Il caso di Silvia Romano, ritornata in Italia dopo circa un anno e mezzo di prigionia nelle mani di un gruppo somalo di Al Shabaab, è l’occasione per l’ennesima distinzione tra “destra” e “sinistra” politica. La giovane è stata recuperata attraverso un percorso non ancora chiarito, dietro pagamento di un riscatto cospicuo (ma la cifra non è stata divulgata) ed al suo arrivo in Italia, vestita da musulmana tradizionalista, la giovane dichiara come prima cosa di essere stata trattata bene dai suoi rapitori e di essersi convertita all’Islam per sua scelta. Trascuro altri dettagli.
Ora, vista la sua “vocazione” a spendere la sua vita in Kenya, nei villaggi di quella regione del mondo, vista la sua “conversione spontanea” all’Islam, vien da chiedersi perché sia tornata in Italia, paese notoriamente non di matrice musulmana, e vien da chiedersi perché pagare, noi, un costoso riscatto per una persona che ha abbracciato una diversa cultura, che possiamo anche tollerare sul suolo patrio, ma che per evidenti motivi non ospitiamo con entusiasmo.
A me appare di ogni evidenza che la ragazza sia stata plagiata dai suoi carcerieri, perché lei non aveva altra scelta, se voleva sopravvivere. Solo che si può simulare l’adesione ad una fede, per poi liberarsi del fardello appena possibile, oppure una mente debole, e questo pare essere il caso, può venire manipolata, trasformata, sino a restituire una persona diversa da quella di partenza, pur con le medesime sembianze. Non è stato il primo caso, e non sarà l’ultimo.
Sin qui una storia come tante altre, in cui si può discutere circa l’opportunità di cedere al ricatto di rapitori, sopratutto quando sono le scelte imprudenti della vittima a favorire il rapimento, andando per propria scelta in territori non presidiati e frequentati da bande criminali.
Su una simile storia non dovrebbero esserci divergenze di opinioni in funzione della propria appartenenza politica: un cittadino italiano commette una grave imprudenza, ne paga le conseguenze, lo Stato cede ad un ricatto e paga per la sua liberazione, il rapito ne esce sconvolto, plagiato, potenzialmente irresponsabile di se e perfino pericoloso, se radicalizzato. Cosa c’entrano le opinioni politiche in questo? E invece c’entrano.
In funzione dell’appartenenza politica le opinioni si dividono: a destra sentimenti di condanna per la “conversione” e di rivendicazione di un costo sostenuto per liberare una persona che, a conti fatti, non aveva bisogno di essere liberata, stando alle sue dichiarazioni. A sinistra parole di comprensione per il dramma umano della ragazza e di “rispetto” per le sue “libere” scelte in materia religiosa.
Ma l’elemento di divisione sta qui: nella sua conversione all’Islam.
Da una parte l’avversione senza mezzi termini verso una “religione” che, visibilmente, si occupa non tanto dello spirito delle persone quanto della loro sottomissione politica e civile ad un sistema di regole che a noi “laici” appaiono come minimo medievali, e come massimo ferocemente esecrabili. A sinistra, invece, la sottomissione all’Islam appare totale: mai vera condanna di qualsiasi misfatto, ma sempre “comprensione per la diversità”, distinzioni formali tra i “veri” musulmani ed i loro terroristi, non diversa da quella storica tra i comunisti ed i “compagni che sbagliano”, anch’essi terroristi.
Perciò nelle reazioni della Sinistra italiana le dichiarazioni della ragazza riguardano soltanto lei e la sua coscienza, cosa che sarebbe anche vera se si trattasse di una situazione diversa, in cui una cittadina italiana decidesse, a seguito di un suo travaglio interiore e senza interventi esterni di forzatura, di abbracciare una certa religione. Ma non è questo il caso: come faceva Silvia Romano, prigioniera, a scegliere “liberamente” una qualsiasi cosa. Oppure NON era prigioniera, ed allora è complice di un simulato rapimento che al Paese è costato dei bei soldi.
E quindi l’interrogativo è : perché la sinistra italiana, orfana del PCI e di un partito “cattolico” si mostra così tenacemente morbida nei confronti di un’ideologia (l’Islam) che si dice religiosa ma è eminentemente politica, “razzista”, perché antisemita, non meno di quei nazisti tanto esecrati dalla stessa sinistra, che si erano diretti verso il medesimo bersaglio dei musulmani nordafricani?
E perché essere tanto inclini a fare qualsiasi cosa, soprattutto se a spese altrui, nei confronti del terzo mondo, che ospita certamente un proletariato di diversa etnia, ma non solo quello, e non ha il monopolio del proletariato, che abbonda anche nel nostro territorio?
In questo atteggiamento rientra anche il favoreggiamento dell’immigrazione nel nostro paese, le continue istanze di concessione dei diritti di nazionalità italiana, o comunque di permesso di soggiorno quasi permanente.
Ed il mio interrogativo resta: perché essere tanto interessati alle famiglie dei nostri vicini di casa, trascurando interamente i membri della propria famiglia? Non lo capisco: sarà un mio limite.
Franco Puglia – 12.5.2020