Per un NON medico come me, ma attento osservatore delle cose, appare che ciò che NON sappiamo sui virus e sulle difese immunitarie ecceda di gran lunga ciò che sappiamo, cioè quanto la conoscenza medico scientifica presume di sapere.
E questo emerge con prepotenza in occasione di questa pandemia da cui non pare riusciamo a venir fuori. Vediamo più in dettaglio.
1. Il virus si propaga attraverso la cavità orale e le vie respiratorie. Sin qui nessun dubbio. Ma una volta contaminati, dove si insedia? In apparenza viene catturato, almeno in una prima fase, dal muco naso faringeo, quello in cui si va a prelevare il muco per accertare la positività al virus, cioè la sua presenza a bordo del potenziale paziente covid.
Ma non sappiamo se, nei pazienti asintomatici, sia presente anche altrove nell’organismo.
Sappiamo che, nei pazienti deceduti, è diffusamente presente nel tessuto polmonare, dove sviluppa una infiammazione che può essere letale.
2. Siamo in presenza di una significativa percentuale di pazienti asintomatici nella popolazione che viene controllata, per un motivo o per l’altro, e viene trovata positiva al Sars Cov-2.
Ma non sappiamo quanto diffusa sia la sua presenza nella cittadinanza che NON viene controllata e che non presenta alcun sintomo patologico.
3. E’ stato detto che una volta contagiati dal virus il periodo di incubazione della malattia in genere non supera le due settimane, ma può essere più lungo.
Quanto più lungo? Non lo sappiamo, come non sappiamo se quando viene effettuato un tampone ad un paziente e questo viene trovato positivo al virus, questi lo abbia contratto immediatamente prima del controllo oppure molto tempo prima.
4. La statistica epidemiologica ci racconta che il contagio con successivo sviluppo della malattia è più frequente negli anziani, meno nei giovani e quasi assente nei bambini. Una anomalia non da poco, considerato che i bambini contraggono con estrema facilità virus della medesima categoria, e si ammalano, e si contagiano tra loro e contagiano i loro genitori. Perché? Da cosa dipende questa anomalia?
In che cosa il sistema immunitario infantile differisce da quello degli adulti in maniera così marcata per questa patologia virale? Non lo sappiamo.
5. Il prof. Galli, dell’ospedale Sacco di Milano, ben noto al pubblico attraverso le frequenti interviste televisive, sostiene che questo virus non può convivere nell’uomo come ospite permanente, come altri virus e batteri. Questo significa che, se contagiati, o si sviluppa la malattia, oppure il paziente, asintomatico, distrugge il virus con i suoi anticorpi. Non sappiamo quanto tempo richieda questo processo, di sviluppo della malattia o distruzione del virus.
Tuttavia lo stesso prof. Galli ammette in TV che alcuni pazienti avrebbero coltivato in se la positività al virus per parecchi mesi! Ora, una cosa è non conoscere la durata, ma breve, della lotta tra virus ed anticorpi all’interno dell’organismo, altra cosa è osservare che questa convivenza in equilibrio possa perdurare per mesi …
Poi, forse, il virus si estingue, o il soggetto si ammala, ma una convivenza tanto lunga fa presumere che vasti strati della popolazione possano essere portatori sani del virus per mesi, senza manifestare alcun sintomo, ma pronti a contagiare o ad ammalarsi in qualsiasi momento.
Perciò non sappiamo, a conti fatti, quanto tempo il virus possa convivere con noi ed in quali condizioni il portatore possa essere contagioso o possa ancora ammalarsi.
6. Si parla spesso di “carica virale” , cioè della quantità di virus presenti nell’organismo contagiato, che possono essere trasmessi con un solo sternuto, o semplicemente parlando o con la espirazione ad altre persone. I medici ci raccontano che se la carica virale trasmessa è modesta, è possibile che le persone investite da un flusso d’aria contaminata possano non sviluppare la malattia.
Ma non sappiamo se in queste condizioni diventino comunque contagiati asintomatici, oppure no. E non sappiamo, o almeno non è mai stato detto, che alla presenza di una carica virale elevata in un paziente controllato corrisponda poi lo sviluppo della malattia.
7. Tutto quello che non sappiamo su Sars Cov-2 dipende anche da tutto quello che non sappiamo sui virus in generale, e sulle difese immunitarie umane. Tra le altre cose rilevo che fonti mediche affermano che i virus, contrariamente ai batteri, NON sarebbero esseri viventi, giustificandolo con considerazioni biochimiche che evito di riprendere. Affermazione bizzarra, perché se è vero, e lo è, che i virus si replicano, si moltiplicano e si diffondono, e questa NON sarebbe vita, allora mi chiedo cosa sia la vita. Ciò che distingue la materia vivente da quella che non lo è dovrebbe essere la capacità di riproduzione.
Detto questo, l’equilibrio tra i virus e batteri presenti negli organismi viventi, animali ma anche vegetali, dipende dall’esito del conflitto tra queste molecole ed altre molecole antagoniste, di natura assimilabile, presenti negli organismi, tra i quali anche altri batteri “esterni”, definiti “buoni”, ospiti abituali degli organismi, in concorrenza con qualsiasi altro intruso con cui competono per il controllo e sfruttamento del “territorio” biologico.
Io non so quanto approfondite siano le conoscenze in questo campo, che chiamo genericamente di biologia molecolare, e certamente sono cresciute nel tempo. Resta il fatto che nella lotta contro le molecole patologiche, batteriche o virali, adottiamo più spesso terapie chimiche piuttosto che biologiche, ad esempio con gli antibiotici, che non agiscono in maniera specifica su determinate molecole batteriche o virali, ma “avvelenano” le molecole “target” ed anche quelle che non lo sono.
Equivale a dire che NON sappiamo come combattere i singoli patogeni, salvo nei casi in cui riusciamo a produrre dei “vaccini”, che NON sono dei farmaci, ma più spesso molecole del patogeno, “disarmate” per non produrre la patologia ma ben riconoscibili dalle difese immunitarie che determinano la condizione di immunità a quel patogeno.
E non sappiamo neppure quale meccanismo determini la condizione di immunità al patogeno, dopo vaccinazione. Sappiamo che la risposta immunitaria determina una condizione di immunità verificabile, ma finisce qui.
Di più: la vaccinazione induce una risposta immunitaria, capace di determinare la condizione di immunità stabile al patogeno, ma noi non facciamo assolutamente nulla per riprodurla. Voglio dire che ci limitiamo a stimolare, grazie al vaccino, una risposta immunitaria che è pre-esistente. Significa che, potenzialmente, il nostro organismo, come quelli animali in genere, è in grado di reagire con successo a qualsiasi aggressione patologica, salvo eccezioni da documentare, a certe condizioni: QUALI ? Non lo sappiamo.
Quando veniamo contaminati da un batterio o da un virus, le nostre difese immunitarie ne riconoscono la presenza (oppure non sempre? Non lo sappiamo) e dovrebbero ingaggiare un combattimento per eliminarli. Eppure non sempre lo fanno, oppure lo fanno, ma sono perdenti, perché le forze nemiche (carica batterica o virale e velocità riproduttiva) sono preponderanti.
La vaccinazione, quando esiste ed è possibile, induce un conflitto tra difese immunitarie e carica batterica o virale debole, con un esito di successo scontato per le nostre difese.
Ma qui sorge spontanea una domanda: COSA ha prodotto in noi questo processo? Perché dopo una vaccinazione anche se veniamo contaminati da una forte carica batterica o virale le nostre difese immunitarie risultano sempre vincenti? Non lo sappiamo, credo.
Chiarisco per non essere frainteso: il vaccino induce la produzione di anticorpi “specifici” per il batterio o virus che intendiamo combattere, anticorpi che, prima, non erano presenti nel nostro organismo.
Ma la domanda è: perché questi anticorpi non vengono immediatamente prodotti non appena l’organismo entra in contatto col patogeno? Lo fa nei confronti del patogeno attenuato del vaccino, ma non lo fa nei confronti del patogeno aggressivo dell’infezione? Come è possibile? Perché? Non lo sappiamo.
Concludo dicendo che molte delle affermazioni contenute in questo testo potrebbero essere smentite dal medico X o Y dicendo che invece un certo meccanismo è conosciuto e sfruttato nelle terapie. Può darsi, ed in alcuni casi sarà anche vero. In tutti questi “non lo sappiamo” c’è tutta la mia ignoranza della materia microbiologica e biochimica, ma c’è anche la certezza in merito ai RISULTATI concreti di questa conoscenza presunta: se la medicina mi offre soltanto un antibiotico per combattere un batterio, significa che non è in grado di offrirmi una alternativa di carattere biologico immunitario, e così via.
Lascio alla buona volontà e conoscenze dei lettori la possibilità di integrare queste riflessioni con le informazioni certe di cui sono in possesso, o con ulteriori riflessioni.
Ing. Franco Puglia
28 Agosto 2020