
Non dispongo di dati certi e quindi le considerazioni qui espresse sono di principio.
L’Italia, e non solo l’Italia, importa mano d’opera straniera, in gran parte africana, da impiegare come manovalanza a basso costo nei campi. In Italia, sento dire, il fenomeno è particolarmente diffuso in Puglia e nel napoletano, regioni agricole per eccellenza.
Le condizioni di vita di questa manovalanza sono da quarto mondo, non da paese civile. Questa gente non ha altri redditi, non ha casa, famiglia, niente; vive quindi come può, ad un livello simile a quello delle favelas sudamericane o africane.
E vengono pagati pochi Euro al giorno per il loro lavoro.
Qualcuno dirà: domanda ed offerta; vengono pagati in funzione della domanda di lavoro (numerosa) e dell’offerta di lavoro (più limitata).
Ma NON è vero, perché la pressione migratoria viene facilitata e stimolata da organizzazioni criminali di trafficanti di esseri umani, e senza queste “porte aperte” l’offerta di lavoro sarebbe più contenuta ed il suo costo sarebbe più alto.
Ed anche: a casa loro vivevano non diversamente da qui, nelle loro favelas.
Si, può essere vero, ma questo non giustifica la creazione di favelas italiane.
Ed anche: se non venissero pagati poco i prodotti agricoli costerebbero molto di più, e quindi non verrebbero prodotti in questi territori ma ancora di più all’estero.
Vero, a condizione che i prodotti dei mercati esteri siano liberi di entrare in Italia in quantità.
In altri termini: noi tolleriamo un’immigrazione incontrollata, che va ad ingrossare le fila della manovalanza a basso costo e quelle della piccola e grande criminalità, (non esclusivamente questo, ma in maniera significativa) con l’obiettivo di rifornire un serbatoio umano di manovalanza che consenta di competere contro i mercati internazionali, riproducendo in un paese che “si dice civile” le condizioni di vita del quarto mondo. Tutto questo per mantenere relativamente basso il livello di alcuni generi alimentari e decisamente alto il livello dei margini di profitto della complessa filiera distributiva, dalla produzione al consumo.
Forse dovremmo accettare un prezzo più alto al consumo, dopo aver ridimensionato la filiera distributiva, contingentando le importazioni dall’estero e pagando la manovalanza, italiana e straniera, con un salario decente, che tenga conto della condizione UMANA che un lavoro anche umile comporta. Un ragionamento di stampo socialista?
NO. Un ragionamento di ordine umanitario che non è, e non deve essere, estraneo ad una DESTRA LIBERALE E DEMOCRATICA, nella quale io mi colloco.
E, guarda caso, sin qui è stata la sinistra italiana a favorire il traffico di esseri umani, non ostacolandolo in alcun modo, mentre è stata la destra leghista (Salvini) quella che ha cercato di fermare questi traffici.
Questa tematica, purtroppo, è assente nel pensiero politico della destra, anche di quella liberale, che non se ne occupa, imbevuta di liberismo che non ammette repliche, in cui lo schiavismo reale diventa un trascurabile dettaglio in un percorso ideologico che non ammette ostacoli sul cammino della concorrenza. Ma la concorrenza è ALTRO: la concorrenza è quella di Luna Rossa e di New Zeland, una gara onesta muovendo dagli stessi blocchi di partenza. Lo sfruttamento dei più deboli a vantaggio di altri non ha niente a che vedere con la concorrenza. E se è vero che fermare qui lo schiavismo non lo cancella ma lo trasferisce altrove, bene, trasferiamolo altrove, lontano dagli occhi e dal cuore, perché non possiamo salvare il mondo, ma almeno possiamo non renderci complici delle sue tante efferatezze.
Ing. Franco Puglia
15 marzo 2021