IL DIODO ATMOSFERICO

Sapete cos’è un diodo? No? E’ un semiconduttore, con due soli elettrodi, come i transistor, che però ne hanno tre. Un diodo fa passare la corrente elettrica in una sola direzione, non in quella opposta. Nella direzione giusta presenta una bassa resistenza di attraversamento alla corrente elettrica, nella direzione opposta presenta una resistenza elevatissima.
L’atmosfera si comporta esattamente come un diodo nei confronti della trasmissione di calore tra superficie del pianeta ed atmosfera, nelle ore notturne, sulla faccia del pianeta non sottoposta all’irraggiamento solare. Perché?

La trasmissione del calore è soggetta alle LEGGI della termodinamica. LEGGI, non teorie …La trasmissione di calore ha luogo SEMPRE da un oggetto più caldo, a temperatura più elevata, verso uno più freddo, a temperatura più bassa. Il fenomeno trasmissivo si esaurisce quando i due oggetti hanno raggiunto la medesima temperatura, riscaldandosi, uno, e raffreddandosi, l’altro.
Il caldo esprime ENERGIA mentre il freddo esprime MANCANZA DI ENERGIA.

Tutto questo è persino banale, ma va puntualizzato perché alcuni, purtroppo, per gravi carenze culturali, pensano che caldo e freddo siano equivalenti, e che come il caldo si trasmette al freddo anche il freddo si trasmetta al caldo. Ti daranno che un vento gelido ti raffredda, allo stesso modo in cui un vento caldo ti riscalda, peccato però che il vento caldo CEDE energia mentre il vento freddo la sottrae e chi ne viene investito.
La direzione di trasmissione dell’energia termica, però, resta sempre e solo una: dal caldo verso il freddo. QUESTA NON E’ UN’OPINIONE, MA UNA VERITA’ ASSOLUTA.

Veniamo quindi al rapporto tra superficie del pianeta ed atmosfera.

Lo spazio sovrastante l’atmosfera è VUOTO, privo di materia diffusa, anche allo stato gassoso. Possiamo incontrare piccoli corpi celesti, satelliti artificiali, pulviscolo meteoritico, ma non materia diffusa, come quella pur gassosa della nostra atmosfera. La temperatura di questo spazio vuoto è, in concreto, non definibile, perché se il vuoto è assenza di materia, cade il concetto stesso di temperatura, che esprime lo stato energetico di molecole materiali. Tuttavia non commettiamo un errore matematico attribuendo allo spazio vuoto la temperatura di -273,15°C, alias 0°Kelvin, lo zero assoluto, ovvero l’assenza di un qualsiasi stato energetico a livello molecolare. Tra questo spazio vuoto e la superficie del pianeta troviamo la nostra atmosfera, gassosa, anche rarefatta ad altissima quota, ma pur sempre materiale. La temperatura atmosferica passa da temperature di poco superiori allo zero assoluto, ai suoi confini esterni, sino alle temperature di contatto con la superficie dei suoli e dei mari. Per quanto stabilito prima, la trasmissione di energia termica può avere luogo solo e soltanto verso l’alto, partendo dalla superficie del suolo e spostandosi verso l’alto, verso temperature sempre più basse, sino a raggiungere quello zero assoluto dello spazio esterno.

Un trasferimento opposto NON E’ POSSIBILE ! Quando il pianeta non è esposto al sole, il calore può soltanto migrare verso l’alto, mai verso il basso, in un processo di raffreddamento continuo della crosta terrestre. Se il pianeta smettesse di ruotare, la faccia terrestre assolata raggiungerebbe temperature elevatissime che estinguerebbero la vita sul pianeta, mentre la faccia nascosta al sole assumerebbe temperature bassissime, pur non raggiungendo lo zero assoluto, a causa del calore comunque proveniente dal centro della Terra.

A questo punto possiamo cominciare a ragionare di EFFETTO SERRA dell’atmosfera.

In assenza di atmosfera, ammesso che la vita sul pianeta potesse sussistere anche in assenza di ossigeno e vapore acqueo, il raffreddamento notturno della superficie terrestre nel corso della notte saprebbe molto più rapido di quanto non sia adesso.
Le temperature notturne crollerebbero ovunque a valori anche inferiori allo zero centigrado, salvo poi risalire di nuovo non appena esposte nuovamente al sole.
Una condizione che renderebbe impossibile qualsiasi forma di vita.

La presenza dei gas atmosferici determina un rallentamento di questo processo di raffreddamento notturno, pur presente. Badate che ho detto “rallentamento” : se la rotazione del pianeta si fermasse per qualche giorno, per poi riprendere, l’atmosfera si raffredderebbe completamente, e così la superficie planetaria non esposta al solo, esattamente come nel caso di assenza completa di atmosfera. Per fortuna questo non accade.
Durante il raffreddamento notturno l’atmosfera, però, NON cede calore alla superficie del pianeta: non può farlo, per quanto detto all’inizio di questo racconto. Si raffredda poco alla volta, rallentando il processo quanto basta perché intervenga il nuovo giorno. E poi si ricomincia.

QUESTO è l’effetto serra dell’atmosfera, ma …
Ci sono altri elementi in gioco: essenzialmente il vapore d’acqua e, molto di più, la sua forma condensata acquosa, le nuvole, che sono un agglomerato di goccioline d’acqua di dimensione infinitesima, ma allo stato liquido, non gassoso. Il vapore acqueo caldo e SECCO ( così viene descritto) è trasparente per l’occhio umano; le nuvole no.
Che influenza hanno le nuvole sull’effetto serra atmosferico?
E’ molto semplice: gli strati nuvolosi sono molto più densi della normale atmosfera ed introducono una robusta barriera al trasferimento termico proveniente dalla superficie del pianeta, rallentando ulteriormente la sua salita verso la stratosfera.
Le nuvole assorbono calore, ma il loro processo è di raffreddamento, non di surriscaldamento, e possono trasferire calore soltanto verso l’alto, mai verso il basso.

Il rallentamento del raffreddamento notturno indotto dalla copertura nuvolosa fa si che al mattino la temperatura al suolo sia più mite di quella che avremmo in assenza di nuvole, ed a quel punto inizia l’irraggiamento solare che, a sua volta, viene mitigato da una eventuale presenza di copertura nuvolosa, sempre in chiave di rallentamento del processo di riscaldamento sottostante. La presenza delle nuvole, determinata dalla presenza di vapore acqueo in atmosfera, esprime una condizione favorevole, volta a mitigare gli sbalzi termici tra giorno e notte, ma l’effetto serra dell’atmosfera sarebbe presente anche in assenza di vapore acqueo, solo che gli sbalzi termici tra giorno e notte sarebbero molto più marcati, sempre.

Una precisazione importante: anche se il pianeta fosse privo d’acqua e quindi di vapore acqueo, l’atmosfera, composta al 99% da azoto ed ossigeno, si riscalderebbe come adesso, durante il giorno, per raffreddarsi gradualmente durante la notte.

Azoto ed Ossigeno appaiono abbastanza trasparenti alla luce solare, tanto che questa riesce infatti a raggiungere il suolo con elevata intensità, ma non completamente.
La relativa opacità atmosferica basta ed avanza a far raccogliere ai nostri due gas una enorme quantità di energia alle frequenza più elevate della razione solare, onde corte, non infrarosse, e questo assorbimento si trasforma in calore, perché questo è quanto accade a tutta la materia conosciuta, quando assorbe radiazioni elettromagnetiche.

E’ il sole che riscalda l’atmosfera, non la superficie del pianeta.
Infatti la superficie del pianeta, irrorata dal calore solare, fa del suo meglio per raffreddarsi, cedendo calore all’aria sovrastante anche durante il giorno, ma il processo di trasferimento termico non è molto efficiente, perché l’aria ha poca affinità verso la radiazione infrarossa che il pianeta può restituire, salvo riflessioni dirette anche di luce visibile. Il trasferimento radiativo è molto meno importante di quello per conduzione e convezione naturale, cioè trasferimento termico per contatto tra le molecole, suolo – aria, acqua – aria, aria – aria. Ecco le correnti ascensionali calde ed i venti caldi, che ben conosciamo.

Esistono altri elementi capaci di incidere sull’effetto serra dell’atmosfera?
In teoria qualsiasi altra presenza atmosferica può dare una mano.
Infatti qualsiasi gas atmosferico può interagire con la radiazione solare, con la radiazione infrarossa trasmessa dalla superficie planetaria verso l’alto, oppure può trasferire calore con altre molecole adiacenti, di qualsiasi gas si tratti. Ciascuna molecola ha poi le sue preferenze rispetto all’assorbimento radiante, mentre non può averne rispetto allo scambio termico per contatto. I meccanismi di trasferimento sono uguali per tutti; cambiano solo le preferenze dei vari gas verso certe lunghezze d’onda oppure altre, nel slo trasferimento radiante. Ricordiamo che la presenza atmosferica di TUTTI gli altri gas, messi insieme, non supera l’1% ! La CO2, imputata di avere effetti termodinamici devastanti sul pianeta, rappresenta soltanto lo 0,04% circa del totale di tutti i gas. Inoltre non dimentichiamo che, quali che siano le caratteristiche fisiche e chimiche di questi gas, la sola cosa che possono fare è assorbire calore, cederlo alle molecole circostanti, quali che siano, a temperature che sono SEMPRE inferiori a quelle presenti al suolo, e quindi parliamo di calore che può soltanto essere trasferito verso l’alto, MAI verso il basso, e che TUTTE le molecole atmosferiche, nessuna esclusa, possono soltanto raffreddarsi gradualmente durante le ore notturne, rallentando il processo di raffreddamento del pianeta.

QUALSIASI ALTRO EFFETTO SERRA NON ESISTE, perché viola LEGGI INVIOLABILI: quelle della Termodinamica.

In base a quanto descritto, e senza neppure entrare nel merito delle specifiche caratteristiche fisiche e chimiche di tutti i gas presenti in atmosfera, come ho fatto altrove, ditemi come è possibile che la CO2, o qualsiasi altro gas, possa indurre il famoso riscaldamento globale del pianeta, tenuto anche conto della sua irrilevante presenza quantitativa.

In tutta franchezza : CHI NON CAPISCE QUESTO, HA SERI PROBLEMI COGNITIVI, O E’ UN CRIMINALE CHE SFRUTTA A SUO VANTAGGIO L’IGNORANZA POPOLARE.

Ing. Franco Puglia

1° Maggio 2024
Festa della RAGIONE COGNITIVA

MANIPOLAZIONE SCIENTIFICA E RIVOLUZIONE CLIMATOLOGICA

Mi sono laureato in ingegneria elettronica al Politecnico di Milano nel 1971, ed ho studiato la termodinamica con il prof. Mario Silvestri, ordinario della cattedra che all’epoca si chiamava di Fisica tecnica, ma era termodinamica. Mario Silvestri morì nel 1994.
Mario Silvestri – Wikipedia

Nel 1975 la cattedra passò all’Ing. Ernesto Pedrocchi, tuttora vivente, che in epoche recenti è intervenuto autorevolmente sul tema dei cambiamenti climatici, con pubblicazioni, conferenze pubbliche ed anche un libro. Io condivido gran parte di quanto scrive l’Ing. Pedrocchi ma rilevo delle lacune fondamentali, lacune presenti, peraltro, anche negli scritti di altri studiosi che si sono espressi in maniera critica nei confronti delle tesi propalate da quanti si riconoscono nella posizione espressa dall’ONU attraverso la sua agenzia climatica, IPCC . Uno studio dell’Ing. Pedrocchi si trova al link che segue:
https://drive.google.com/file/d/1XFBHdzC2GCI1MEsTdXmAxy6fueWMPeSC/view?usp=sharing
In pratica, quello che si rileva da tutti gli studi è che questi aggirano sempre, senza eccezioni, il vero NOCCIOLO DEL PROBLEMA.
Nessuno tra loro nega che alcun gas presenti in atmosfera producano un EFFETTO SERRA, ed in testa a tutti, dopo il vapore acqueo, abbiamo la famigerata CO2, l’anidride carbonica, cioè il motore stesso della vita sul pianeta, la molecola stabile più elementare conosciuta a base di carbonio, quella da cui si sono formati sul pianeta i primi batteri, e poi le forme di vita sempre più evolute sino agli esseri umani.
Tutte le dissertazioni in materia, anche quelle dell’Ing. Pedrocchi e di altri scienziati che conosco anche di persona, ruotano attorno ai rilevamenti attuali e storici sugli andamenti delle temperature sul pianeta, sull’alternanza di periodi caldi e freddi, anche glaciali, nel corso del tempo, sul contributo preponderante dell’energia solare alla termodinamica planetaria, sull’irrilevanza della produzione antropogenica di anidride carbonica rispetto alle emissioni naturali spontanee, ecc, ecc.
In pratica si confrontano con IPCC e con i credenti della nuova religione climatica sulla base dei medesimi argomenti e dei medesimi dati, ma interpretandoli in maniera differente, ciò che non ci ha condotto a nessuna conclusione in questo dibattito, e ciascuno resta con le sue idee. Io me ne sono infischiato, sino al 2019, perché sino a quando gli scienziati dibattono tra loro ipotesi scientifiche, la cosa può anche non riguardarmi, ma quando il dibattito si trasferisce alla politica ed all’economia, quando le tesi dell’agenzia dell’ONU servono ad introdurre nuove politiche energetiche che sconvolgono la vita dei popoli e mettono in discussione lo sviluppo economico e sociale di intere nazioni, allora no, allora non posso restare indifferente, perché anch’io pago il prezzo di questa assurda rivoluzione climatica. Io NON sono mai stato un professore universitario; per me la matematica è solo uno strumento al servizio della SCIENZA, uno strumento per aiutarci a comprendere la realtà, MA NON ESPRIME DA SOLA LA REALTA’.
I matematici possono anche vivere la loro professione in un mondo irreale, astratto, fine a se stesso, come la musica, che però muore dove nasce, col suo strumento. Io sono sempre stato UN INGEGNERE, fatto e finito, sin da bambino, quando mi avvicinavo con crescente curiosità al mondo della conoscenza, che diventa scienza quando si può descrivere in termini matematici, e quando i fenomeni che descrive si possono riprodurre sotto controllo umano. Gli ingegneri nascono per PROGETTARE E FARE cose materiali, riproducibili, che debbono FUNZIONARE, come previsto dai progetti. Le fantasie le lasciamo ai filosofi ed ai letterati.
Ed ecco che, da buon ingegnere, sorvolando sulle centinaia di grafici che anche il prof. Pedrocchi ci mostra, io mi sono da subito concentrato sull’obiettivo, che non era il clima in se, ma la CO2, cioè il gas incriminato, colpevole di alterare il clima per l’effetto serra che indurrebbe.
Mi sono chiesto IN CHE COSA la CO2 fosse tanto diversa dagli altri gas presenti in atmosfera, sotto il profilo termodinamico. E la mia ricerca ed analisi si è rivelata addirittura banale nella sua semplicità: TROPPO semplice per gli “scienziati” , talmente semplice che l’accettazione incondizionata del suo evidente risultato dovrebbe automaticamente produrre un terremoto mondiale, cosa impensabile, inaccettabile, per le sue conseguenze pratiche.

Il TEOREMA DEL CLIMA ci racconta che la CO2 cattura la radiazione termica emessa dal pianeta durante il suo raffreddamento notturno, in maniera molto più efficiente di altri gas atmosferici (eccezion fatta per il vapore d’acqua) ed impedisce quindi al pianeta di raffreddarsi abbastanza durante la notte, conservando un calore che avrebbe dovuto disperdersi nello spazio cosmico. Il teorema non si sofferma sul calore specifico della CO2 rispetto agli altri gas, e non lo fa perché sarebbe palesemente superfluo, in quanto la CO2 ha un calore specifico inferiore a quello di Azoto ed Ossigeno atmosferici. (0,199 Cal/g x °C contro 0,244 Cal/g x °C dell’Azoto e 0,291 Cal/g x °C dell’ossigeno, mentre quello del vapore acqueo è pari a 0,464 Cal/g x °C). Il calore specifico rappresenta quella caratteristica della materia che descrive la sua capacità chimica di trattenere il calore comunque ricevuto più a lungo rispetto ad altri materiali, anche se poi lo deve cedere allineando la sua temperatura con quella dei materiali con cui è in contatto.
Allora gli studiosi hanno adottato un approccio RADIANTE, limitando essenzialmente tutti gli scambi termici al trasferimento di RADIAZIONI, a tutto campo, dal sole verso il pianeta e dal pianeta verso lo spazio. In un tale approccio l’attenzione va rivolta alla sensibilità delle molecole nei confronti delle radiazioni, a tutte le possibili lunghezze d’onda, andando a ricercare, per ogni specifica molecola, verso quali radiazioni mostri più affinità, in termini di lunghezza d’onda, e verso quali appaia più indifferente. Il modello, poi, deve determinare quali radiazioni termiche la superficie del pianeta possa emettere verso lo spazio durante la notte, cioè a quali lunghezze d’onda, e quali gas atmosferici possano eventualmente assorbirle, ritardando la loro ritrasmissione verso lo spazio.
Ho sottolineato termine ritardando, perché nessuna molecola può catturare energia, in qualsiasi modo, aumentando la sua temperatura e conservandola, se in contatto con altre molecole. La Natura è COMUNISTA: ostacola la concentrazione di ricchezza energetica sotto forma termica e costringe tutte le molecole a cedere il surplus a quelle vicine.
TUTTI i gas presenti in atmosfera, nessuno escluso, quali che siano le loro caratteristiche chimiche e fisiche e la loro capacità di assorbire calore, DEVONO uniformare la loro temperatura a quella delle molecole circostanti, tra le quali sono diffuse, cedendo calore o acquisendone.
Questa è LEGGE, ed il tribunale della FISICA è inflessibile.

Ora, sappiamo tutti che le temperature presenti sulla superficie del pianeta, e nella bassa troposfera, variano da un minimo di -50°C ad un massimo di +50°C, con rari sforamenti di questi limiti già estremi, per fortuna. La radiazione termica che le molecole materiali possono irradiare sotto forma di raggi infrarossi (IR) dipende dalla natura della molecola e dalla sua temperatura. Le molecole presenti sul pianeta sono infinite, infinitamente diverse, organiche ed inorganiche, ciascuna dotata di una sua specifica capacità di emissione di calore e relativa lunghezza d’onda.

Se però vediamo il pianeta nel suo insieme, e tenuto conto dei limiti ristretti delle sue temperature al suolo, possiamo approssimare il comportamento del pianeta a quello che in Fisica viene chiamato CORPO NERO, cioè un assorbitore / emettitore perfetto di radiazione, funzione soltanto della sua temperatura e non della sua composizione chimica.
Questo è quanto fanno gli studiosi del clima affiliati ad IPCC; se lo fanno loro posso farlo anch’io, o no? Qui entra in gioco una LEGGE della Fisica, chiamata legge di Wien, la quale ci racconta che la lunghezza d’onda della radiazione emessa da un corpo nero ad una temperatura T è data dal rapporto tra una costante (=2898) e la sua temperatura espressa in °Kelvin. (273°K = 0°C). Significa che la superficie del pianeta può trasmettere calore verso lo spazio sotto forma di radiazione infrarossa nel campo delle lunghezze d’onda comprese tra 13 µn (2898 / (273-50)) e poco meno di 9 µn (2898 / (273+50)) .

Bene: andando a guardare come si comporta la CO2 sotto il profilo della sua emissione o assorbimento di radiazione IR lungo tutto l’arco dello spettro elettromagnetico scopriamo che presenta un marcato picco di assorbimento attorno alla lunghezza d’onda di 15 µn .
Non si tratta di una mia deduzione: tutti i testi degli affiliati IPCC che si occupano del tema fanno riferimento a questo marcato picco di assorbimento IR. Risulta così anche da altre fonti, quindi prendiamo per buono questo numero.
Facciamo il calcolo inverso, secondo la legge di Wien: che temperatura dovrebbe avere una molecola sul pianeta per emettere IR della lunghezza d’onda di 15 µn?
Facile: 2898 / 15 = 193,2°Kelvin = -79,8°C ….
Conoscete qualche landa sperduta dell’Antartide dove la temperatura raggiunga -79,8°C ? No, vero? Ma non basta: il secondo principio della termodinamica, che è una LEGGE, universalmente accettata e compresa da TUTTI, ci racconta che il calore passa SEMPRE dal corpo più caldo verso quello più freddo, perché le due temperature DEVONO equipararsi, PER LEGGE. Dove troviamo sul pianeta una CO2 che si trovi ad una temperatura più bassa di -79,8°C, tenuto anche conto del fatto che sotto una temperatura di -56,6°C la CO2 passa allo stato solido?

La conclusione incontestabile è che:
LA CO2 NON PUO’ ASSORBIRE DAL PIANETA CALORE SOTTO FORMA DI RADIAZIONE INFRAROSSA NELL’INTORNO DELLA SOLA LUNGHEZZA D’ONDA IN CUI PRESENTA CARATTERISTICHE SPECIALI DI ASSORBIMENTO IR.
Io, ad oggi, non ho ancora trovato nessuno in grado di contestare questo assioma.

E come se tutto questo già non bastasse, QUANTA CO2 è presente nella nostra atmosfera? Perché se è vero, e lo è, che una rondine non fa primavera, è anche vero che accendere una sola sigaretta a Milano non può aumentare i livelli misurabili delle polveri sottili, ed allo stesso modo la CO2, quali che siano le sue caratteristiche, anche se fosse più attiva del vapore acqueo, come potrebbe mai avere una qualsiasi influenza sul clima, con una concentrazione atmosferica media, che nessuno ha mai contestato, dell’ordine delle 400 ppm (parti per milione), cioè, 0,04% (non 4%!!!) della massa gassosa planetaria?
Questa RADIOGRAFIA DELLA CO2 è incontestabile ed incontestata, e tuttavia nessuno affronta questo nodo cruciale, non solo, i fanatici dei cambiamenti climatici sostengono che quella banda di assorbimento IR attorno a 15 µn rientra nel campo delle emissioni IR del pianeta. Più facile sostenere di aver visto stormi di asini che volano, eppure …

E per concludere:

In questi ultimi anni i Media ci massacrano di informazioni manipolate, a sostegno della tesi del riscaldamento planetario di origine antropica, e conseguenti cambiamenti del clima.
E per farlo ci raccontano che ogni anno la temperatura media del pianeta è cresciuta di qualche frazione di grado e che, se non facciamo qualcosa, tra alcuni anni sarà salita di qualche grado e sarà una catastrofe. Ma come fanno ad affermare questo? Misurano con dei termometri la temperatura in un numero abbastanza elevato di punti del globo e poi calcolano una TEMPERATURA MEDIA.
In che modo? E chi lo sa …

Giova allora fare qualche riflessione sul significato di queste misure e sui risultati relativi. Prima cosa: misurare la temperatura in un punto ha lo scopo di dare indicazioni sulla capacità di quella zona di irradiare calore in atmosfera. Infatti la TESI è che la superficie del pianeta surriscaldi l’atmosfera, e che questo calore in eccesso venga poi restituito dall’atmosfera verso terra.
Seconda cosa: a casa vostra, in cucina, avete in genere 4 o 5 bruciatori, alcuni più piccoli altri più grandi. Bruciano tutti lo stesso gas, e la temperatura della fiamma è la stessa, però i bruciatori più grandi, con superficie maggiore, erogano più calore, quelli più piccoli ne erogano meno.
Per questo le dimensioni sono differenti: per adattarsi alle differenti esigenze di cottura.
La temperatura, da sola, non determina la cottura: la superficie del bruciatore è determinante.
Veniamo ora alle misure di temperature del pianeta: prendiamo, semplificando alla grande, un numero limitato di temperature, in soli 10 punti, espresse in °C:
+16, +22, +28, +36, +40, +5, +8, -10, -25 – 30.
Facciamo la somma di questi numeri: risulta 110.
Il valore medio, dividendo per 10, è uguale a +11°C.
Se questi 10 valori rappresentassero le sole temperature misurate sul pianeta in un medesimo giorno, ad una medesima ora, in zone differenti del pianeta, diremmo che la temperatura media è di +11°C. Se aumentiamo da 10 a 10mila, o a 100mila, o a un milione i punti di misura, otterremo un numero diverso, ovviamente, e non dimentichiamo che ad ogni minuto che passa quel numero cambia, perché sui vari punti del globo passano nuvole, oppure, no, c’è insolazione, oppure notte, ecc, ecc.

Quindi una registrazione simultanea di tutti i punti di misura ci darebbe una curva di difficile interpretazione, essendo un mix di temperature diurne e notturne, montane e marine, equatoriali e polari, ecc, ecc.

Ma restiamo sui nostri 10 numeri esemplificativi ed associamo ciascuno di loro ad un elemento DI MASSA / SUPERFICIE, cioè alla capacità fisica della zona in cui si fa la misura di irradiare calore, per effetto di massa/superficie, a parità di temperatura.
Temperature: +16, +22, +28, +36, +40, +5, +8, -10, -25 – 30.
Indice di massa: 20, 21, 25, 16, 12, 18, 20, 12, 10, 8
Moltiplichiamo ciascuna temperatura per il suo indice di massa, sommiamo i risultati e dividiamo per la somma degli indici di massa.
Somma prodotti massa x temperatura:
320, 462, 700, 576, 480, 90, 160, -120, -250, -240 = 2.178
Somma indici di massa : 162 ;
se divido 2.178 per 162 ottengo una temperatura media di +13,44°C
Una bella differenza !!!!

Proviamo ancora con altri numeri:
Temperature: +16, +22, +28, +36, +40, +5, +8, -10, -25 – 30.
Indice di massa: 12, 15, 20, 16, 5, 14, 10, 22, 18, 15
Somma prodotti massa x temperatura:
192, 330, 560, 576, 200, 70, 80, -220, -450, -450 = 888
Somma indici di massa : 147;
se divido 888 per 147 ottengo una temperatura media di +6,04°C
I numeri sono puramente casuali, tuttavia, usando il medesimo campione di temperature , ma PESANDOLO con la capacità termica della zona di cui vuole esprimere la temperatura, otteniamo numeri molto diversi di temperatura media equivalente, più rappresentativa della capacità della superficie del pianeta di irradiare calore verso l’atmosfera.

Ecco perché affermo che calcolare la MEDIA aritmetica di un qualsivoglia numero di campioni di temperatura sul pianeta NON HA ALCUN SENSO FISICO, perché non è la temperatura della fiammella di un fiammifero che può riscaldare l’atmosfera, ma il contributo termico complessivo di masse abbastanza omogenee di materia solida, liquida o gassosa, in funzione della loro superficie esposta, del loro calore specifico, della loro emissività radiante, e della capacità di trasmissione termica sottostante, tutti fattori fuori controllo, non misurabili, non calcolabili, non modellabili matematicamente.
La pretesa di poter esprimere un modello matematico di comportamento del clima del pianeta è la più grande opera di mistificazione e presunzione scientifica di tutti i tempi e si appoggia su affermazioni prive di fondamento ai fini climatici, come la misura delle temperature in punti discreti del globo, per non parlare delle mistificazioni e manipolazioni della realtà sul ruolo di gas definiti ad effetto serra, pur nella loro irrisoria concentrazione atmosferica, almeno ai fini climatici, e nell’assenza di caratteristiche fisiche e chimiche idonee ad esprimere un qualsivoglia effetto termodinamico diverso da quello della preponderante massa dei gas atmosferici principali, azoto ed ossigeno (99% !!!).

Ing. Franco Puglia

26 aprile 2024