LA VORAGINE INPS E LE PENSIONI DEGLI ITALIANI

Nel 2024, le entrate contributive dell’INPS sono state di circa 284 miliardi di euro, con una crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente. Queste entrate provengono da versamenti previdenziali dei lavoratori dipendenti e autonomi e, per il totale delle entrate complessive, sono integrate da trasferimenti statali. Dettagli sulle entrate:

  • Entrate totali dell’INPS 2024: ammontavano a 573,12 miliardi di Euro.
  • Entrate contributive: Di queste, 284,04 miliardi provenivano da contributi previdenziali.
  • Trasferimenti statali: Altri 180,74 miliardi da trasferimenti correnti dallo Stato. 

Questi numeri, rilevati tramite A.I. di Google, non sono congruenti, però.
La differenza tra le entrate totali dell’INPS e quelle contributive è pari a 289,08 miliardi di €, e tenuto conto dei trasferimenti statali mancano ancora all’appello 109 miliardi di €.
Da dove arrivano questi 109 miliardi di € di entrate in INPS? Il reddito degli italiani nel 2024 dovrebbe essere stato pari a 1.050.25 miliardi di €.
Altre fonti danno un reddito inferiore, comunque superiore a 1000 miliardi.

Se tutti i percettori di reddito avessero pagato la loro quota INPS, pari al 33% del loro reddito lordo, le corrispondenti entrate previdenziali INPS avrebbero dovuto essere pari a 346,58 miliardi di € invece di 284,04, ciò che significa che una parte dei produttori di reddito paga meno contributi INPS di altri, e infatti sappiamo che ci sono alcune categorie a cui vengono applicate aliquote inferiori, a cui dovrebbe corrispondere una pensione inferiore, a parità di reddito, quando entreranno in pensione.
Se INPS avesse incassato 346,58 miliardi di € lo sbilanciamento avrebbe dovuto essere di soli 226,54 miliardi di €, e con i trasferimenti statali di 180 miliardi lo sbilanciamento si sarebbe dovuto ridurre a 45,8 miliardi di € invece di 109.

I pensionati INPS nel 2024 erano 16,3 milioni, per cui ogni pensionato è costato mediamente di 35.160 €. Ma in realtà il valore medio delle pensioni erogate è pari a 22.331 €, quindi la gestione del sistema costerebbe per ogni pensionato 12.829 €, pari al 57,45% della pensione erogata ! Se moltiplichiamo il valore della pensione media per il numero dei pensionati otteniamo 364 milioni di €, una cifra di poco superiore ai 346,58 milioni di € che dovrebbe essere, ma non è, l’entrata previdenziale di INPS.
Ma le entrate INPS sono di soli 284 miliardi, e questo determina una insufficienza delle entrate previdenziali rispetto alle pensioni da erogare, una insufficienza determinata anche dai tanti SCONTI previdenziali fatti dai governi ad alcune categorie, che determinano un alleggerimento del carico contributivo a questi lavoratori, ma a spese di una insufficienza contributiva per pagare le pensioni attuali, oltre che una prospettiva futura di pensione inferiore per questi lavoratori.
Il divario tra stipendi lordi e stipendi netti si deve diminuire, nei limiti del possibile, dettato dal buon senso, alleggerendo la contribuzione fiscale, NON quella previdenziale.
Ma già, meno entrate fiscali per lo Stato significano meno soldi da sperperare nei mille percorsi della spesa pubblica, e allora si mettono in atto sgravi contributivi, riducendo le entrate dell’INPS, e creando un buco tra entrate ed uscite che poi lo Stato deve comunque colmare.
IL SISTEMA INPS VA RIFORMATO RADICALMENTE, e non può continuare ad essere una specie di ammortizzatore sociale, mescolando spesa previdenziale ed assistenziale, riducendo le aliquote contributive, allungando i tempi per l’entrata in pensione e riducendo il valore delle pensioni future. A cosa serve un governo di destra se non è capace di fare pulizia nel sistema INPS?
Tutti i numeri provengono da interrogazioni in rete a cui risponde la ricerca della I.A. di Google. In questo campo è difficile trovare congruenze tra i numeri delle varie fonti, per cui prendete ogni cifra per quel che vale, ma la sostanza del problema resta la stessa.

Ing. Franco Puglia
Milano, 27 novembre 2025

LE INSENSATEZZE FISCALI, E DELLE BUONE RAGIONI PER LAVORARE IN NERO .

LE INSENSATEZZE FISCALI, E DELLE BUONE RAGIONI PER LAVORARE IN NERO .

La NO TAX AREA è un limite di reddito imponibile IRPEF entro il quale non si paga IRPEF. E’ fissata ad 8’000 € e dovrebbe venire spostata ad 8.500 € ed il governo offre agli agricoltori in piazza una esenzione, solo per loro, sino a 10.000 €. Le attuali aliquote IRPEF partono dal 23% , una aliquota applicata su tutti i redditi che superano la quota esente, sino a 15.000 €, limite oltre il quale, ADESSO, scatta l’aliquota del 25%, sino alla soglia di 28,000 €, oltre la quale scatta l’aliquota del 35%. Il governo, nella sua magnanimità, vuole ridurre per il 2024 le aliquote da 4 a tre, portando l’aliquota del 23% sino alla soglia dei 28.000 €.
I vantaggi per i contribuenti sono irrisori.
Ma resta immutata la condizione ASSURDA in base alla quale non paghi IRPEF se resti sotto la soglia di reddito di 8,000, o forse adesso 8.500 €, MA ATTENTO A NON SUPERARLA ANCHE DI UN SOLO EURO !!! perché allora ricadi nella prima aliquota del 23%, CHE NON E’ CALCOLATA SULL’ECCEDENZA rispetto alla quota esente, MA SU TUTTO IL REDDITO, per cui il netto crolla immediatamente del 23%. Stessa cosa quale che sia la quota esente, con questo sistema fiscale DI MERDA … (si può dire di merda ? …).

Chi ne fa le spese NON è la stragrande maggioranza degli italiani che, per fortuna, supera di parecchio quella soglia di reddito (circa i 3/4 degli italiani contribuenti la superano) ma proprio la fascia più povera della popolazione che lavora e che dichiara un reddito comunque superiore, anche se non di molto, alla soglia di esenzione. Chi non la supera, non paga, e va bene così: parliamo di 8,8 milioni di italiani. Ma ci sono poco meno di altri 8 milioni di italiani collocati nella fascia tra 8,000 e 15’000 € di imponibile IRPEF, e questi pagano il 23% di IRPEF su un reddito già magro, al costo attuale della vita. Soluzione? Reddito in busta sino all’imponibile della soglia di esenzione, ed oltre questa TUTTO IN NERO, poco o tanto che sia.

E DOV’ERA LA SINISTRA, IL PARTITO DEI LAVORATORI E DELLE CLASSI MENO ABBIENTI, IN TUTTI QUESTI ANNI?
E DOV’E’ ADESSO, DI COSA DIAVOLO CIANCIANO EMY SCHLEIN O GIUSEPPE CONTE, PERCHE’ DI QUESTO NON SENTO PROFERIRE VERBO ?
E la destra populista di Meloni e Salvini non dovrebbe essere sensibile ai problemi CONCRETI dell’elettorato a reddito medio e medio basso, che paga ormai un livello di tasse non più sostenibile in rapporto al suo potere d’acquisto?

Sia CHIARO: abbassare le tasse COSTA una paccata di soldi in perdita di gettito fiscale, e con una TOP TAX alternativa al sistema in corso, con una sola ALIQUOTA UNICA del 36% applicata all’imponibile IRPEF, però DECURTATO di una quota fissa pari alla quota esente di 8.000 €, bisognerebbe aggiungere una decina di miliardi alla perdita di gettito prevista dal Ministero del Tesoro con la riformicchia in gestazione. Ma almeno non ci sarebbe più quell’assurdo scalone tra reddito esente e non esente, con una progressione fiscale molto moderata, che partirebbe da uno ZERO alla soglia di 8,000 per poi raggiungere gradualmente il 25% a quota 28.000 €. E per mettere in piedi una tale riforma, che semplifica PER TUTTI anche il calcolo dell’imposta dovuta, NON CI VUOLE NIENTE, se non una manciata di miliardi di rinuncia fiscale, che, NE SONO CERTO, si possono trovare eliminando una piccola parte delle tante devoluzioni e privilegi sparsi per il paese con le leggi “milleproroghe”.

GIORGETTI? CHE COSA ASPETTI? ( e fa anche rima …)

Ing. Franco Puglia

15 febbraio 2024