CULTURA NOZIONISTICA E CAPACITA’ COGNITIVE

Se pesco nella mia memoria ai tempi della scuola affiorano ricordi che non la descrivono come un tempio della cultura e della formazione intellettuale dei suoi studenti, anzi.
I programmi scolastici erano mediocri, prevalentemente nozionistici e poco orientati a stimolare la formazione di sinapsi essenziali a sviluppare le capacità creative, di analisi e di sintesi delle informazioni apprese nel corso degli studi e della vita.
Imparare a memoria, e recitare quanto registrato. Io non la chiamo formazione.
basti pensare che nelle scuole elementari imparare le poesie a memoria era parte non trascurabile dell’insegnamento. Forse stimolavano la memoria, ma forse la memoria si può stimolare anche in altro modo.

I docenti erano talvolta buoni, talvolta mediocri, talvolta pessimi.
La qualità dei docenti e quindi degli studi calava da nord a sud.
Ricordo l’episodio di un ragazzino del sud che entrò nella mia scuola media a Milano con una pagella zeppa di 9 e 10, lasciando stupefatta l’insegnate di lettere.
Venne bocciato dopo il primo anno di frequenza …
La differenza di valutazione era abissale; la scuola da cui proveniva non aveva fatto da filtro, e/o non era stata all’altezza di offrire una formazione decente.

In ogni caso la formazione scolastica era più indirizzata a far digerire nozioni che non a stimolare il ragionamento. Certo, non era sempre così: c’erano insegnanti che non si limitavano a far digerire nozioni, ma stimolavano gli studenti ad esprimersi, a commentare, a spiegare quanto avevano capito. Anche la matematica, una disciplina che appare arida, può essere uno strumento di grande stimolo delle capacità cognitive: la maggior parte dei ragazzi, forse, la trova ostica, la respinge, eppure sarebbe ESSENZIALE per la formazione di TUTTI i cervelli, quale che sia la professione futura.
E ricordo di aver avuto un’insegnante di matematica DIVERSA che sapeva spiegarla come se si trattasse di andare tutti assieme alla scoperta di un continente sconosciuto, con tutto il fascino della scoperta.

Col tempo le cose non sono migliorate, ma peggiorate. Me ne resi conto quando ero ancora molto giovane, studente universitario, scoprendo che da un certo momento in poi la mia ex scuola aveva iniziato a massacrare di bocciature gli studenti che accedevano a quell’ordine di studi, cosa mai accaduta prima. Le nuove generazioni erano state formate poco e male, e venivano falcidiate dalla selezione della scuola superiore. Ma poi, anche li, le cose cambiarono.
Questo processo NON è stato casuale, ma il prodotto di una NUOVA CULTURA di matrice comunista che si stava diffondendo nel paese.
TUTTI dovevano avere accesso a TUTTI i gradi di istruzione, anche se erano capre.
Certo, c’era anche una SELEZIONE DI CLASSE, che c’è sempre stata, che c’è ancora, perché i rampolli delle famiglie più abbienti e più acculturate riuscivano, e riescono, in un modo o nell’altro, a formare meglio la loro prole. La nuova cultura equalitarista, esplosa nel 1969, spazzò quel poco di cultura della formazione selettiva che esisteva nel paese, allargando a dismisura le maglie della rete selettiva, facendo passare pesci piccoli e grossi, geni e capre, tutti insieme.

E siamo ai giorni nostri, e quel che SI DICE in giro in merito alla formazione scolastica, prima, e professionale, poi, della popolazione, lascia sgomenti.
I nodi vengono al pettine soprattutto nel mondo del lavoro, visto che la scuola non filtra, e da quel che sento pare non lo faccia neppure l’Università che, non potendo bocciare tutti, pena la sua stessa scomparsa, promuove in massa.
Le statistiche che circolano e che ci confrontano con altri paesi sono impietose.
Sono passati decenni da quel lontano 1971 in cui riuscii a laurearmi in ingegneria nel bel mezzo di una crisi sistemica del mondo della formazione e del lavoro. Non c’è mai stata una riscossa, una ripresa che ci facesse risalire i gradini di una china sulla quale eravamo già avviati. Adesso siamo finiti nel METAVERSO di Zuckerberg, la cultura nasce nel WEB, la comunicazione si sviluppa sui social, soprattutto su quelli più futili, oppure attraverso i MEDIA manipolati, e la classe dirigente del paese, quella docente, quella politica, sono già il prodotto di quel processo di degrado che ci ha condotto ai giorni nostri.

E scoppia il caso di ChatGPT, un portale basato su intelligenza artificiale, immaginata da creativi del digitale, per colmare i vuoti nella capacità di elaborazione delle menti comuni; una intelligenza artificiale unica, per sostituire le intelligenze naturali degli esseri umani, per semplificare la loro vita, per sgravarli della fatica di pensare.
Tu non devi pensare, ma obbedire, dicevano sotto le armi. Ecco: in maniera più sottile si cerca di farlo anche con i civili. Un processo in atto da decenni con lo sviluppo massiccio ed invasivo della pubblicità, che attraverso la RETE ha assunto caratteristiche nuove, controllando passo per passo gli orientamenti di ciascun di noi per produrre quello che cerchiamo e proporci quello che possiamo gradire, anche se non lo stavamo ancora cercando.
Ma Chat GPT è di più: è un esempio applicativo degli algoritmi di intelligenza artificiale al di fuori delle applicazioni per le quali questa tecnologia è nata e verso le quali erano indirizzate le ricerche, o almeno così si spera.
Ci sono controlli di macchina complessi, che richiedono calcoli velocissimi ed in quantità considerevole che nessun essere umano potrebbe mai affrontare; i computers sono nati per questo: non siamo andati a piedi sulla luna, e neppure in groppa a Pegaso …
Ma qui si tratta di capire che queste tecnologie vorrebbero, adesso, sulla scorta di ChatGPT, rimpiazzare molti processi cognitivi umani, FORNENDO RISPOSTE che non si limitano a pescare informazioni nel mucchio di un Database, ma risposte meditate, RAGIONATE, quindi anche orientate, secondo le inclinazioni dell’algoritmo che le governa.

Potenzialmente noi possiamo, oggi, sostituire un potere umano, formato da umani senzienti, con un potere tecnologico, formato da circuiti elettronici e software, avendo trasferito a questa macchina digitale tutte le informazioni e tutti gli strumenti per prendere le decisioni che prenderemmo noi a fronte dei medesimi input.
Il problema è che se sono degli umani a farlo, classifichi queste informazioni e decisioni come scelte umane DI PARTE, non oggettive ed obiettive, ma se lo fa una macchina non c’è discussione: quello è. Ed una macchina non si può neppure mandare a casa alle prossime elezioni politiche …
I peggiori incubi prefigurati dalla fantascienza si stanno affacciando al nostro tempo.
Possiamo scacciarli, interrompendo il processo, oppure lasciarli proliferare facendoci sommergere, sino a quando sarà troppo tardi per potersi ancora difendere.


Ing. Franco Puglia
2 aprile 2023







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