LE INSENSATEZZE FISCALI, E DELLE BUONE RAGIONI PER LAVORARE IN NERO .

LE INSENSATEZZE FISCALI, E DELLE BUONE RAGIONI PER LAVORARE IN NERO .

La NO TAX AREA è un limite di reddito imponibile IRPEF entro il quale non si paga IRPEF. E’ fissata ad 8’000 € e dovrebbe venire spostata ad 8.500 € ed il governo offre agli agricoltori in piazza una esenzione, solo per loro, sino a 10.000 €. Le attuali aliquote IRPEF partono dal 23% , una aliquota applicata su tutti i redditi che superano la quota esente, sino a 15.000 €, limite oltre il quale, ADESSO, scatta l’aliquota del 25%, sino alla soglia di 28,000 €, oltre la quale scatta l’aliquota del 35%. Il governo, nella sua magnanimità, vuole ridurre per il 2024 le aliquote da 4 a tre, portando l’aliquota del 23% sino alla soglia dei 28.000 €.
I vantaggi per i contribuenti sono irrisori.
Ma resta immutata la condizione ASSURDA in base alla quale non paghi IRPEF se resti sotto la soglia di reddito di 8,000, o forse adesso 8.500 €, MA ATTENTO A NON SUPERARLA ANCHE DI UN SOLO EURO !!! perché allora ricadi nella prima aliquota del 23%, CHE NON E’ CALCOLATA SULL’ECCEDENZA rispetto alla quota esente, MA SU TUTTO IL REDDITO, per cui il netto crolla immediatamente del 23%. Stessa cosa quale che sia la quota esente, con questo sistema fiscale DI MERDA … (si può dire di merda ? …).

Chi ne fa le spese NON è la stragrande maggioranza degli italiani che, per fortuna, supera di parecchio quella soglia di reddito (circa i 3/4 degli italiani contribuenti la superano) ma proprio la fascia più povera della popolazione che lavora e che dichiara un reddito comunque superiore, anche se non di molto, alla soglia di esenzione. Chi non la supera, non paga, e va bene così: parliamo di 8,8 milioni di italiani. Ma ci sono poco meno di altri 8 milioni di italiani collocati nella fascia tra 8,000 e 15’000 € di imponibile IRPEF, e questi pagano il 23% di IRPEF su un reddito già magro, al costo attuale della vita. Soluzione? Reddito in busta sino all’imponibile della soglia di esenzione, ed oltre questa TUTTO IN NERO, poco o tanto che sia.

E DOV’ERA LA SINISTRA, IL PARTITO DEI LAVORATORI E DELLE CLASSI MENO ABBIENTI, IN TUTTI QUESTI ANNI?
E DOV’E’ ADESSO, DI COSA DIAVOLO CIANCIANO EMY SCHLEIN O GIUSEPPE CONTE, PERCHE’ DI QUESTO NON SENTO PROFERIRE VERBO ?
E la destra populista di Meloni e Salvini non dovrebbe essere sensibile ai problemi CONCRETI dell’elettorato a reddito medio e medio basso, che paga ormai un livello di tasse non più sostenibile in rapporto al suo potere d’acquisto?

Sia CHIARO: abbassare le tasse COSTA una paccata di soldi in perdita di gettito fiscale, e con una TOP TAX alternativa al sistema in corso, con una sola ALIQUOTA UNICA del 36% applicata all’imponibile IRPEF, però DECURTATO di una quota fissa pari alla quota esente di 8.000 €, bisognerebbe aggiungere una decina di miliardi alla perdita di gettito prevista dal Ministero del Tesoro con la riformicchia in gestazione. Ma almeno non ci sarebbe più quell’assurdo scalone tra reddito esente e non esente, con una progressione fiscale molto moderata, che partirebbe da uno ZERO alla soglia di 8,000 per poi raggiungere gradualmente il 25% a quota 28.000 €. E per mettere in piedi una tale riforma, che semplifica PER TUTTI anche il calcolo dell’imposta dovuta, NON CI VUOLE NIENTE, se non una manciata di miliardi di rinuncia fiscale, che, NE SONO CERTO, si possono trovare eliminando una piccola parte delle tante devoluzioni e privilegi sparsi per il paese con le leggi “milleproroghe”.

GIORGETTI? CHE COSA ASPETTI? ( e fa anche rima …)

Ing. Franco Puglia

15 febbraio 2024

PARLIAMO DI TASSE ?

Si torna a parlare di tasse, tra le altre cose, con la delega fiscale al governo per formulare una proposta di riforma fiscale i cui contenuti non sono ancora chiari, salvo il fatto che mancano le risorse e che ci sarà una gradualità applicativa. Il termine FLAT TAX sembra tramontato all’orizzonte, mentre si profila una generica quanto fumosa “riduzione del cuneo fiscale” ed una IRPEF con tre sole aliquote invece di cinque. Ma andiamo per ordine.

Il “cuneo fiscale” esprime la differenza tra stipendio netto in busta paga dei lavoratori dipendenti ed il costo sostenuto dal datore di lavoro. In questo differenziale le voci significative si chiamano IRPEF e contributi previdenziali, cioè INPS.

Cosa significa ridurre il cuneo fiscale?
O riduci l’IRPEF, o il contributo INPS, o entrambe le cose.


Si può ridurre il contributo INPS? Si, ma meglio di no, perché già adesso è insufficiente a finanziare la spesa pensionistica e, comunque, a conti fatti, il monte dei versamenti individuali INPS, con le aliquote attuali, nel corso di una vita lavorativa, anche se venisse accumulato e distribuito tal quale, non basta già adesso a sostenere un trattamento pensionistico decente per il periodo di vita media dei cittadini oltre l’età pensionabile.
Se viene fatto, poi lo Stato deve compensare, come già fa, attingendo dalla fiscalità generale, cosa non equa, visto che pagano TUTTI i cittadini per retribuire soltanto i pensionati, circa 16 milioni su 60 milioni di cittadini.

Si può ridurre l’IRPEF? Si, risorse di bilancio permettendo, e questa è la sola cosa che ha senso, ma allora, per favore, SMETTIAMOLA DI PARLARE DI CUNEO FISCALE !

Ma in che modo ridurre l’IRPEF?
La FLAT TAX, se intesa come aliquota unica, senza introdurre altre manipolazioni, come bonus, detrazioni, deduzioni, e via cantando, è iniqua ed incostituzionale, visto che la Costituzione prevede una imposizione fiscale progressiva in funzione del reddito.
Prevengo l’obiezione, scontata, secondo cui anche con una aliquota unica i redditi più elevati pagano più tasse dei redditi più bassi.
Si, ma è vero anche per le imposte sui consumi (IVA) e tuttavia l’IVA è una TASSA PIATTA sui consumi, non una tassa progressiva.
Un’IRPEF a tre sole aliquote invece di cinque è una colossale sciocchezza; è una semplificazione, ma sotto il profilo dell’equità nell’imposizione fiscale è assurda: infatti determina tre gradoni invece di cinque gradini, aumentando la discontinuità tra scaglioni di reddito. I gradini dovrebbero essere il maggior numero possibile, meglio ancora se infiniti, introducendo una gradualità costante nella progressione dell’aliquota fiscale.

Non si può fare? Certo che si può fare, invece, semplificando.
Basta introdurre un calcolo aritmetico da scuola elementare, con una aliquota unica applicata al reddito imponibile, certo non il 15%, ma più elevata, ed una detrazione fissa abbastanza sostanziosa, elevando l’attuale limite di non imponibilità fiscale dei redditi più bassi, quelli che già da soli, prima delle tasse, non bastano ad arrivare a fine mese. Nicola Rossi, del Bruno Leoni, ci ha scritto sopra un intero libro, di cui esiste una mia recensione.
Ho fatto calcoli abbastanza accurati sui redditi nazionali (fonti MEF) confrontando l’imposizione attuale e quella possibile, con le variazioni risultanti per tutti gli scaglioni di reddito, e con le relative riduzioni di gettito fiscale. Si può fare, partendo da questi soli due parametri, da modificare anno dopo anno, per arrivare a regime senza scassare la finanza pubblica, dando il tempo di trovare risorse abbattendo la spesa pubblica non indispensabile, alias “spending review”, senza la quale non può esistere una riforma fiscale se non in aggravio per il contribuente.

Se il governo Meloni introdurrà un’IRPEF a tre gradini, alcune categorie di reddito pagheranno più tasse, non meno tasse, a meno di non ridurre drasticamente TUTTE le aliquote, con una perdita di gettito fiscale insostenibile, altro che accise …
La reazione dell’opinione pubblica non si farebbe attendere e sarebbe ben motivata. Si tradurrebbe in una perdita di consensi per la destra al governo. E’ questo che vanno cercando? Non credo.
Allora sarà meglio che si diano una svegliata e la smettano di ascoltare i suggerimenti forse anche pilotati di alcuni funzionari pubblici che, non dimentichiamolo, sono quelli di IERI, perché non sono elettivi, sono dipendenti pubblici a concorso, inamovibili, e non cambiano con l’orientamento politico della maggioranza.

In politica, se devi comunque rischiare di perdere consenso, tanto vale fare scelte coraggiose ed utili al Paese.

Ing. Franco Puglia
23 agosto 2023