LA PRIGIONE ARABA DI GAZA

GAZA E’ UNA PRIGIONE?
FORSE E’ VERO, MA I SUOI CARCERIERI SONO ARABI.

Chi se non altri arabi tiene prigionieri i Gazawi nell’enclave di Gaza? E non da adesso: da sempre, cioè da quando esiste Israele.
Mercenari al soldo di tutte le bandiere, arabe e non, da sacrificare al posto dei propri concittadini per tenere sempre vivo il conflitto arabo-israeliano. Chi impedisce ai Gazawi di lasciare Gaza, ormai un cumulo di macerie sotto i bombardamenti israeliani?
Gli altri arabi, è palese. I confini con gli altri paesi arabi sono sbarrati per loro, Egitto in testa.
Gli Israeliani non li trattengono, non gli impediscono di fuggire da Gaza, anzi, li incoraggiano a farlo. E molti sono fuggiti, mentre molti altri no, perché ostacolati da Hamas, che ha bisogno di scudi umani, che ha bisogno di vittime arabe a buon mercato.
Preferiscono rischiare la morte sotto i bombardamenti. Ma perché?

Il confine con l’Egitto è blindato: temono di esseri uccisi dai “fratelli egiziani” se tentassero di passare il confine? Morire per mano araba è un disonore, mentre morire per mano israeliana è un onore, fa di te un martire e ti spedisce dritto in Paradiso?
Per l’Egitto, accogliere centinaia di migliaia di arabi di Gaza sarebbe un grosso problema.
E’ comprensibile, sotto ogni aspetto, non ultimo quello economico. Ma allora, tutti gli stati del mondo che sono disposti a riconoscere uno “stato palestinese”, fuor d’ipocrisia malcelata, perché non offrono SOLDI all’Egitto per aiutarlo ad accogliere questa massa di disperati dalla patria virtuale, evitando il “genocidio” ?
In futuro, magari, quando e se la “patria palestinese” avrà anche un territorio, ed un ordinamento giuridico e governativo, allora potranno lasciare l’Egitto, togliendo il disturbo.

No? Le parole non costano nulla, mentre gli aiuti economici …..
Allora, politici miserabili di tutto il mondo, CUCITEVI LA BOCCA, TACETE, ed affondate nel fango che vi ha generato.

Ing. Franco Puglia
22 settembre 2025

LA CULTURA ISLAMICA ED I CONFLITTI DEL NOSTRO SECOLO

L’Islam dovrebbe essere una RELIGIONE, ma è soprattutto una cultura politica, che affonda le sue radici nella Storia dei popoli delle regioni nordafricane, da cui ha origine.
L’ispirazione religiosa monoteistica, derivata da quella cristiana, è irrilevante ai fini della comprensione dell’Islam. Tutte le religioni, nessuna esclusa, affondano le loro radici nella cultura originaria della popolazione del territorio in cui hanno avuto origine.
I popoli nordafricani vivono, notoriamente, in territori difficili, prevalentemente desertici, con poche risorse alimentari, scarsità di acqua e di selvaggina con cui nutrirsi, contrariamente ad altri territori del mondo. Per questo motivo i primi insediamenti umani in quei territori si sono raccolti attorno alle sorgenti d’acqua, dove questa si poteva raggiungere scavando dei pozzi, preziosi, da difendere anche a costo della vita.
E poi una agricoltura povera, e l’allevamento di ovini, che si accontentano di erba povera come alimento per sopravvivere. In queste popolazioni la sola forma possibile di organizzazione sociale era quella tribale: piccole comunità governate da una figura maschile dominante, formate da uomini che collaboravano tra loro pur difendendo la povera proprietà familiare, unica fonte di sostentamento. Donne prive di ogni ruolo di potere, biologicamente predestinate alla procreazione, alla cura della prole, ai lavori domestici. Schiave …

Anche altrove, in passato, le cose non andavano molto diversamente, ma in territori più ricchi di risorse naturali lo sviluppo produttivo, economico e sociale poteva essere più rapido e meno povero. In ogni caso l’organizzazione sociale era analoga, ma i gruppi umani molto più numerosi (villaggi, città, stati) .
In Nord Africa, territorio povero per sua natura, le cose non si sono mai evolute, sino alla scoperta del petrolio. In precedenza, sotto lo stimolo politico religioso dell’Islam, queste popolazioni hanno avuto un periodo di espansione territoriale che le ha condotte a ricercare altrove fonti di ricchezza, in Oriente come nel sud europeo.
E’ stata l’epoca dello sviluppo culturale islamico, ma in seguito ….

Nel ‘900, la scoperta dei pozzi petroliferi sotto le sabbie dei deserti ha cambiato la faccia di questo mondo arcaico, ma solo per pochi, solo di facciata, non nella sostanza.
La cultura non è cambiata, imprigionata nelle regole ferree di una religione nata con obiettivi ben diversi da quelli compatibili col nostro tempo. Non solo: c’è stata una prima fase di apertura, determinata dalla dilagante ricchezza petrolifera e dai crescenti rapporti col mondo occidentale, ma poi le porte si sono richiuse, si è prodotto un rigetto del mondo occidentale con un ritorno diffuso ad un Islam integralista.
Infatti la ricchezza non ha coinvolto tutti in quei paesi, ma è sta accentrata a dismisura nei poteri tribali tradizionali che governavano, ed ancora governano, queste comunità umane.
Il ritorno all’integrale rispetto del dettato musulmano ha riportato indietro le lancette dell’orologio, ha restituito le donne al loro regime di sottomissione totale, enfatizzata dall’abbigliamento monacale, che era stato largamente abbandonato, ed ha prodotto una diffusa ostilità verso la cultura occidentale, mentre anche all’interno del mondo musulmano le diverse tendenze a sfondo religioso si sono radicalizzate (Sunniti, Sciti, ecc).

Nonostante la ricchezza immensa offerta dai giacimenti petroliferi, questi paesi non sono riusciti ad evolvere, economicamente e socialmente. I governi sono rimasti ancorati alla concezione totalitaria del potere, con tutto quello che l’accompagna, cioè l’atteggiamento bellicoso nei confronti dei vicini, la militarizzazione spinta, a sostegno del potere, e tutto quel che segue. Le condizioni di vita in questi paesi sono rimaste povere, ed hanno prodotto una tensione migratoria crescente verso quell’Occidente non amato, ma ricercato per le prospettive di crescita che offre. Ma la cultura che accompagna i migranti non è cambiata.

Dopo il 1945, con il reinsediamento degli Ebrei in Palestina, e la costruzione dello Stato di Israele, il conflitto che è sorto immediatamente tra i nuovi arrivati e le popolazioni arabe locali ha determinato quello che ben conosciamo, e che si è tradotto nell’incendio di Gaza dei giorni nostri. Ma da molti anni il conflitto arabo-israeliano ha determinato la radicalizzazione delle posizioni e la produzione di nuclei di terroristi islamici un poco ovunque nel mondo. Il mondo occidentale avanzato è stato gradualmente contaminato da queste e da altre popolazioni di migranti, portatori di culture diverse, poco compatibili tra loro. La maggiore incompatibilità è certamente quella tra occidentali originari e musulmani, perché si tratta dell’impronta culturale più lontana dalla nostra rispetto a tutte le altre.

Il conflitto a Gaza, dove gli Israeliani stanno radendo al suolo la città, per cancellare una volta e per sempre questo conglomerato di terrorismo arabo organizzato (Hamas) ha tuttavia prodotto quello che Hamas si aspettava, ed a cui puntava, collaborando di fatto alla decimazione del suo stesso popolo in un conflitto senza vie d’uscita.
L’esodo della popolazione di Gaza verso il nulla, mentre i “fratelli musulmani” di Egitto e degli altri paesi arabi li respingono, stimolerà nuovi flussi migratori di questa gente verso l’Europa, con l’appoggio neppure velato di tanta parte della popolazione minus habens europea che ha il cuore ferito dalle sofferenze di queste genti, complici degli orrori di Hamas, che hanno applaudito, invece di cercare di opporsi. Ed i comandamenti “umanitari” del mondo civile impediranno ai governi di ostacolare duramente questi flussi, rispedendoli al mittente, ed a quanti hanno contribuito nel corso del tempo a FORMARE i sentimenti di questa gente in chiave anti-israeliana, sacrificando loro, invece di rischiare in prima persona.
E noi Europei ci ritroveremo alle porte di casa il peggio del mondo arabo, quelli che neppure loro vogliono, ma che i minus habens di casa nostra sono pronti ad accogliere, non a casa loro, naturalmente, ma a casa degli altri, come sempre.

Ing. Franco Puglia
21 settembre 2025