LA VERA FACCIA DI MARIO DRAGHI

Mi sono sempre chiesto chi fosse quest’uomo, dall’aspetto impenetrabile, con una maschera che copre qualsiasi emozione. Emozioni forse assenti, che un burocrate europeo non può permettersi, e perciò dimenticate. Ma quello che pensa comincia ad emergere, assieme alla sfera degli interessi che si nasconde dietro questo personaggio enigmatico.

Gli apprezzamenti per Greta Thunberg e per gli obiettivi da lei sottesi erano in parte dovuti, ma forse anche no. Dovuti, o meno, nella misura in cui la politica di Draghi sia o meno in sintonia con una certa politica europea, quella della NUOVA SINISTRA, che dopo le lezioni tedesche forse potremmo chiamare LIBERAL-SOCIALISTA, assumendo che una coalizione tra socialisti, verdi e liberali assuma il governo della Germania nelle prossime settimane.

Una coalizione in cui si sposano il neo-ecologismo della sinistra europea e quello scontato dei verdi, con l’acquiescenza dei Liberali, che sperano almeno di limitare i danni sul piano economico.
Il termine liberal-socialista è una contraddizione in termini, ma è forse la connotazione del mondo che ci aspetta, fondato sul liberismo in economia, con la libera circolazione di prodotti, capitali, imprese e persone in tutto il mondo, unitamente ad una economia di sussistenza, necessaria a tenere in vita masse sempre più numerose di cittadini tagliati fuori dal mondo della produzione di reddito, per invecchiamento o per obsolescenza professionale, o per declino economico strutturale, anche di ordine geografico.

Questo liberal-socialismo, poi, si tinge di verde, dando spazio alle istanze in stile “gretino”, della serie :”salviamo il mondo; non voglio scendere”, istanze che sottendono un business multimiliardario quanto effimero, che si scontrerà entro pochi anni con l’inconsistenza delle sue stesse premesse, ma serve ad alimentare flussi monetari in alcune tasche, tagliandone fuori altre, però.

E questo new deal si sposa con il concetto di “economia circolare”, che prevede di abbattere gli sprechi, con il reimpiego di oggetti usati, dimenticando che se non si produce il nuovo i produttori perdono lavoro, reddito, quindi possibilità di sopravvivenza, salvo essere inglobati nel calderone della sussistenza di stato, che però non è senza fondo, salvo ricorrere alla stampa illimitata di valuta, che finisce di distruggere un sistema già in dissoluzione.

E nessuno, e dico NESSUNO, pare avere voce per poter fermare tutto questo, tantomeno il nostro Mario Draghi, che mi pare allineato ed autorevole interprete di questo new deal.

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