MILANO DA BERE? FORSE, MA NON PER LE STRADE, GRAZIE.

Al Sindaco di Milano Giuseppe Sala
(sindaco.sala@comune.milano.it)
(transizioneambientale@pec.comune.milano.it)
e p.c.
Al Prefetto di Milano Renato Saccone
(protocollo.prefmi@pec.interno.it)
Milano, l’impegno della prefettura per il territorio e la sua comunità | Ministero dell‘Interno

Questa è un’istantanea di come si presentano i pressi di una fermata della MM5 (Bicocca) ai passanti che accedono alla Metropolitana. Ma è soltanto una delle infinite fotografie che si potrebbero scattare. La zona è sommersa dai resti dei bivacchi serali e notturni di soggetti inqualificabili, che scaricano sul territorio la loro spazzatura, in larga misura bottiglie di birra con le quali si ubriacano, più o meno, per annaffiare forse l’assunzione di altri stupefacenti, ma anche in loro assenza, basta e avanza.

Le bottiglie di vetro vengono abbandonate ovunque, questo anche favorito dalla quasi totale assenza di bidoni di raccolta rifiuti di AMSA che non li colloca per sua scelta, con la scusa che molti cittadini li utilizzerebbero per conferire rifiuti generici invece di fare la differenziata domestica. Il vetro è fragile, si rompe in mille pezzi, ed anche quando AMSA passa per raccogliere il pattume riversato sulle strade, raccogliere i cocci di vetro è difficile quando non impossibile.
Io, cittadino, raccolgo quotidianamente qualche bottiglia di vetro, come posso, per allontanarla da dove andrà sicuramente in frantumi, e non so dove collocarla, salvo andare alla ricerca di un contenitore da qualche parte, con le bottiglie in mano ed il cane al guinzaglio, cosa non agevole. Cane che rischia ad ogni istante di subire ferite profonde ai polpastrelli, come tutti gli altri cani, cosa già accaduta.
Il DEGRADO colpisce in particolare le zone circostanti alle aree VERDI, quelle aree verdi che, nel racconto del sindaco e della sua Giunta, dovrebbero caratterizzare la Milano Green, e che sono invece il polo di attrazione degli sbandati che le usano come deposito di spazzatura. AMSA fa quel che può, e quello per cui viene pagata, non di più, e comunque ex post.

E TUTTO QUESTO IN UNA CITTA’ CHE CONTA IN ORGANICO OLTRE 2800 ADDETTI ALLA POLIZIA MUNICIPALE.

Una volta i Milanesi li chiamavano Ghisa.
DOVE SONO I GHISA ? Non ne vedo più uno in circolazione da anni. 2800 !!!

E non servono per comminare assurde multe per divieto di sosta, ma per
IL CONTROLLO DEL TERRITORIO, utile in ore serali e notturne, non diurne.

La città è stata abbandonata nelle mani della parte peggiore della sua popolazione residente, formata in larga misura da immigrati, più spesso irregolari, gente senza arte ne parte, spesso anche senza fissa dimora, priva di qualsiasi cultura e con abitudini riprovevoli, che non perdono per il solo fatto di trovarsi in una città con millenni di Storia sulle sue strade. Nel mio quartiere, oltre all’ubriachezza serale, ha ormai preso piede la consuetudine di sparare petardi ad ogni piè sospinto, cosa che terrorizza i cani del quartiere.
Con il mio cane ho dovuto ricorrere ad un veterinario specialista ed a psicofarmaci, perché l’animale non voleva più uscire di casa la sera. Qui l’orientamento politico non c’entra: la tolleranza nei confronti del degrado urbano, della spazzatura, della delinquenza, ecc,
NON HA COLORE POLITICO.

Io chiedo al Sindaco di Milano, e con questo credo di avere con me la cittadinanza milanese tutta, di spedire per le strade i 2800 Ghisa pagati con le tasse dei cittadini, non per muovere scartoffie, nell’era digitale, ma per presidiare il territorio, giorno e notte, per restituire a Milano un minimo di decoro, quello che aveva conquistato in un passato non remoto, e che pare completamente smarrito.

Ing. Franco Puglia

Milano, 14 Febbraio 2023

IL NUOVO SCHIAVISMO

Non dispongo di dati certi e quindi le considerazioni qui espresse sono di principio.
L’Italia, e non solo l’Italia, importa mano d’opera straniera, in gran parte africana, da impiegare come manovalanza a basso costo nei campi. In Italia, sento dire, il fenomeno è particolarmente diffuso in Puglia e nel napoletano, regioni agricole per eccellenza.
Le condizioni di vita di questa manovalanza sono da quarto mondo, non da paese civile. Questa gente non ha altri redditi, non ha casa, famiglia, niente; vive quindi come può, ad un livello simile a quello delle favelas sudamericane o africane.
E vengono pagati pochi Euro al giorno per il loro lavoro.

Qualcuno dirà: domanda ed offerta; vengono pagati in funzione della domanda di lavoro (numerosa) e dell’offerta di lavoro (più limitata).
Ma NON è vero, perché la pressione migratoria viene facilitata e stimolata da organizzazioni criminali di trafficanti di esseri umani, e senza queste “porte aperte” l’offerta di lavoro sarebbe più contenuta ed il suo costo sarebbe più alto.
Ed anche: a casa loro vivevano non diversamente da qui, nelle loro favelas.
Si, può essere vero, ma questo non giustifica la creazione di favelas italiane.
Ed anche: se non venissero pagati poco i prodotti agricoli costerebbero molto di più, e quindi non verrebbero prodotti in questi territori ma ancora di più all’estero.
Vero, a condizione che i prodotti dei mercati esteri siano liberi di entrare in Italia in quantità.

In altri termini: noi tolleriamo un’immigrazione incontrollata, che va ad ingrossare le fila della manovalanza a basso costo e quelle della piccola e grande criminalità, (non esclusivamente questo, ma in maniera significativa) con l’obiettivo di rifornire un serbatoio umano di manovalanza che consenta di competere contro i mercati internazionali, riproducendo in un paese che “si dice civile” le condizioni di vita del quarto mondo. Tutto questo per mantenere relativamente basso il livello di alcuni generi alimentari e decisamente alto il livello dei margini di profitto della complessa filiera distributiva, dalla produzione al consumo.

Forse dovremmo accettare un prezzo più alto al consumo, dopo aver ridimensionato la filiera distributiva, contingentando le importazioni dall’estero e pagando la manovalanza, italiana e straniera, con un salario decente, che tenga conto della condizione UMANA che un lavoro anche umile comporta. Un ragionamento di stampo socialista?
NO. Un ragionamento di ordine umanitario che non è, e non deve essere, estraneo ad una DESTRA LIBERALE E DEMOCRATICA, nella quale io mi colloco.
E, guarda caso, sin qui è stata la sinistra italiana a favorire il traffico di esseri umani, non ostacolandolo in alcun modo, mentre è stata la destra leghista (Salvini) quella che ha cercato di fermare questi traffici.

Questa tematica, purtroppo, è assente nel pensiero politico della destra, anche di quella liberale, che non se ne occupa, imbevuta di liberismo che non ammette repliche, in cui lo schiavismo reale diventa un trascurabile dettaglio in un percorso ideologico che non ammette ostacoli sul cammino della concorrenza. Ma la concorrenza è ALTRO: la concorrenza è quella di Luna Rossa e di New Zeland, una gara onesta muovendo dagli stessi blocchi di partenza. Lo sfruttamento dei più deboli a vantaggio di altri non ha niente a che vedere con la concorrenza. E se è vero che fermare qui lo schiavismo non lo cancella ma lo trasferisce altrove, bene, trasferiamolo altrove, lontano dagli occhi e dal cuore, perché non possiamo salvare il mondo, ma almeno possiamo non renderci complici delle sue tante efferatezze.

Ing. Franco Puglia

15 marzo 2021