LE FURBATE DEI BONUS STATALI


La pratica dei “bonus” messa in atto dai governi di sinistra è quanto di più riprovevole si possa immaginare nella gestione della cosa pubblica. Soldi travestiti da regalia, con finalità elettorali, che non piovono dal cielo, ma sempre, solo e soltanto dalle tasche dei contribuenti, e vengono distribuiti secondo criteri discutibili, spesso distorcendo il mercato, privilegiando alcune lobbies.
Rientrano in questa categoria i bonus con detrazione fiscale del 50% di una certa spesa nell’arco di 10 anni, oppure, peggio ancora, il rimborso statale del 110% della spesa effettuata, come detrazione fiscale in 5 o 10 anni.

Il cittadino consumatore abbocca all’esca che appare allettante: spendere la metà del dovuto, grazie alla detrazione dalle spese fiscali annue …
Però 10 anni sono tanti, e se la spesa non è elevata il risparmio su base annua appare trascurabile. Questo anche perché l’alternativa allo scarico fiscale del 50% di una fattura che vale 100 può essere un pagamento in misura ridotta, senza fattura, magari di 80, o anche meno, senza dover aspettare. Ma se lo Stato consente la cessione del credito del consumatore al fornitore, ed il fornitore accetta, allora il consumatore paga solo 50, in una vola sola, subito, ed è fatta.

Il fornitore, però, in genere non ha una capienza di debito fiscale annuo tale da poter assorbire il 50% di una parte del suo fatturato scaricandolo fiscalmente in 10 anni!
Però, se una banca, a sua volta, acquista quel credito, anche a fronte di un certo costo …
Allora si può fare: il fornitore fattura 100, il cliente paga 50, la banca acquista il credito residuo di 50, il fornitore incassa 100 e tutti vissero felici e contenti. Le banche hanno un utile percentuale anche ridotto sul loro giro d’affari, ma in termini assoluti ed in termini di debito fiscale sono grosse cifre, e possono quindi assorbire il credito fiscale di parecchie aziende, a fronte di un benefit, quale che sia.
Se anche la banca compra a 40 un credito di 50, può valerne la pena.
Il fornitore incassa 90, ma “che valore esprime questo 90” ?

Qui scatta la “furbata”, perché basta “gonfiare” il prezzo e far pagare al cliente il 50% di un prezzo gonfiato, mentre il fornitore incassa 50+40 e la banca 10. Lo Stato pagherà 40+10 in termini di minor gettito fiscale dalla banca. E se lo Stato incassa di meno, visto che le sue spese crescono sempre, o fa altro debito o riduce i servizi. Chi ne fa le spese siamo tutti noi.

Gonfiare i prezzi è pratica comune in molti settori, soprattutto in quello termotecnico, quello coinvolto dalle promozioni, stimoli e bonus volti al risparmio energetico, con interventi edilizi sugli edifici oppure sugli impianti termici. Il prezzo che un installatore termoidraulico paga al grossista per l’acquisto di materiale termoidraulico può superare allegramente il 50% del prezzo di listino del fornitore, arrivando anche al 70%. Il prezzo al cliente finale non è mai pari al listino: c’è sempre uno sconto, che fa credere al cliente di ricevere un buon trattamento, ma parliamo di un 10, forse 20%.

Capite che, a questo punto, partire con offerte ai clienti basate su prezzi gonfiati diventa un grande affare per le imprese, che non debbono più scontare i prezzi, perché lo sconto lo offre lo Stato. Chi ci guadagna non è il cliente, che paga sempre lo stesso prezzo finale, o poco meno, ma il fornitore, che può gonfiare i prezzi facendo passare inosservata la cosa, visto che sperare in un controllo di congruità da parte dello Stato è mera illusione, anche perché un bene materiale o un lavoro possono avere qualsiasi prezzo, in funzione della qualità dell’opera, e non è possibile determinare uno standard in funzione del tipo di prodotto.

In pratica lo Stato ha costruito la base su cui innestare un malcostume commerciale a danno delle entrate statali e ad esclusivo, o prevalente, vantaggio delle lobbies, utilizzando SOLDI PUBBLICI, cioè soldi NOSTRI, quelli rapinati con le tasse o rastrellati a NOSTRO debito. Perciò, quando vi imbattete in queste situazioni, chiedete diverse offerte, SENZA facilitazioni statali, a prezzi netti e scontati da mettere in concorrenza.
Solo alla fine, quando avrete selezionato un fornitore, con il miglior rapporto prestazione/prezzo allora potete chiedergli se può acquistare il vostro credito de 50% verso lo Stato, e a quali condizioni, tenendo conto che, forse, potreste farlo direttamente voi con la vostra banca.

Insomma. Occhio ai soliti furbetti, sempre in agguato.

Ing. Franco Puglia

16 aprile 2021

UNA FOTOGRAFIA SINTETICA DELLE IMPRESE ITALIANE

Due tabelle con i dati delle imprese italiane nel 2018, con dati economici, numero di imprese e numero di addetti.
Ci sono alcune discrepanze tra i numeri, perché pur essendo una sola la fonte (ISTAT) le elaborazioni da cui sono tratti i numeri sono diverse, ed i conti non quadrano sempre, anche nelle somme, ma pazienza. Manca interamente il dato su “Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata”, perché nel sito di Istat il riferimento nel sommario va ad una tabella sbagliata, non riferita a questo settore merceologico.

Al netto delle imprecisioni emergono con prepotenza i dati macroeconomici:
1. Il 98% delle imprese ha meno di 20 dipendenti (quindi quasi tutte) mentre il fatturato è suddiviso 1/3 circa tra i tre gruppi.
2. In base al costo procapite delle ore lavorate, le piccole imprese sono molto più competitive di quelle grandi.
3. Le attività manifatturiere propriamente dette occupano meno di 4 milioni di addetti (circa il 25% del totale).
4. Le altre attività economiche occupano i 3/4 degli addetti, mostrando uno squilibrio strutturale tra manifatturiero e servizi, i cui costi, spesso, gravano sul manifatturiero.
5. Commercio, alloggio e ristorazione, turismo e supporto alle imprese sono ai primi tre posti in termini occupazionali tra i servizi.

A mio avviso è il quadro di una struttura economica sbilanciata sul terziario, che fotografa un paese poco manifatturiero e quindi fragile, perché i servizi, in genere, non si esportano nel mondo, mentre le merci si.



ANNO 2018






Attività manifatturiereN° impreseN° addettiAdd/Imp
Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature)67.123547.0298
Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature n.c.a.20.609466.07623
Industrie alimentari51.302407.1678
Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia28.737202.3827
Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche9.730178.55818
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi2.272167.23074
Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature35.377157.9564
Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi18.177150.7458
Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche8.019149.73119
Fabbricazione di articoli in pelle e simili14.723147.62510
Fabbricazione di mobili17.558131.8588
Altre industrie manifatturiere28.717122.9674
Metallurgia3.333116.51835
Industrie tessili12.627114.2749
Fabbricazione di prodotti chimici4.343110.41425
Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio25.34099.0764
Fabbricazione di altri mezzi di trasporto2.50197.73739
Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi4.85988.34418
Stampa e riproduzione di supporti registrati14.55282.1046
Fabbricazione di carta e di prodotti di carta3.64072.78720
Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici46061.989135
Industria delle bevande3.39741.39512
Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio29610.32535
Totale377.6923.724.28710




Altre attività economiche


Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli1.072.0953.423.1873
Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione331.2991.558.5865
Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese153.4651.384.9389
Costruzioni493.0181.307.3853
Attività professionali, scientifiche e tecniche764.8401.305.3052
Trasporto e magazzinaggio120.7791.128.8909
Sanità e assistenza sociale307.319931.0013
Servizi di informazione e comunicazione107.175578.5585
Altre attività di servizi211.205484.4702
Attività immobiliari235.732298.4721
Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento9.237203.50322
Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento72.523188.7663
Istruzione34.484112.7993
Estrazione di minerali da cave e miniere2.00029.20115
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (settore D)


Totale3.915.17112.935.0613



Totale generale4.292.86316.659.3484

La lettura dei numeri così aggregati si presta a diverse considerazioni, non univoche,
e quindi le mie interpretazioni sono strettamente personali.

Tra le attività economiche NON manifatturiere figurano ai primi posti come numero di addetti proprio le attività che sono state bloccate dall’epidemia, ed i numeri sono importanti: il numero di addetti del commercio, da solo, equivale a quello di tutta la parte manifatturiera ! Quello alberghiero e della ristorazione vale circa il 50% degli addetti del manifatturiero. Significa che la crisi epidemica, con il fermo di queste attività, infliggerà un colpo mortale all’occupazione complessiva ed a quella nel settore, che si riprenderà, ma con tempi non brevi e forse mai completamente. Ed i disoccupati da questi settori si aggiungeranno a quelli precedenti, innescando una bomba sociale che non tarderà ad esplodere. Il ridicolo pannicello sindacale della sospensione dei licenziamenti, scaricando i costi sulla cassa integrazione, non può durare a lungo, e le imprese che, al 98% sono piccole imprese con meno di 20 addetti, non possono sostenere neppure un addetto in più dello stretto necessario.

Prepariamoci al peggio mentre la politica dovrebbe dichiarare lo STATO D’EMERGENZA ECONOMICO e provare ad immaginare quali strumenti adottare per contenere l’ondata di piena quando arriverà.

Ing. Franco Puglia – 9 Aprile 2021