LE GUERRE DEI PRESIDENTI USA DOPO IL 1945

Harry Truman (1945-1953, Democratico) è stato l’uomo della Guerra di Corea.
E la Corea era sotto attacco comunista, con la Cina alle spalle.

Dwight D. Eisenhower (1953-1961, Repubblicano) ereditò la Guerra di Corea e giunse all’armistizio ma impegnandosi nell’escalation della Guerra Fredda: aveva l’idea che gli americani dovessero essere più aggressivi nei confronti di Mosca.
E ancora una volta siamo al contrasto con il comunismo russo, e con la sua politica espansionistica su base ideologica.

John Fitzgerlad Kennedy (1961-1963, Democratico) portò in pochi mesi i consiglieri militari statunitensi in Vietnam da qualche centinaio a 16.000 e, di fatto, fu l’iniziatore del conflitto che avrebbe segnato l’America per generazioni. Fu anche il presidente della Baia dei Porci, e cioè del tentativo, fallito, di invadere la Cuba di Fidel Castro.
E ancora una volta siamo al contrasto con il comunismo russo, e con la sua politica espansionistica su base ideologica.

Lyndon Johnson (1963-1969, Democratico) fu colui che prese il posto di Kennedy e verrà ricordato per l’escalation della Guerra del Vietnam. Nel 1965, Johnson ordinò anche l’invasione della Repubblica Domenicana per rovesciare il governo socialista di Juan Bosch Gavino.
Ancora contrasto al comunismo, ed alla sua espansione.

Richard Nixon (1969-1974, Repubblicano) chiuse la guerra in Vietnam dopo un’escalation di bombardamenti a tappeto sulle città e le campagne del Nord e, segretamente, in Cambogia e Laos. Divenne, nonostante non lo avesse iniziato, il simbolo negativo di quel conflitto.
E ancora una volta siamo al contrasto con il comunismo, qui di marca cinese, e con la sua politica espansionistica su base ideologica.

Gerald Ford (1974 -1977, Repubblicano): in così poco tempo, il successore di Nixon non combattétecnicamente alcuna guerra, anche se chiese al Congresso il permesso di farne una. Infatti, nonostante gli accordi di Pace di Parigi del 1973, nel dicembre del 1974, le colonne militari nord-vietnamite si diressero verso il Sud e il governo sud-vietnamita chiese aiuto agli Usa. Ford allora decise l’intervento ma Capitol Hill disse di no.
Prosegue il contrasto al comunismo di marca cinese.

Jimmy Carter (1977-1981, Democratico): quando l’unione sovietica invase l’Afghanistan mandò aiuti militari segreti ai mujaheddin afghani, attraverso i sauditi e i pachistani.
Fu la sua guerra e l’embrione di quella che divenne la jihad di Osama Bin Laden contro gli Stati Uniti. Carter fallì anche il blitz militare per liberare gli ostaggi dell’ambasciata americana a Teheran.
Proseguimento del conflitto con la Russia, sia pure per via indiretta.

Ronald Reagan (1981-1989, Repubblicano), dopo aver chiuso la Guerra Fredda, fu protagonista di due azioni militari: l’invasione di Grenada nel 1983, decisa perché un regime filo marxista non si affiancasse a quello di cubano in quell’area; il bombardamento di Tripoli nel 1986 con l’obiettivo di colpire Gheddafi.
Prosegue il contrasto al comunismo di marca russa. Con Gheddafi si affacciano i problemi di mantenimento del controllo sulla maggiore area di produzione petrolifera del mondo.

George H. W. Bush (1989-1993, Repubblicano) combatté e vinse la prima guerra del Golfo, dopo l’invasione da parte di Saddam Hussein del Kuwait. Diede anche l’ordine di invadere Panama: nel dicembre del 1989, 24.000 soldati americani sbarcarono nel piccolo, ma importantissimo stato del Centroamerica per abbattere il dittatore Manuel Noriega.
Mantenimento del controllo petrolifero sui pasi del Golfo, sottraendoli a influenze russe.
Abbattimento di una dittatura feroce e scomoda.

Bill Clinton (1993-2001, Democratico) inviò e poi ritirò le truppe americane dalla Somalia.
Due anni dopo, ordinò i raid aerei contro i serbi di Bosnia per costringerli a trattare e, dopo gli accordi di Dayton, dispiegò una forza di pace nei Balcani. Nel 1998, in risposta agli attentati di Al Qaeda, per ritorsione fece bombardare obiettivi in Afghanistan e in Sudan.

Un anno dopo, il teatro di guerra tornò ad essere i Balcani: gli Usa furono protagonisti della Guerra del Kosovo e della caduta di Milosevic.
Lotta al terrorismo islamico e sottrazione di un’area dei Balcani all’influenza serba e quindi russa.

George W. Bush (2001-2009, Repubblicano) è il presidente delle due ultime guerre americane (a questo punto, “penultime”) in grande stile: Afghanistan e Iraq come risposta all’attacco delle Torri Gemelle. Se la prima ebbe l’appoggio di quasi tutti gli americani, la seconda invece venne largamente contestata dall’opinione pubblica statunitense e mondiale.
Lotta al terrorismo islamico.

Barack Obama (2009-2017, Democratico) è da subito contrario all’invasione dell’Iraq, eletto per far tornare le truppe a casa da Bagdad e Kabul, e vincitore del Nobel per la Pace, oltre ai noti interventi in Siria, Libia, Iraq e Afghanistan, ha bombardato anche lo Yemen, la Somalia e il Pakistan. Secondo alcuni analisti è stato il presidente americano che ha tenuto in guerra gli Stati Uniti per più tempo.
Lotta al terrorismo islamico.

L’UNICA RICETTA POSSIBILE PER UN CAMBIAMENTO

dI Aurelio Mustacciuoli 

Trump negli Stati Uniti e Milei in Argentina sono due casi che verranno studiati nelle università per decenni. Ci insegnano alcune lezioni che chiunque abbia a cuore libertà e benessere dovrebbe imparare:

1. Tutte le democrazie degenerano verso il socialismo. SEMPRE. Un buon indicatore per misurare lo stato di salute di una democrazia è l’indice di statalizzazione, ovvero il rapporto tra spesa pubblica e PIL. Altro indicatore importante è il livello di regolamentazione.
Più questi parametri sono alti, più la democrazia è malata.

2. Le democrazie non sono MAI in grado di riformarsi da sole senza leader politici forti e carismatici che impongano il cambiamento contro il deep state, ovvero l’apparato burocratico, politico, economico che è l’unico beneficiario della degenerazione democratica. Questi leader non possono che essere i nemici numero uno del deep state (se non lo sono, non sono le persone giuste).

3. L’unico modo affinché il leader di cui sopra alla fine non instauri una dittatura è che :
a) abbia un’etica sociale il più aderente possibile a un’etica libertaria
b) sia libero (give me money, give me power, give me title… I don’t care)
c) veda il suo impegno come una “missione” (il senso della sua vita).
Non c’è alcuna garanzia ex ante che questa condizione sia soddisfatta, si potrà verificarla solo ex post.

4. L’unico modo affinché il leader di cui sopra non sia schiacciato o ucciso dal deep state è che adotti una strategia populista volta ad abbattere il deep state e i suoi simboli e che ottenga su essa il consenso delle masse.

5. L’unico modo per ottenere il consenso delle masse in questa missione è che siano soddisfatte le seguenti condizioni:
a) ci sia una base popolare, anche piccola ma agguerrita, che ODI il socialismo e sia consapevole dei danni economici e sociali che inevitabilmente arreca
b) il leader ottenga visibilità sui mezzi di comunicazione di massa (un tempo le televisioni, oggi anche necessariamente i social);
c) la visibilità sia accompagnata da endorsement di influencer credibili e autorevoli presso ampie basi di follower; non basta infatti che l’influencer sia famoso e popolare (abbiamo visto l’inutilità degli endorsement di attori e cantanti), deve essere credibile e avere la fiducia dei follower come nel caso di giornalisti e podcaster indipendenti.
d) il leader crei una squadra di collaboratori leali e competenti, i migliori, che abbiano le sue stesse motivazioni e la sua stessa etica.

6. L’unico modo, una volta ottenuto il potere, per non perderlo immediatamente, è agire con incisività e totale trasparenza abbattendo effettivamente il deep state, SOSTITUENDO tutti gli esponenti di potere esecutivo (è sbagliatissimo cercare di farsi amici gli esistenti) ed esponendo TUTTE le loro malefatte alla pubblica opinione.

Ciò detto, esistono altre condizioni accessorie affinché una democrazia non soccomba a forze esterne:
a) abbia una economia forte, sia competitiva, tecnologica e con alto capitale umano.
b) sia pacifista, non imperialista, ma in grado di difendersi
c) persegua solo l’interesse dei suoi cittadini.

Questo articolo è la copia integrale di quello che scrive oggi in rete l’amico Aurelio Mustaccioli su FaceBook.
Io faccio mio il suo pensiero così lucidamente espresso.

Ing. Franco Puglia
9 febbraio 2025