Il mondo in cui viviamo è condizionato dello sviluppo scientifico, che ha cambiato le nostre vite rispetto ai secoli scorsi.
Le conseguenze della crescente conoscenza scientifica, tradotte in quelle che chiamiamo tecnologie, investono ogni aspetto della nostra vita, nella produzione agricola, in quella di beni e servizi di ogni genere, nella comunicazione, nella sanità.
Tutto questo ci può portare ad confidare ciecamente nella Scienza e nelle sue “verità”.
Ma il farlo è un grave errore. Infatti il termine “scienza” esprime una astrazione, mentre ha più senso parlare di “metodo scientifico” nel nostro approccio verso la conoscenza, da cui poi derivano le applicazioni “tecnologiche” della nostra conoscenza.
Confidare nella Scienza, invece, significa affidarci acriticamente a quanti ne sono gli interpreti, cioè gli “scienziati”, persone che si occupano di ampliare le nostre conoscenze nei più diversi campi del sapere umano. Ma gli “scienziati”sono uomini e donne come tutti gli altri, con i medesimi interessi e le medesime debolezze, tra i quali l’interesse privato, economico, di prestigio, di carriera.
Questo interesse è potenzialmente distorsivo rispetto agli obiettivi degli scienziati, e rispetto ai risultati che producono, perché l’interesse privato degli scienziati dipende poi da ALTRI, che governano le leve del potere, economico e mediatico, e possono quindi orientare, se interessati a farlo, la direzione delle ricerche degli scienziati ed i risultati che DEVONO produrre.
Gli scienziati operano in regime di concorrenza, nel senso che si confrontano tra loro, anche a livello internazionale, e le rispettive visioni su un determinato problema possono entrare in conflitto. Questo parrebbe garantire un risultato obiettivo, frutto della selezione competitiva. Ma non è così.
Prima di tutto, se fosse vero che l’approccio scientifico è sempre oggettivo ed obiettivo, come è possibile che possa condurre a risultati diversi? Se piove, ed io dico che piove, in un determinato momento e luogo, la mia osservazione è oggettiva, e qualsiasi altro osservatore non può che pervenire alla medesima conclusione. Ma più spesso non è così, e le osservazioni, che debbono concorrere a formulare le conclusioni, sono numerose, diverse, e diversamente elaborate, pervenendo a conclusioni diverse. Eppure la VERITA’ non può essere molteplice!
Non solo: molte delle nostre osservazioni, volte a descrivere un fenomeno, sono INDIRETTE, perché non siamo in grado di osservare o di descrivere il fenomeno in se, ma soltanto i suoi effetti.
E qui il grado di incertezza nelle conclusioni sale esponenzialmente.
La “scienza moderna” offre risposte quasi per qualsiasi cosa: abbiamo risposte sulle origini dell’universo, su quelle della terra, sulla sua storia geologica e climatica, sulla struttura della materia, sulla natura stessa della vita nel microcosmo dei batteri e dei virus, e siamo persino in grado di manipolare queste entità microscopiche.
E tuttavia resta irrisolto il VULNUS fondamentale: le conclusioni della Scienza non sono univoche, non solo, nel corso del tempo vengono anche stravolte, negate, rovesciate, alla luce di nuove “conoscenze”.
La pretesa di arrivare alla VERITA’ con le nostre umane ricerche è forse presuntuosa, e quindi è ragionevole che incertezza e contraddizioni trovino posto anche nelle ricerche e conclusioni scientifiche. Quello che, tuttavia, non è a mio avviso tollerabile è la fiducia cieca della gente comune, di chi non opera in campo scientifico, nelle conclusioni scientifiche, quelle che fanno comodo, quelle che si sposano con una personale visione delle cose, o con i propri interessi.
Così oggi assistiamo ad una “verità scientifica” manipolata e condivisa a livello internazionale sui motori climatici e quindi sulle cause dei cambiamenti in corso, quelli visibili e misurabili, mentre altre “verità scientifiche” sul tema restano accuratamente nascoste, perché perturberebbero un interesse diffuso e crescente.
Ed in questo momento ci troviamo sommersi da altre “verità scientifiche” su temi di natura sanitaria, a causa della devastante pandemia che ha prodotto centinaia di migliaia di morti ed una crisi economica mondiale quasi senza precedenti.
Ma anche su un tema così delicato, che incide sulla nostra stessa sopravvivenza individuale, anche se non come specie, assistiamo a divergenze radicali di opinioni tra i sanitari, che hanno prodotto confusione nell’opinione pubblica e nella politica che deve governare i fenomeni indotti dal virus, che sono di ordine sanitario, economico e sociale.
A tutto questo si somma la diffusione capillare della comunicazione attraverso le nuove tecnologie, che non passano più soltanto dalla carta stampata, ma si diffondono attraverso la RETE e propagano ogni genere di informazione, tutto ed il contrario di tutto, con notizie destituite di fondamento, o manipolate, numeri sparati a caso, oppure indirizzati a produrre un risultato preordinato, “incontestabili”, perché “i numeri sono numeri”, mentre neppure questo è vero, perché i numeri, specie se parziali, possono manipolare la realtà.
La percezione dell’uomo comune è di CAOS, un caos crescente, che disorienta, induce insicurezza, quando non paura, e determina la crisi irreversibile di uno sviluppo che, per restare tale, deve “mettere ordine nel caos”, non contribuire a produrlo.
E allora? Allora stiamo parlando di un caos di natura antropica, prodotto da noi, non di un caos esterno, di ordine naturale, da contrastare con l’azione umana. E gli strumenti per ricondurre l’umanità verso uno sviluppo ordinato esistono, ma sono di difficile impiego perché in possesso a svariati miliardi di persone sul globo.
Non potendo “cambiare il mondo” possiamo però cambiare le cose ad un livello più “locale”, governando la convivenza di un medesimo popolo, il nostro, sulla base di REGOLE volte non a condizionare ulteriormente la nostra libertà di espressione, ma a combattere senza mezzi termini tutto ciò che, travestito da espressione di libertà, esprime invece il suo opposto: la manipolazione della libertà per le proprie finalità personali o di gruppo.
Tutto questo attiene alla sfera della POLITICA, ma non della politica che consociamo, espressione massima della manipolazione, bensì di una NUOVA POLITICA, fondata su nuove forme di aggregazione di massa che siano espressione di un sistema di VALORI rivisitato, riscoperto, che possa determinare la ricostruzione delle nostre modalità di relazione reciproca, di uso delle informazioni, di impiego delle risorse scientifiche ed umane in genere.
ABBANDONARE LA MENZOGNA PER RISCOPRIRE IL VALORE DELLA VERITA’.
Perché anche la verità è compatibile con il perseguimento dell’interesse personale, se tutti quanti operiamo secondo verità, e non secondo menzogna, perché la menzogna è una palude di sabbie mobili nelle quali sprofondiamo tutti, e non c’è salvezza per nessuno.
Ing. Franco Puglia
22.08.2020