ELOGIO DELLA STUPIDITA’

Gli stupidi sono una componente fondamentale della specie umana.
Sono diffusi in tutto il mondo, non hanno confini etnici o di sesso, e neppure di età anagrafica. Rappresentano la componente umana indispensabile alla crescita degli altri esseri umani, ed al medesimo tempo costituiscono un grave ostacolo, perché sono sabbia negli ingranaggi dello sviluppo. Gli stupidi sono i migliori clienti della categoria umana produttiva, quella che sostiene lo sviluppo della specie con la sua attività, creatività, capacità di FARE ogni genere di cose, mentre gli stupidi sono spesso incapaci di fare alcunché, sono spesso a carico della società, più o meno disabili, anche se non fisicamente.

Ma la categoria degli stupidi non è sempre un soggetto passivo nella società: molti tra loro hanno un lavoro, un incarico, nel privato o nel pubblico, incarico che svolgono da stupidi, cioè facendo le cose NON come vanno fatte, ma come la loro testa suggerisce e consente. E creano problemi agli altri, ostacolano il lavoro e la vita altrui, introducendo complicazioni, ostacoli, oppure omettendo di fare cose che vanno fatte, o facendo cose sbagliate, e quant’altro. Sotto questo profilo si tratterebbe di una parte di umanità da cancellare, da rendere almeno inoffensiva, non potendola certo sopprimere.

Ma gli stupidi non sono sempre stupidi a 360°: possono anche essere normali e produttivi in alcune cose, e comportarsi da stupidi in altre. Quindi l’assegnazione della PATENTE di stupidità non è scontata, a meno di casi umani pietosi, e potremmo definirla piuttosto una PATENTE A PUNTI, in funzione del peso relativo che le manifestazioni di stupidità assumono nel soggetto. Gli stupidi, inoltre, sono un elemento essenziale della società dei consumi: una larga parte dei consumi umani, a carattere superfluo, ma comunque irrinunciabili, fanno breccia nella stupidità umana diffusa per trovare una collocazione, perché se venissero valutati freddamente dalla lucida ragione cesserebbero di essere tali.

La pubblicità, ad esempio, è fondata sulla presenza diffusa degli stupidi, pronti a farsi catturare da promesse commerciali improbabili, anche le più inverosimili e fantasiose.
Ma la pubblicità funziona, è un grande affare, ed è sostenuta da una massa incredibile di stupidi, che aderiscono alle proposte commerciali e consumano.
E la stupidità è un potente motore di consumo anche senza il bisogno della spinta pubblicitaria: ciò che determina molti consumi superflui è il valore che viene stupidamente attribuito a cose che valore oggettivo non hanno, come le “griffes” nel campo della moda e degli oggetti di lusso, come gli “status symbol” più disparati, per i quali c’è gente disposta a pagare cifre astronomiche. Ed i clienti di questi consumi voluttuari sono spesso personaggi di successo, e quindi persone NON facilmente collocabili tra gli stupidi, e tutt’altro che stupidi, magari, nella loro professione.
La stupidità, sin che si limita ai consumi, è un motore economico e non fa troppi danni. Però è pervasiva, e tocca tutti gli aspetti del vivere umano, tra i quali anche la Politica, nazionale ed internazionale. Qui la stupidità tocca vertici irraggiungibili per i comuni mortali, con la costruzione delle ideologie, astrazioni a cui la ragione non potrebbe mai offrire ospitalità, ideologie politiche o religiose, capaci di scatenare conflitti sanguinosi, in nome di … nel nome della stupidità umana. E tuttavia la governabilità delle masse umane è favorita dalla stupidità diffusa, quella che concentra l’attenzione delle persone sulle figure umane dei politici, sul loro fascino personale, non sulla loro affidabilità e sui progetti che propongono, come neppure sulla loro storia politica, che i più dimenticano. Le masse seguono i loro leader e li sostengono, dando loro il potere di governarli, anche a loro discapito.

La stupidità va a braccetto con l’ignoranza, da cui non si separa mai; potremmo dire: sin che morte non le separi, un connubio indissolubile, sinergico, dove l’ignoranza sostiene le ragioni della stupidità, e la stupidità si nutre di ignoranza. L’ignoranza riguarda tutti, perché nessun essere umano può sapere tutto, ed è quindi ignorante di ciò che non può sapere, che non sa perché non ha avuto l’opportunità, o anche la volontà, di conoscere.
Ma la parziale ignoranza non determina stupidità, se è consapevole: la consapevolezza è il terreno su cui si fonda l’intelligenza cognitiva, capace di distinguere tra il proprio sapere ed il proprio ignorare ma sempre attenta a colmare queste lacune del sapere, se appena è possibile e ragionevole.
I soggetti consapevoli sono pericolosi, asociali per natura, perché non amano mescolarsi agli stupidi, pericolosi perché possono incrinare le infrastrutture dei poteri fondati sull’ignoranza e sulla stupidità. Lo stupido, giustamente, diffida di chi non lo è, perché può metterlo in difficoltà, può mettere in discussione il suo prestigio, può far crollare i suoi castelli di carte. I consapevoli sono lupi solitari, fuori dal branco.

Il campionario umano degli stupidi è variegato, complesso, ed il suo studio scientifico e sistematico richiederebbe degli specialisti, studiosi dedicati ad indagare le incapacità cognitive del cervello umano, gli strumenti per riconoscerle e confinarle, certo non per curarle. Scrivere su questo tema, da parte di uno studioso, produrrebbe un libro corposo quanto un volume di anatomia medica. Ma perché farlo? Sarebbe solo un hobby per cognitivi. Gli stupidi sono necessari, sono la massa umana manipolabile che consente la realizzazione di tutte le costruzioni umane, economiche, politiche, sociali. In un mondo popolato soltanto da cognitivi il conflitto sarebbe stabile e permanente, perché i cognitivi sono una specie evolutiva, in crescita continua, quindi instabile, non idonea ad una società stabile. Gli stupidi, invece, sono più controllabili, governabili, manipolabili e possono, quindi, venire polarizzati in massa su obiettivi collettivi.

Senza gli stupidi non ci sarebbe l’umanità.

Ing. Franco Puglia – 19 maggio 2023

IL FLAGELLO DELL’IGNORANZA

Lo spunto per questa riflessione nasce dai commenti di una mia amica dopo aver letto un articolo sul web, non so di che fonte, nel quale si racconta di una persona morta fulminata dal suo telefonino in una vasca da bagno. Io non ho letto l’articolo, ma non mi serviva leggerlo per destituire la notizia di ogni fondamento. La differenza tra me e la mia amica si chiama CONOSCENZA, non perché la mia amica sia una capra (insegnante, laureata in lettere), ma perché la sua conoscenza ha evidenti limiti, mentre la sua ignoranza, ma anche mia e di tutti noi, non ne ha. La scuola, di ogni ordine e grado, NON le ha insegnato i rudimenti dell’elettrotecnica, o comunque della fisica e della chimica, le ha dato una formazione “umanistica”, come si suole dire, che in realtà non ha niente di “umano” se non riferita all’uomo primordiale, quello di molti secoli or sono.

Un telefonino è alimentato a batteria, a bassissima tensione, e la tensione di ricarica della batteria, in ingresso nel telefonino, è di 5 Volt. Con 5 Volt non fai neppure il solletico ad un qualsiasi organismo vivente. La tensione elettrica si comincia a sentire, a percepire attraverso la pelle, a tensioni superiori a 24 Volt. Già a 48 Volt si può percepire una piccola scossa: dipende dal grado di umidità delle mani.
La pericolosità di una corrente elettrica per un organismo vivente dipende soprattutto dalla corrente elettrica, in Ampere, che lo attraversa; anche dalla tensione, nella misura in cui ad una tensione superiore, in genere, corrisponde una corrente più elevata.
A parità di tensione, la corrente che attraversa l’organismo dipende dalla resistenza elettrica che incontra: se questa è più bassa, a causa delle pelle bagnata, la corrente è più elevata.

Il soggetto di quell’articolo era immerso nell’acqua di una vasca da bagno, una condizione pericolosa se si maneggiano strumenti elettrici, ma non a pila. Forse il telefonino era collegato al suo carica batteria, che parte da una tensione di 220 Volt e la abbassa a 5 Volt, ma anche in questo caso, per produrre uno schock, al telefonino sarebbe dovuta arrivare, per un guasto, la tensione di 220 Volt, e sarebbe esploso, prima ancora di produrre altre conseguenze. La polizia indaga sull’incidente, e verranno accertate le VERE cause della morte, ma qui il punto è il COME la notizia è stata presentata dalle solite capre giornalistiche e come sia stata recepita, PER IGNORANZA, dalla mia amica e, immagino, da tanti altri lettori.

La FORMAZIONE CULTURALE degli esseri umani nasce nella scuola, e la scuola di oggi è poco diversa da quella di ieri, quanto a contenuti; è questo è MOLTO GRAVE.
Lo è perché viviamo in un mondo radicalmente diverso da quello del passato ed oggi non è più ammissibile essere totalmente ignoranti su molti temi a carattere scientifico.
La conoscenza della letteratura non è di alcun aiuto nella vita reale: il suo studio può aiutare a sviluppare facoltà cognitive, riflettendo su quanto si legge, ma le scienza aiutano molto di più a sviluppare queste facoltà. Stessa cosa per altri ordini di studi, come quelli artistici o musicali, ed altro ancora.
In altri termini: alcuni studi dovrebbero essere la CILIEGINA SULLA TORTA, non gli ingredienti principali della torta. Gli ingredienti principali sono E DEBBONO ESSERE, quelli che danno a ciascuno di noi gli strumenti cognitivi indispensabili al vivere come esseri umani parte di una comunità complessa ed avanzata: leggere, scrivere, conoscere almeno una lingua ormai internazionale come l’inglese, conoscere gli elementi fondamentali di matematica e geometria, di fisica, di chimica, di elettrotecnica, di meccanica.
Non dico che tutti debbano prendere una laurea in materie scientifiche, ma la “scuola dell’obbligo” DEVE dare a ciascuno gli strumenti di base, ad un livello compatibile con l’epoca in cui viviamo, tecnologicamente avanzata, altro che latino, greco, filosofia, e via dicendo. La cultura “classica” e quella artistica e musicale sono, e debbono essere, un PLUS, un valore aggiunto alla formazione culturale delle persone, un optional, non la base degli studi. Anche altre conoscenze fornite dalla scuola dovrebbero essere ripensate e ricollocate in un diverso ordine di priorità: nel mondo in cui viviamo una discreta conoscenza della geografia ha priorità sulla conoscenza della storia, per importante che sia questa, e la conoscenza della storia antica è, oggi, certamente irrilevante rispetto alla conoscenza della storia moderna, più recente.
Mentre la tecnologia galoppa e si pensa di affidare all’intelligenza artificiale molte incombenze umane noi umani regrediamo verso la condizione scimmiesca da cui siamo partiti, anche se abbiamo letto i Promessi Sposi.

L’ignoranza delle masse è funzionale al potere, quale che sia, oggi come ieri. Lo vediamo ogni giorno, in tutte le manifestazioni della vita civile: si vota un partito partendo dall’ignoranza male informata delle persone che lo compongono e dei programmi che concretamente vogliono, e possono, mettere in atto; si crede fideisticamente alla fandonia GREEN dei gas serra e della catastrofe climatica indotta dall’uomo, senza avere alcuno strumento cognitivo per capire su cosa siano fondate certe affermazioni, che non restano solo sulla carta, stampata o virtuale, ma hanno poi un impatto concreto sulla vita di tutti.
Si combattono gli inceneritori di rifiuti senza sapere che contenuto di inquinanti abbiano i fumi immessi in atmosfera, senza sapere che ARPA, l’agenzia statale che controlla l’inquinamento atmosferico, quella che da fiato ai polmoni dei grandi comuni per allarmare contro le polveri sottili, certifica contenuti di inquinanti nei fumi degli inceneritori talmente irrilevanti da risultare persino incredibili.

IGNORANZA , tanto più aggressiva e proterva quanto più è profonda.
IGNORANZA, il più grande nemico dell’umanità, il più grande ostacolo al progresso, che non è necessariamente, o non solo, quello tecnologico, ma quello UMANO, quello che ci permette di confrontarci gli uni con gli altri umilmente, mettendo a disposizione il nostro sapere, curiosi del sapere altrui, ma ONESTI, disponibili a mutare opinione se un sapere più approfondito supera il nostro e lo integra o sostituisce.
IGNORANZA, un flagello che fa più morti di una epidemia.

Ing. Franco Puglia
15 maggio 2023