Sorprende che ad un periodo di siccità seguano alluvioni di immense proporzioni. Nessuna spiegazione certa, ma ne azzardo una: la MOLLA ATMOSFERICA. Cosa intendo dire? La siccità chiama siccità, ed il terreno si surriscalda, producendo correnti calde ascensionali che tengono lontane le correnti fredde ed inducono ulteriore siccità. Come una molla che si sta caricando e comprime …. cosa? Vapore acqueo. Il vapore acqueo è trasparente se non condensa. Il cielo è azzurro, ma il vapore acqueo è sopra la nostra testa, caldo però, non condensato. Poi irrompe una corrente d’aria fredda in quota ed investe quest’area di vapore concentrato. Cosa immaginate che possa accadere? Quello di cui stiamo facendo esperienza. Ai Caraibi, sul mare, in pieno oceano, nella stagione estiva fa molto caldo. L’evaporazione marina è massiccia, e le correnti ascensionali confinano il vapore in strati alti della troposfera. Non è visibile, ma c’è. Poi ecco che scendono correnti da nord, dal polo, senza trovare ostacoli, e si scontrano con queste masse di vapore. Si scatena l’inferno. Accade ogni anno: le tempeste tropicali spazzano l’oceano e le coste orientali nord e centro americane, con le conseguenze che conosciamo. Colpa della CO2 ? Bastaaaaaaa !!!
Il pianeta attraversa un periodo di marcata instabilità termica determinata da numerose concause e tra queste c’è ANCHE quella umana, non a causa della CO2, ma perché consumiamo tantissima energia, che va a finire TUTTA in calore ceduto all’aria. Quanto pesa questo contributo? E chi lo sa … Possiamo farci qualcosa? Realisticamente no, perché poco importa quale sia la fonte di calore, se fossile, nucleare o idraulica: sempre calore è. Possiamo ridurre in maniera significativa i consumi mondiali di energia, con 8 miliardi di umani, demograficamente in aumento? NO !!! Allora cerchiamo di attrezzarci per resistere al meglio a questi eventi catastrofici e che la fortuna ci assista.
Stiamo attraversando una nuova stagione di siccità, e non è la prima. Il livello di fiumi e laghi è ai minimi storici. In montagna, in Valle d’Aosta, dove sono presenti montagne glaciali con altezza superiore ai 4000 m i torrenti sono ridotti a ruscelli. E non piove … Colpa sempre della CO2? Del famigerato “effetto serra” prodotto (ma non è vero) dai gas della combustione degli idrocarburi?
Proviamo a ragionare da UMANI e non da scimpanzè. La siccità è un flagello che ha sempre colpito l’umanità, da quando ha memoria di se. Ed in passato neppure si sapeva cosa fossero gli idrocarburi, tantomeno il loro sfruttamento intensivo. Un “umano” direbbe che, se un fenomeno si è sempre verificato, anche quando era assente una specifica ed ipotetica causa, quella causa NON è una causa, al massimo è una concausa, ad essere generosi. Anche gli scimpanzé sanno che piove sempre sul bagnato. Un vecchio detto popolare, formulato quando la gente sapeva quel che diceva, oppure taceva, il quale ci racconta come le precipitazioni siano rare sui deserti e frequenti dove c’è una vegetazione rigogliosa, quindi acqua in abbondanza. Tipico esempio: la foresta pluviale tropicale o equatoriale. Ma perché non piove sui deserti (o solo molto raramente) ? Per il semplice motivo che l’assenza di vegetazione fa si che il terreno si surriscaldi sotto l’azione solare e quindi produca correnti ascensionali d’aria calda che respingono e formazioni nuvolose e/o comunque non favoriscono la condensazione dell’umidità atmosferica. Pensate che questo fenomeno si osserva persino a Milano, dove può piovere attorno alla città, ma verso le aree centrali, più calde per la densità di abitazioni, le correnti d’ari ascensionali impediscono la condensazione piovosa. Non sempre, certo, ma spesso si. Ricordo distintamente un fenomeno suggestivo osservato volando da nord a sud lungo la costa peruviana, vicinissimo al mare. A destra, cioè a ovest, sul mare, una fitta coltre di nubi scure lo sovrastava, ma a ridosso della costa si fermavano, e ad est, a sinistra, il cielo era azzurro terso. Il territorio era desertico e caldo, e le correnti ascensionali formavano una barriera insormontabile per le nuvole provenienti dal mare.
Tutto questo ci racconta come il clima venga influenzato dalle temperature al suolo, che dipendono anche dalle attività umane (vedasi esempio di Milano) ma non solo. Ci sono aree vaste poco antropizzate (a partire dalla catena alpina) dove la temperatura al suolo non è elevata e dove le precipitazioni non dovrebbero trovare ostacoli. Quindi? Inoltre, se è vero, ed è credibile che lo sia, che la temperatura del pianeta sia salita, mari in particolare, è matematico che si formi più vapore acqueo in atmosfera e questo, di norma, deve ricadere al suolo sotto forma di pioggia o neve, a meno che non si disperda nello spazio. Solo che le formazioni nuvolose non vanno dove vogliamo noi, ma dove le sospingono le correnti, che dipendono dalle differenze di temperatura al suolo ed in alta troposfera. Un sistema estremamente complesso dove appare difficile indagare sulle cause. I meteorologi seguono con i satelliti le formazioni nuvolose, in forma e spostamento, e misurano temperatura e pressione al suolo nei vari territori. In base a queste informazioni hanno modelli matematici che suggeriscono l’evoluzione dei fenomeni, ma niente che indaghi sulle cause primarie che hanno determinato gli effetti osservabili. L’attività vulcanica del pianeta, ad esempio, mi pare venga totalmente ignorata, specie quella sottomarina. Non so dire, inoltre, se la radiazione solare sia davvero costante come si pretende: mi pare strano che lo sia, visti i processi nucleari caotici che la determinano. Non credo che servano grandi variazioni di irraggiamento per determinare cambiamenti nelle correnti troposferiche. Conta anche la quota delle nubi e dei venti: accade spesso che le formazioni nuvolose siano troppo basse e, se provenienti da nord-ovest aggirano la catena alpina occidentale per trovare poi uno sbocco su quella orientale, a quote più basse. In Alto Adige la piovosità è da sempre, a mia memoria, superiore a quella valdostana.
In fin dei conti, diciamo che NON SAPPIAMO per quali motivi dobbiamo affrontare in alcune regioni un calo vistoso delle precipitazioni, mentre in altre, ma solo in alcuni periodi dell’anno, le precipitazioni sono così abbondanti da essere devastanti. Il pianeta si comporta secondo la sua natura, come ha sempre fatto, e cambia comportamento, di quando in quando, per ragioni a noi sconosciute, ma comunque complesse. Ciò che noi possiamo fare è soltanto affrontare, adattando le nostre infrastrutture al comportamento del pianeta, senza la pretesa di poter influire sui fenomeni naturali. Visto che siamo in un periodo nel quale la tendenza è quella di attribuire all’impatto umano sul pianeta le cause di tutti i fenomeni, andiamo per esclusione, analizzando seriamente quali elementi di origine umana possono avere effetti QUANTITATIVAMENTE rilevanti, e misurabili, ripetibili, su elementi ambientali, accantonando quelli che non ne hanno, ed affrontando quelli per cui si possa dimostrare in maniera incontrovertibile, obiettiva e non ideologica, che abbiano l’effetto negativo immaginato. Tenendo presente che ogni cambiamento ha un PREZZO da pagare in termini umani e di stile di vita, ed occorre valutare se il prezzo sia congruo, oppure eccessivo in rapporto al beneficio.
E diamo un taglio alle chiacchiere, che si ripetono sui Media, per passare ai FATTI. Progetti concreti, da mettere in campo ADESSO, non in futuro, per contenere il deflusso delle acque piovane, fluviali, ecc verso il mare. Progetti concreti di riforestazione, con un progressivo ritorno al legname come materiale da costruzione edilizia al posto del cemento, dando quindi allo sviluppo forestale anche una chiave di ritorno economico. Meno bovini al pascolo e più alberi. Meno letame, che non guasta anche ai fini dell’inquinamento delle acque, e se il consumo di carne scende ne guadagna la salute. Le foreste assorbono calore solare, sviluppano evaporazione, umidità, che si salda con quella atmosferica favorendo lo sviluppo di canali di precipitazione pluviale. STOP alla lotta insensata contro la CO2, ed a tutto quello che trascina con se. La CO2 aiuta lo sviluppo vegetale; abbiamo bisogno di acqua e di CO2 per stimolarne la crescita in un circuito virtuoso. Se bruciamo combustibili fossili, massima attenzione all’abbattimento degli inquinanti, cosa possibile, e via libera all’immissione di CO2 in atmosfera. Gli ossidi di azoto vanno abbattuti per quanto possibile trasformandoli in sali azotati, che poi altro non sono che concime per i vegetali. Essere AMBIENTALISTI è questo, non farneticare manipolando le proprie pulsioni ostili ai signori del petrolio, beati loro. Si che c’è petrolio e gas c’è speranza: quando finirà, si torna al Medio Evo.