IL PACIFISMO DI CHI NON E’ COINVOLTO DALLA GUERRA

Si parla di aumentare la spesa militare in Italia ed ecco che il Papa, seguito dai “pacifisti” di ogni estrazione, ricompare con la sua retorica pacifista, legittima come invocazione religiosa, ma ipocrita come strategia civile, quando fondata sulla distanza presunta dal terreno insanguinato del conflitto, dove sono gli ALTRI che muoiono, non tu, che pensi di essere distante e ben protetto da drammi di questa portata.

Pensare di dover investire soldi in armamenti irrita anche me, e tanta altra gente, non soltanto i “pacifisti col culo degli altri”. Purtroppo, però, bisogna ammettere che i secoli di Storia che si susseguono uno dopo l’altro non hanno fatto “crescere” l’umanità sotto il profilo dell’etica della pace e del rigetto generalizzato dei conflitti bellici. Un’etica che, purtroppo, o coinvolge il 100% dell’umanità oppure non può esistere, perché la pace o è per tutti o per nessuno. E che possa essere per tutti è, chiaramente, utopico.

Detto questo, non basta dire “riarmiamoci”, facendo felici produttori e mercanti d’armi.
Le armi sono “strumenti” di una precisa politica di difesa organizzata, che deve precedere il riarmo, altrimenti diventa spreco di risorse a favore della lobby degli armamenti.
E qui si inserisce il discorso sull’Europa Unita, che non è la U.E. , ma una confederazione di stati autonomi sotto il profilo amministrativo, ma non sotto il profilo politico, perché l’Europa o diventa NAZIONE EUROPEA, o non è.
Ed essere una “Nazione” non implica necessariamente una totale omogeneità culturale, ma un’identità di valori fondanti, come quelli che richiama a gran voce Zelensky dalla sua terra distrutta dalle bombe. E questa identità di valori, derivata dal percorso storico europeo, che parte da Roma antica ed attraverso il Cristianesimo e la Rivoluzione Francese arriva sino ai giorni nostri, esiste, e questa identità deve avere luogo la vera SVOLTA EUROPEA, dal suo passato ottocentesco al 21° secolo, quello di un mondo popolato da oltre 8 miliardi di anime.

Gli Europei debbono schiacciare il piede sull’acceleratore di una VERA integrazione europea, con una sola politica estera ed una sola struttura di difesa integrata europea.
La questione Nato non dovrebbe essere in conflitto con questa visione, come qualcuno cerca invece di suggerire, perché le forze armate e le armi sono STRUMENTI, e come tali possono essere impiegati sotto qualsiasi bandiera, quella puramente europea o quella Nato. Non solo, se è vero che oggi sono i singoli paesi europei ad aderire, o meno, alla Nato, nulla vieta che, in un domani il più ravvicinato possibile, non possa e non debba essere la Nuova Europa a far parte della Nato, come tale, non come accozzaglia di staterelli europei.

IL SIBILO DEL SERPENTE RUSSO

Vladimir Putin AVREBBE scatenato questa guerra contro l’Ucraina per DIFENDERE i russi residenti nel Donbass e la Russia stessa dalle mire aggressive dell’Ucraina. Ma QUALI?

1. La NATO, anche ammesso che l’Ucraina potesse entrare a farne parte, è una organizzazione DIFENSIVA, solo per i suoi membri, NON OFFENSIVA, e che non sia tale lo ha dimostrato con questa guerra, tirandosi indietro di fronte alle reiterate richieste di intervento di Zelensky (no fly zone). Inoltre, che interesse può mai avere la Nato ad attaccare la Russia, in chiave meramente offensiva, e non difensiva, visto che gli USA sono ben lontani dal continente europeo ed asiatico e l’Europa ha interessi esclusivamente commerciali, che fioriscono con la cooperazione economica, non con i conflitti?

2. L’Ucraina è un piccolo paese, nei confronti della Russia, sotto ogni aspetto: popolazione, estensione territoriale, armamenti. Per QUALE MOTIVO l’Ucraina dovrebbe desiderare di attaccare la Russia? Se Putin crede questo davvero, dovrebbe anche spiegare per quale motivo l’Ucraina avrebbe un interesse in tal senso, oltre alle possibilità materiali di farlo.

3. Più comprensibile il millantato interesse verso i russofoni del Donbass, se non fosse che, forse, i conflitti locali potrebbero essere stati determinati da provocazioni sotterranee russe nell’area, volte a destabilizzarla. Un conflitto locale tra fazioni, neppure su base etnica, perché non esiste una differenza “etnica” tra russi ed ucraini, ma solo linguistica, non giustifica in alcun caso un intervento militare di questa portata.

Chiunque sia dotato di un minimo di intelligenza comprende bene che le istanze bellicose di Putin sono PRETESTUOSE e si spiegano soltanto in due modi:
– paranoia di gravità psichiatrica
– progetto imperialista territoriale
O entrambe le cose.

Ed informandosi un poco non è difficile scoprire come Putin non abbia mai fatto mistero delle sue ambizioni e della sua visione prospettica di una GRANDE RUSSIA, che recuperi il patrimonio di conquiste territoriali accumulato prima dagli ZAR e consolidato con l’URSS comunista. Una visione delle cose che può anche essere razionale, per quanto fuori dal tempo, sino a quando si limita alla sfera dell’immaginifico, ma che diventa demenziale quando si trasferisce, nel mondo di oggi, sul piano dell’azione militare di riconquista territoriale.

E’ così difficile per i russi capire queste cose e trarne le conseguenze, buttando nella spazzatura questo leader fuori di testa? Il conflitto tra Est ed Ovest nel ‘900 è stato determinato, almeno formalmente, dal comunismo, che ha spaccato il mondo in due blocchi contrapposti. Se il comunismo non si fosse proposto come movimento espansionista, capace quindi di corrompere anche nazioni governate secondo principi diversi, non ci sarebbe stato alcun conflitto. Gli Stati non vivono isolati dal resto del mondo e le relazioni economiche richiedono rapporti fluidi, che le grandi contrapposizioni ideologiche impediscono. Questo stimola la creazione di zone di influenza, per stabilire canali privilegiati e protetti di scambio commerciale. E questo determina anche il conflitto tra i blocchi contrapposti nei territori in cui ciascuno dei contendenti vanta specifici interessi.

Ma adesso? La Russia ha abbandonato il comunismo, pur non abbracciando la democrazia: la competizione economica al di fuori del proprio territorio può svolgersi secondo le regole del commercio mondiale, nel quale non troviamo tutti armati contro tutti per accaparrarsi ogni possibile mercato. Perciò la posizione russa nei mercati al di fuori della Russia che senso ha? La Russia può vendere quel che produce ovunque nel mondo, senza ostacoli, e può comprare ovunque quello che vuole comprare. Che scopo ha appoggiare regimi feroci, come quello di Assad in Siria, quando in condizioni più NORMALI potrebbe avere relazioni con la Siria non diverse da quelle di qualsiasi altro paese?

In verità le logiche che governano la politica internazionale, ancora oggi, sono IRRAZIONALI, perché fondate su modi di relazione economica tra stati che si basano sull’impiego della corruzione e della forza, piuttosto che non su logiche di mercato.
Il mondo è grande ed alla portata di tutti, ma c’è ancora chi persegue la creazione di aree di influenza in cui esercitare il proprio POTERE come tale, al di la dei benefici, o meno, che la popolazione possa ricavarne.

Ing. Franco Puglia

17 marzo 2022