RIFLESSIONI SULL’UOMO E SUL MONDO DIGITALE

La scienza e la tecnologia sono come una locomotiva che viaggia a tutta velocità su un binario, ma in cui manca il macchinista, mentre qualcuno, fuori dal treno, manovra gli scambi dei binari e dirige la locomotiva da una parte o dall’altra.
E la locomotiva accelera sempre, e nessuno sa dire se, ad una curva più stretta delle altre, finirà col deragliare.

La tecnologia, che è la traduzione in termini operativi di soluzioni scientifiche, è stata da sempre un incredibile ausilio per l’essere umano, e lo ha condotto allo STATUS in cui oggi si trova, ben diverso da quello dei primi esseri umani.
Lo scopo della tecnologia è sempre stato, ed in astratto è ancora, quello di AIUTARE gli esseri umani a realizzare la felicità, sottraendoli ai lavori più gravosi e ad ogni fonte di rischio per la propria vita. La tecnologia è un moltiplicatore della capacità di lavoro individuale del singolo essere umano, e ne aumenta a dismisura la sua PRODUTTIVITA’.

Il FINE ULTIMO, però, dovrebbe restare l’essere umano, non la capacità della tecnologia e neppure la produttività fine a se stessa. Bene: questa finalità è passata in terz’ordine, se non è stata addirittura dimenticata.
Il mondo della produzione cerca di ridurre i suoi costi di produzione per essere più competitivo, specie da quando è stato creato il mercato globale. Come farlo?
La risposta è stata: aumentando la capitalizzazione delle aziende, in chiave di infrastrutture tecnologiche, riducendo al contempo la dipendenza dalla componente umana.
Ha funzionato? Certo che si. Ridurre la produzione di una macchina è facile; anche fermarla, se serve; gli esseri umani, i dipendenti, non si possono SPEGNERE …
Non solo: si è cercato per quanto possibile di rendere i dipendenti intercambiabili, non indispensabili, quindi abbastanza de-specializzati da poter ricorrere a chiunque per la mansione da svolgere, pagandolo il meno possibile.
Non è sempre possibile: serve ancora una manodopera altamente specializzata per far funzionare, se non per progettare, le macchine complesse che il mercato richiede.
E questa manodopera si trova sempre meno, mentre quella de-specializzata è in eccesso.

Questo è un aspetto. L’altro aspetto è l’infrastruttura aziendale ed i suoi canali di comunicazione con l’esterno. Anche qui l’automazione la fa da padrone.
Al telefono non risponde più una persona, ma un processore: ti offre una serie di scelte per comunicare con chi ti serve, sia esso un altro processore o un essere umano in carne ed ossa. Richiede tempo e non sempre ti conduce in porto.
Non solo: anche quando ti risponde una persona, dall’altra parte del “filo” telefonico, non si tratta di una persona “responsabile” che recepisca il tuo quesito e possa decidere la risposta: più spesso si tratta di un operatore privo di qualsiasi potere decisionale.
E ciascuno, in azienda, macchina o essere umano che sia, risponde a delle REGOLE, e non decide in autonomia e sotto la sua responsabilità.
E se anche arrivi al CEO, all’Amministratore Delegato, è facile che questo non possa cambiare politica aziendale a seguito del tuo stimolo, perché obbedisce anche lui a delle REGOLE, e se non le segue viene, molto semplicemente, sostituito.
Chi comanda è il SISTEMA, ed il sistema non ha padroni: risponde solo agli azionisti, che possono essere parecchi, troppi, nessuno con abbastanza potere decisionale, tutti interessati soltanto al funzionamento della macchina aziendale ed alla sua redditività.
L’ETICA aziendale, l’etica del lavoro, l’etica umana, sono morte e sepolte.

Non tutte le aziende sono così? Certo che no: le aziende più piccole rispondono ancora a logiche diverse, ANTIQUATE … Ma i grandi gruppi?
Il problema GRAVE è che questa CULTURA DELLA SOSTITUZIONE UMANA si sta diffondendo a velocità molto elevata, e pretende di sostituire le capacità cognitive umane con quelle di MACCHINE INTELLIGENTI, grazie allo sviluppo degli studi sulla cosiddetta INTELLIGENZA ARTIFICIALE.
Non pensare, non ragionare (tanto non ne sei più capace): qualcuno lo farà per te.
E questi strumenti suscitano anche l’entusiasmo dei meno attrezzato sotto il profilo cognitivo.
Chi detiene il potere ha sempre cercato di mantenere le grandi masse nell’ignoranza, perché più facilmente indottrinabili e controllabili. Un tempo gli strumenti per farlo erano rudimentali (la piazza): oggi abbiamo da decenni la TV e adesso la RETE ed i MEDIA in genere, che fanno da cassa di risonanza ai percorsi indicati dal Potere, e dai grandi portatori di interesse che lo esprimono.

Tutto questo ci conduce a velocità sempre più elevata VERSO IL DISASTRO.
1. Perché i cittadini consumatori vengono respinti sempre di più verso le aree a basso reddito, grazie al lavoro svalorizzato.
2. Perché masse crescenti di cittadini scivolano nella fascia assistenziale, che grava sulle tasche di tutti i produttori di reddito.
3. Perché i consumi si orientano in maniera crescente verso la fascia ad alto reddito dei consumatori, che però e numericamente minoritaria, e quindi, in prospettiva, porta ad una riduzione della base di consumo, quindi della produzione, quindi dei redditi nel loro insieme.
4. Perché il degrado culturale e cognitivo, che inizia già nella formazione scolastica e prosegue poi con il lavoro, riduce la base culturale di sostegno dell’attività economica e quindi mina le basi stesse del modello di sviluppo su cui si fonda questo nostro mondo tecnologico.

Si può uscire da questa spirale perversa? Forse si, e forse no, perché le forze in gioco che muovono il sistema sono immense e quanti, in teoria, hanno in mano le leve di comando politiche non sono all’altezza di comprendere la portata dei fenomeni in atto.

Questa è la realtà ingravescente nella quale siamo immersi e di fronte alla quale ciascuno di noi è impotente. La sola risposta possibile è la CONSAPEVOLEZZA DI TUTTI, per poi convergere verso una risposta politica in grado di fronteggiare i fenomeni.

Ing. Franco Puglia
5 marzo 2023



ENTRATE E SPESE DELLO STATO 2022

E’ sempre utile fare qualche riflessione sul bilancio dello Stato, per capire, o ricordare, DOVE finiscono i nostri soldi e da dove provengono, e per formulare alcune riflessioni.
La fonte dei dati è la Ragioneria Generale dello Stato, attraverso la APP “Bilancio aperto”, che tutti possono scaricare sul cellulare. Quello in immagine è il conto economico previsionale “assestato”, come si suole dire, cioè corretto con le entrate ed uscite reali.
1. La prima “sorpresa” è che le entrate 2022 sarebbero superiori alle uscite !!!
Ma analizzando con attenzione la realtà appare diversa.
2. Poco meno della metà delle entrate proviene dalle imposte sul reddito, da lavoro o da affari diversi e soltanto una piccola parte dai consumi (capitoli 03, 04, 05).
3. Le entrate extra tributarie rappresentano un modesto 8%, mentre più del 41% proviene da ….. PRESTITI … alias indebitamento.
Certo, quei 479 miliardi saranno serviti, o serviranno, anche a rimborsare titoli in scadenza, ma non tutti. Infatti, se guardiamo alle spese, la cifra dei rimborsi è pari a 269,4 miliardi, con una differenza di circa 210 miliardi di ulteriore indebitamento. Una bazzecola !!!
E ci sono altri 73 miliardi al capitolo di spesa 09. E l’indebitamento da PNRR sta li dentro, o è a parte? Non è difficile avere un conto economico in attivo se l’indebitamento viene considerato una entrata come tutte le altre. Contabilmente è lecito, ma sotto altri aspetti no. 4. Altra nota di rilievo sono le spese correnti, pari al 62% circa della spesa complessiva, di cui la metà va alle amministrazioni locali, i cosiddetti “trasferimenti”, a cui si aggiungono le risorse proprie delle amministrazioni, portando la spesa pubblica ad una cifra complessiva che eccede parecchio quella soltanto statale.
Le spese in conto capitale, cioè gli investimenti, sono risibili al confronto: poco più del 13%, mentre pesa per oltre il 24% il rimborso dei debiti.

Questi pochi numeri descrivono la fragilità finanziaria italiana, di oggi e di sempre, quindi anche di domani, immagino, chiunque governi. In queste cifre si nascondono enormi sprechi, ma ben mascherati, perché alcune spese sono, all’apparenza, incomprimibili.
Molto meno mascherati gli sprechi in altri capitoli di spesa, quelle voci generiche che si dovrebbero esplorare nel più minuto dettaglio per fare poi una VERA SPENDING REVIEW (capitoli 12 e 12, ad esempio, e 21, 22, 26).
Vale la pena di notare anche i capitoli di spesa 06 e 23, soldi che vanno alle imprese per quasi 40 miliardi, non noccioline, invece di alleggerire gli oneri fiscali sulle imprese per una cifra equivalente. E già, ma così le imprese sarebbero tutte alla pari, e dove vanno a finire i rapporti clientelari privilegiati per quelle che ingoiano quei 40 miliardi?

Adesso abbiamo un governo di destra: il conto economico preventivo del 2023 avrà modifiche sostanziali rispetto a questo del 2022? Io credo di no, sia perché non si può rovesciare la baracca dall’oggi al domani, sia perché il bilancio attuale tiene in equilibrio una ragnatela di interessi in tutta la pubblica amministrazione e fuori di essa, e nessun governo ha la forza reale per usare la scure su questa macchina mangia soldi, a meno di non essere un governo militare, perché servirebbero le armi spianate per convincere i funzionari ad obbedire. Sarà comunque interessante un confronto, che potrebbe riservare anche sorprese peggiorative.

Ing. Franco Puglia
18 dicembre 2022