nelle mani di quanti, forse, vorranno farne un qualche uso.
E guardando alla storia dell’umanità noi diciamo che tanti uomini e donne hanno dato un loro sostanziale contributo alla realizzazione del mondo in cui oggi ci troviamo a vivere. Ma se poi analizziamo questo mondo, vien da chiedersi a chi ed a che cosa questi contributi abbiano dato luogo, se era questo che immaginavano, che volevano, e perché poi, se non avrebbero neppure potuto vederlo realizzato, forse.

I comportamenti umani sono finalizzati, come detto nell’introduzione, a soddisfare i propri bisogni immediati, e quelli prevedibili nell’immediato futuro. L’insieme dei diversi comportamenti di una pluralità di esseri umani determina un insieme caotico di azioni e reazioni che allontanano i comportamenti collettivi dagli indirizzi che qualcuno, più incisivo di altri, era riuscito a trasmettere.
E che sia meglio così, oppure no, è opinabile. Gli orientamenti di alcuni erano distruttivi; altri no.
E poi cosa è BENE e cosa è MALE? Se non sei succube di una qualche ideologia le risposte sono diverse ed infinite. Persino uccidere può non essere male, quando la vittima era IL MALE per altri, come un soldato in una guerra, ma anche un civile che in un modo o nell’altro sia di danno ad altri.
Se non obbedisci ad un’etica sei alla mercè del caso. Sei libero, ma disperso. Diversamente sei uno schiavo, sai dove stai andando, ma non sai davvero perché ci stai andando.
Basta non farsi domande, ed i più non si fanno domande: vivono, cioè sopravvivono, sin che dura, e poi …

E’ facile dissentire da quanto ho scritto, come è facile condividere. Perché in tutto questo nulla è VERO e niente è FALSO. Il reale, inconfutabile, è la nostra esistenza in vita e la nostra certissima futura morte, e tutto ciò che sta tra questi due eventi ha un valore nel momento in cui si realizza, per poi scomparire per sempre. Il famoso “attimo fuggente”, la vita come una sequenza di attimi fuggenti il cui solo scopo è la soddisfazione del bisogno del momento, o la preparazione a soddisfare un bisogno futuro prevedibile.
I figli non sono un obiettivo etico: sono un obiettivo biologico, quello della sopravvivenza della specie, non di te come individuo, ma dei tuoi simili.
Ma a che scopo far sopravvivere la specie? Non c’è uno scopo: l’imperativo è fine a se stesso.
Ma qualcuno potrebbe obiettare che le diverse specie viventi sono complementari e contribuiscono all’armonia del tutto. No: rifiuto questa idea, mi rifiuto di pensare che il gallinaceo sia nato per fare il pollo sulle tavole umane, e che questo sia il suo scopo nella vita, e che sia felice di raggiungerlo.

La ricerca di una “ragione di vita” è più insensata della ricerca del vello d’oro da parte degli Argonauti della mitologia greca. Non esiste una ragione di vita: esiste solo la vita, adesso, qui ed ora, ed ogni minuto speso in qualcosa che porti ad un piacere immediato, oppure che sia capace di produrne uno futuro, è un minuto sprecato. Attenzione: non significa non curarsi di predisporre le basi del futuro, anche di quello molto prossimo, perché diversamente si precipita facilmente dal piacere nel dispiacere.
Questo modo di pensare fu introdotto da Epicuro, un filosofo greco che nacque 341 anni prima di Cristo, ed improntò una corrente di pensiero, quella degli epicurei. (https://www.treccani.it/enciclopedia/epicuro/)

Nulla di nuovo sotto il sole, come si sa, ma questo approccio filosofico è stato dimenticato, sepolto dalle religioni, e dalle ideologie che pretendono di imprigionarci in una LORO etica, religioni senza supporto divino. Una filosofia che si scontra frontalmente con le religioni, perché sottolinea il QUI ED ORA, in conflitto con il DOMANI DOPO LA MORTE. L’epicureismo è VITALE, le religioni sono MORTALI.
E nessuno di questi approcci, tuttavia, offre delle risposte alle domande fondamentali: PERCHE’ !

Nel concreto delle cose, però, non c’è filosofia che tenga: la vita è ADESSO, il passato è irrecuperabile, ed il futuro è incerto, salvo il solo traguardo finale che non risparmia nessuno.

Ing. Franco Puglia
15 maggio 2025