ARIDA ESTATE : RESPONSABILITA’ UMANE?

Stiamo attraversando una nuova stagione di siccità, e non è la prima. Il livello di fiumi e laghi è ai minimi storici. In montagna, in Valle d’Aosta, dove sono presenti montagne glaciali con altezza superiore ai 4000 m i torrenti sono ridotti a ruscelli. E non piove …
Colpa sempre della CO2? Del famigerato “effetto serra” prodotto (ma non è vero) dai gas della combustione degli idrocarburi?

Proviamo a ragionare da UMANI e non da scimpanzè.
La siccità è un flagello che ha sempre colpito l’umanità, da quando ha memoria di se. Ed in passato neppure si sapeva cosa fossero gli idrocarburi, tantomeno il loro sfruttamento intensivo.
Un “umano” direbbe che, se un fenomeno si è sempre verificato, anche quando era assente una specifica ed ipotetica causa, quella causa NON è una causa, al massimo è una concausa, ad essere generosi.
Anche gli scimpanzé sanno che piove sempre sul bagnato.
Un vecchio detto popolare, formulato quando la gente sapeva quel che diceva, oppure taceva, il quale ci racconta come le precipitazioni siano rare sui deserti e frequenti dove c’è una vegetazione rigogliosa, quindi acqua in abbondanza. Tipico esempio: la foresta pluviale tropicale o equatoriale.
Ma perché non piove sui deserti (o solo molto raramente) ?
Per il semplice motivo che l’assenza di vegetazione fa si che il terreno si surriscaldi sotto l’azione solare e quindi produca correnti ascensionali d’aria calda che respingono e formazioni nuvolose e/o comunque non favoriscono la condensazione dell’umidità atmosferica.
Pensate che questo fenomeno si osserva persino a Milano, dove può piovere attorno alla città, ma verso le aree centrali, più calde per la densità di abitazioni, le correnti d’ari ascensionali impediscono la condensazione piovosa. Non sempre, certo, ma spesso si.
Ricordo distintamente un fenomeno suggestivo osservato volando da nord a sud lungo la costa peruviana, vicinissimo al mare. A destra, cioè a ovest, sul mare, una fitta coltre di nubi scure lo sovrastava, ma a ridosso della costa si fermavano, e ad est, a sinistra, il cielo era azzurro terso. Il territorio era desertico e caldo, e le correnti ascensionali formavano una barriera insormontabile per le nuvole provenienti dal mare.

Tutto questo ci racconta come il clima venga influenzato dalle temperature al suolo, che dipendono anche dalle attività umane (vedasi esempio di Milano) ma non solo. Ci sono aree vaste poco antropizzate (a partire dalla catena alpina) dove la temperatura al suolo non è elevata e dove le precipitazioni non dovrebbero trovare ostacoli. Quindi?
Inoltre, se è vero, ed è credibile che lo sia, che la temperatura del pianeta sia salita, mari in particolare, è matematico che si formi più vapore acqueo in atmosfera e questo, di norma, deve ricadere al suolo sotto forma di pioggia o neve, a meno che non si disperda nello spazio.
Solo che le formazioni nuvolose non vanno dove vogliamo noi, ma dove le sospingono le correnti, che dipendono dalle differenze di temperatura al suolo ed in alta troposfera.
Un sistema estremamente complesso dove appare difficile indagare sulle cause.
I meteorologi seguono con i satelliti le formazioni nuvolose, in forma e spostamento, e misurano temperatura e pressione al suolo nei vari territori. In base a queste informazioni hanno modelli matematici che suggeriscono l’evoluzione dei fenomeni, ma niente che indaghi sulle cause primarie che hanno determinato gli effetti osservabili.
L’attività vulcanica del pianeta, ad esempio, mi pare venga totalmente ignorata, specie quella sottomarina.
Non so dire, inoltre, se la radiazione solare sia davvero costante come si pretende: mi pare strano che lo sia, visti i processi nucleari caotici che la determinano. Non credo che servano grandi variazioni di irraggiamento per determinare cambiamenti nelle correnti troposferiche.
Conta anche la quota delle nubi e dei venti: accade spesso che le formazioni nuvolose siano troppo basse e, se provenienti da nord-ovest aggirano la catena alpina occidentale per trovare poi uno sbocco su quella orientale, a quote più basse. In Alto Adige la piovosità è da sempre, a mia memoria, superiore a quella valdostana.

In fin dei conti, diciamo che NON SAPPIAMO per quali motivi dobbiamo affrontare in alcune regioni un calo vistoso delle precipitazioni, mentre in altre, ma solo in alcuni periodi dell’anno, le precipitazioni sono così abbondanti da essere devastanti.
Il pianeta si comporta secondo la sua natura, come ha sempre fatto, e cambia comportamento, di quando in quando, per ragioni a noi sconosciute, ma comunque complesse.
Ciò che noi possiamo fare è soltanto affrontare, adattando le nostre infrastrutture al comportamento del pianeta, senza la pretesa di poter influire sui fenomeni naturali.
Visto che siamo in un periodo nel quale la tendenza è quella di attribuire all’impatto umano sul pianeta le cause di tutti i fenomeni, andiamo per esclusione, analizzando seriamente quali elementi di origine umana possono avere effetti QUANTITATIVAMENTE rilevanti, e misurabili, ripetibili, su elementi ambientali, accantonando quelli che non ne hanno, ed affrontando quelli per cui si possa dimostrare in maniera incontrovertibile, obiettiva e non ideologica, che abbiano l’effetto negativo immaginato.
Tenendo presente che ogni cambiamento ha un PREZZO da pagare in termini umani e di stile di vita, ed occorre valutare se il prezzo sia congruo, oppure eccessivo in rapporto al beneficio.

E diamo un taglio alle chiacchiere, che si ripetono sui Media, per passare ai FATTI.
Progetti concreti, da mettere in campo ADESSO, non in futuro, per contenere il deflusso delle acque piovane, fluviali, ecc verso il mare.
Progetti concreti di riforestazione, con un progressivo ritorno al legname come materiale da costruzione edilizia al posto del cemento, dando quindi allo sviluppo forestale anche una chiave di ritorno economico. Meno bovini al pascolo e più alberi. Meno letame, che non guasta anche ai fini dell’inquinamento delle acque, e se il consumo di carne scende ne guadagna la salute.
Le foreste assorbono calore solare, sviluppano evaporazione, umidità, che si salda con quella atmosferica favorendo lo sviluppo di canali di precipitazione pluviale.
STOP alla lotta insensata contro la CO2, ed a tutto quello che trascina con se. La CO2 aiuta lo sviluppo vegetale; abbiamo bisogno di acqua e di CO2 per stimolarne la crescita in un circuito virtuoso.
Se bruciamo combustibili fossili, massima attenzione all’abbattimento degli inquinanti, cosa possibile, e via libera all’immissione di CO2 in atmosfera. Gli ossidi di azoto vanno abbattuti per quanto possibile trasformandoli in sali azotati, che poi altro non sono che concime per i vegetali. Essere AMBIENTALISTI è questo, non farneticare manipolando le proprie pulsioni ostili ai signori del petrolio, beati loro.
Si che c’è petrolio e gas c’è speranza: quando finirà, si torna al Medio Evo.

Ing. Franco Puglia
28 aprile 2023




I MATTONI DELLA VITA

La vita sul pianeta dipende da alcuni elementi di base che sono i mattoni delle costruzioni biologiche, da quelle più semplici a quelle più complesse.
Ciascun mattone è indispensabile alla costruzione dell’edificio della VITA, vegetale ed animale, ma uno lo è più di ogni altro: IL CARBONIO.
Si tratta di un elemento base, non di una molecola, capace di 4 legami elettrochimici con altri atomi. Gli altri mattoni fondamentali, alla base di tutto, sono l’idrogeno e l’ossigeno.

Ma dove troviamo in natura questi mattoni?
– Il carbonio: nella CO2 (anidride carbonica) e nello CH4 (metano) oppure nel carbon fossile
– L’ossigeno: libero in atmosfera, come molecola di 2 atomi o, molto meno, di 3 (ozono)
– L’idrogeno: come CH4, gas metano, in prevalenza.
– L’acqua, H2O.
Non solo così: è evidente che esistono infiniti composti con molecole più complesse che contengono questi elementi, diversamente combinati, ma le molecole più semplici, e più diffuse, sono quelle poche che ho elencato.

Il mondo vegetale, oltre ai mattoni di base, C, H, O, ha anche bisogno di altri elementi per costruire le molecole del suo tessuto vivente, ad esempio l’azoto, ma anche numerosi sali minerali. Il mondo vegetale trova l’idrogeno e l’ossigeno nell’acqua, attraverso la quale assorbe anche i diversi sali minerali ed anche l’azoto, attraverso i nitrati solubili, presenti nel terreno. Ed il carbonio? Solo e soltanto dalla CO2 presente nell’aria, scindendo la molecola di CO2 in carbonio ed ossigeno, trattenendo il carbonio e liberando ossigeno nell’aria.
Il vegetale NON può assorbire carbonio dal terreno perché il carbonio NON è solubile nell’acqua ed un vegetale può assorbire dal terreno soltanto qualcosa che sia solubile in acqua. Attraverso il fogliame, invece, può assorbire i gas atmosferici grazie all’apporto energetico dato dalla radiazione solare, che determina processi foto-bio-chimici di scissione della molecola di CO2 ma anche l’assorbimento diretto di altri gas atmosferici.
Nota: non so se esistano forme vegetali capaci di assorbire direttamente azoto o metano o altri gas diversi da CO2 ed O2 dall’atmosfera.

Stabilito questo, ED E’ INCONFUTABILE DA PARTE DI CHIUNQUE, chiedetevi come è possibile immaginare di combattere la presenza della CO2 in atmosfera, CO2 accusata di essere un pericoloso GAS SERRA che sta sconvolgendo il clima.
Pensate che c’è chi immagina di catturare la CO2 atmosferica per “sequestrarla” sotto terra in fantomatici serbatoi di raccolta. Peccato che lo abbia già fatto anche troppo la natura, nel corso di milioni di anni, con sconvolgimenti tellurici catastrofici, che hanno sepolto miliardi di metri cubi di legname facendoli marcire e trasformandoli in petrolio, gas metano e carbon fossile. Quando bruciamo i combustibili fossili restituiamo all’atmosfera ciò che da sempre le apparteneva e che ha permesso, in epoche antichissime, lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione, poi scomparsa, dando luogo ad una progressiva desertificazione del pianeta, che noi ci proponiamo di accelerare.

Va da se che tutta la vita animale dipende da quella vegetale, con il ciclo degli erbivori e dei predatori carnivori che si nutrono delle prede erbivore. Da sempre.
Ma noi vorremmo cancellare la CO2 dalla faccia della terra …
Perché sarebbe un pericoloso GAS SERRA , che trattiene una quantità enorme di calore che il suolo ed i mari cercano di irradiare verso lo spazio durante la notte, anche se la povera CO2 si è ridotta ad essere, nel corso di milioni di anni, soltanto lo 0,04% della composizione dei gas atmosferici …

Capite sin dove può arrivare la follia umana?
E la MALAFEDE interessata, che confonde ad arte CO2 ed inquinamento, che è tutt’altro, anche se gli inquinanti possono contenere CO2, ma anche acqua, se è per questo, che FORSE non è in se un inquinante …
E la cosa sconvolgente è che se approfondiamo la conoscenza scientifica delle specifiche caratteristiche fisico-chimiche di questo gas letale scopriamo che NON ha alcuna caratteristica tale da renderlo più ricettivo nei confronti del calore rispetto a qualsiasi altro gas, neppure a parità di concentrazione, figuriamoci poi con la sua modestissima presenza atmosferica.

Però la guerra al carbonio, attraverso la guerra alla CO2, sta stravolgendo il nostro mondo, mettendo in discussione l’intera costruzione della nostra civiltà tecnologica fondata sulla mobilità individuale e sulla disponibilità di energia di origine fossile, non soltanto solare o idraulica o eolica o nucleare.
Una cosa è preoccuparsi, come in passato, dell’esaurimento delle fonti di energia fossile, cercando di integrarla con altre fonti, altra cosa è proporsi di sostituirla integralmente con fonti alternative, costi quel che costi.
Risparmiare energia è cosa buona e giusta, perché costa, quale che ne sia la fonte e, almeno in ambito locale, RISCALDA L’ARIA, direttamente, perché qualsiasi fonte di energia si trasforma in calore alla fine dei processi.
L’acqua bolle in pentola grazie al calore della fiamma, non grazie alla CO2 prodotta dalla fiamma !!!

In conclusione: la CO2 è un gas prezioso, perché sta alla base dei processi vitali del pianeta; per farle svolgere la sua funzione, serve stimolare la vegetazione, ovunque sia possibile, ristabilendo equilibri compromessi tra produzione di calore di origine antropica, produzione di CO2 in atmosfera, assorbimento di calore solare da parte del mondo vegetale grazie allo stimolo alla crescita indotto dalla CO2 e dalla piovosità che la forestazione induce nelle zone in cui è intensamente presente.
E’ un equilibrio che determina le condizioni climatiche del pianeta, assieme ad altre concause di natura solare o tellurica (attività vulcanica sotterranea, anche marina).

Ridurre i consumi di energia ha senso per temperare il clima su base locale, non planetaria, evitando di produrre bolle di calore in bassa atmosfera, localizzate su determinate aree, favorendo in tal modo anche cambiamenti delle correnti atmosferiche che producono le precipitazioni e ne determinano intensità, direzione e territori di scarico.
Ma ridurre i consumi di energia significa DI QUALSIASI TIPO DI ENERGIA, a prescindere dalla fonte. Possiamo quindi continuare a consumare petrolio e gas naturale? La risposta è SI, tenendo presente che comunque è necessariamente vero che queste fonti non siano inesauribili e quindi ben vengano le energie alternative, ma intese in senso complementare, non sostitutivo, perché è FALSO che contribuiscano a ridurre l’impatto umano sul clima.

Se poi il reddito di chi legge queste righe dipende dal credere, o meno, alla favola della CO2 gas serra, posso capire che voglia negare il VERO a tutti i costi, ma si metta una mano sulla coscienza, se ne ha una, e sappia che sta contribuendo ad un processo INVOLUTIVO che, prima o poi, travolgerà anche lui, forse più gravemente degli altri, perché avrà fondato la sua vita su un castello di carte che può solo crollare.


Ing. Franco Puglia
16 marzo 2023