INVOLUZIONE ECONOMICA E SOCIALE

Siamo ormai OLTRE il declino, quello che un gruppo nutrito di poveri sognatori voleva fermare alcuni anni fa; siamo entrati in un processo involutivo che ci riconduce agli anni 70, gli anni dell’inflazione a due cifre, del terrorismo, della crisi del periodo politico democristiano, durante il quale l’Italia, pur afflitta dai suoi mali endemici, dalla corruzione fisiologica, dal pressappochismo di sempre, aveva conosciuto una breve stagione di sviluppo economico e civile.
Tutto finito.
Il tentativo infruttuoso di scegliere il successore del Presidente Sergio Mattarella al Quirinale ha segnato l’epilogo del processo involutivo.
La plateale dimostrazione di impotenza di tutti i partiti politici in campo, con la palese incapacità della loro classe dirigente, cosa che non meraviglia, ed era nota, ha raggiunto il suo apice di espressione e segna la fine della seconda Repubblica.

Nel contempo, fattori interni ed esterni stanno mutando lo scenario in cui la politica è chiamata ad esprimersi: due anni di pandemia, ed il terzo ancora in corso, l’inflazione galoppante, sospinta dal rincaro dell’energia e di molte materie prime, il fallimento di tutte le politiche pregresse di sostegno dello sviluppo economico, la disoccupazione crescente ed il processo di deindustrializzazione senza tregua, le tensioni internazionali che ripropongono la guerra fredda, e speriamo non calda, tra Est ed Ovest, sono tutti elementi di un “dejà vu” della mia gioventù, trascorsa nella paura di una guerra nucleare, nella rincorsa al reddito sospinta da un’inflazione a due cifre, sino alla scossa del terrorismo e poi del crollo giudiziario della Prima Repubblica.

I partiti, come avevo ben previsto quando immaginai il progetto mai seriamente lanciato di Svolta Europea, dopo una prima fase di frammentazione, tanto a destra come a sinistra, sono ormai un cumulo di macerie, e dovrebbero essere sciolti d’autorità, perché non rappresentano più nessuno, ma sopravvivono grazie ai soldi che le regole da loro stessi scritte fanno affluire nelle oro casse.
Hanno costretto il Presidente uscente Mattarella ad accettare il rinnovo dell’incarico presidenziale, stante la loro incapacità di uscire dallo schema di gioco fazioso che è la sola modalità d’azione che conoscono, con il solo obiettivo di arrivare a fine legislatura, senza perdere un solo euro dei loro sontuosi emolumenti parlamentari, scaricando su Draghi la responsabilità della gestione di questo 2022, a qualsiasi cosa ci porti, uscendo di scena nel 2023.
E già si discute di quelle elezioni politiche, perché questo 2022 sarà, per questi fantasmi politici, un anno dedicato al tentativo di costruire meccanismi di consenso che ripropongano alcuni tra loro alla platea elettorale del 2023.
Ed il dibattito è già iniziato, tra schema proporzionale o maggioritario, come se avesse un senso parlarne PRIMA di avere sciolto queste formazioni politiche.
Un sistema maggioritario favorisce l’aggregazione delle forze per raggiungere una maggioranza consistente, ma presuppone una platea politica priva di leaders mediatici consolidati delle varie formazioni, che determinano fratture nella medesima area politica e non un processo di aggregazione delle forze in una sola formazione.
Un sistema proporzionale, invece, non premia nessuno, determina la massima frammentazione delle concentrazioni partitiche ma ha il merito di condurre in Parlamento PERSONE, NON PARTITI, cioè quello che prevede al Costituzione, che esprime una REPUBBLICA PARLAMENTARE, dove gli eletti NON hanno vincolo di mandato, mentre sin qui abbiamo conosciuto la REPUBBLICA DEI PARTITI, che del Parlamento potrebbe anche fare a meno.
Oggi una legge elettorale proporzionale serve a FARE PULIZIA, facendo decadere le leadership di facciata prive di vero seguito popolare, e serve a restituire al Parlamento il suo originario ruolo costituzionale, confinando i partiti nella loro funzione primitiva di motori di aggregazione del consenso attorno a PERSONE credibili, che esprimono un patrimonio di idee con una storia personale di successo.

E veniamo all’economia: i Media ci raccontano quotidianamente le favole sulla crescita del PIL italiano e, sento stamane, che l’Italia sarebbe diventata, addirittura, il MOTORE ECONOMICO d’Europa.
Balle romane …
La crescita del PIL è stata ridimensionata al 4%, dal 6% iniziale, ma è una crescita al lordo dell’inflazione, che è stimata al 4%, quindi la crescita del PIL, nella migliore delle ipotesi è ZERO, se depurata dell’inflazione. Il PIL si dovrebbe misurare, se fosse possibile, in UNITA’ PRODOTTE, non in valuta, perché i soldi, con inflazione in corso, cambiano le carte in tavola.
L’inflazione reale è certamente superiore al 4%: basta guardare al prezzo della benzina, che si appresta a toccare i 2 € al litro.
Come in passato, il prezzo dell’energia guida il processo inflattivo, che, una volta iniziato, innesca una spirale inarrestabile.
Chi può farlo sta adeguando i suoi prezzi: la rincorsa è iniziata e ci porta verso un’inflazione a due cifre nel giro di meno di due anni.
Questa inflazione fa comodo ai finanzieri, perché abbatte il valore reale dei debiti, preme sui tassi d’interesse dei prestiti, aumenta in maniera fittizia il valore del PIL e quindi abbatte il famigerato rapporto debito/PIL, dando l’illusione di un miglioramento della situazione debitoria degli stati.
Il prezzo? La svalutazione dei patrimoni liquidi, che inizieranno la rincorsa verso collocazioni fruttifere, che difendano dall’inflazione.
Ma anche una svalutazione del potere d’acquisto di TUTTI i percettori di reddito fisso, quindi almeno la metà della popolazione italiana, tra pensionati e lavoratori dipendenti, con un crollo del PIL REALE, cioè della produzione destinata al consumo interno, causa il ridotto potere d’acquisto.
Nulla di nuovo, tutto già visto e vissuto, e speravo di non doverlo rivivere mai. Non sarà così: l’involuzione ci riporta agli anni di piombo, ed anche il terrorismo farà la sua parte, solo che forse stavolta non sarà rosso ma nero.
Il tutto in un mondo più complicato di quello di allora, per cui mi aspetto che i conflitti siano ancora più drammatici.

I giovani non hanno un futuro davanti a loro: sono meno attrezzati di quella che era la mia generazione, sia culturalmente, in senso lato, che scolasticamente. Inoltre il mondo in cui sono nato e vissuto aveva ancora un grande potenziale di crescita, mentre questo non ne ha più.
Non mancano le aggravanti, come l’indebitamento massiccio per il PNRR che è indirizzato ad un cambiamento fondato su FALSI PLATEALI, che hanno le gambe corte e nel giro di pochi anni si paleseranno per quello che sono, lasciando tutti a bocca asciutta, salvo quelli che si sono arricchiti lungo il percorso, sfruttando la corrente.
Il mio percorso individuale volge al termine per ragioni anagrafiche e non so quanta parte riuscirò, mio malgrado, a vedere di tutto questo sfascio. Chi ha ancora un interesse alla sopravvivenza reagisca, non perda altro tempo, faccia germogliare i semi che ho sparso a piene mani in questi ultimi dieci anni attraverso la rete e poi SI DIA DA FARE, o perirà con tutti gli altri inerti o inermi.

Ing. Franco Puglia
1 Febbraio 2022


LO SVILUPPO DELLA VITA CONTRO LA CIVILTA’ UMANA

A mali estremi, rimedi estremi.
La frase banale del titolo esprime una delle tante espressioni dell’antica, e mai obsoleta, saggezza popolare.
Si applica in tutte le situazioni, senza eccezioni.
Si applica in campo economico, come sanitario.
Vale anche nei casi di epidemia, come quella in atto.
Il solo paese che ha adottato una politica sanitaria ispirata a questo criterio è la Cina. Le misure cinesi di contrasto al contagio sono state, e restano, addirittura drammatiche, e questo è consentito dal tipo di regime che impera in quel paese. Altrove no, niente di simile.

L’obbligo vaccinale, nelle condizioni attuali, è uno di questi rimedi, estremo, e di non facile attuazione, salvo impiegare la forza pubblica per costringere con la forza quanti restano irriducibilmente contrari alla vaccinazione. Ma anche senza ricorrere alla forza pubblica, una vota stabilito l’obbligo per legge, esistono anche altre misure coercitive per convincere i più recalcitranti, tra le quali la sospensione dell’assistenza sanitaria “gratuita” (anche se sostenuta dalle tasse di TUTTI) ai NOVAX che contraggano la malattia ed abbiano bisogno di ricorrere al sistema sanitario pubblico.

Detto questo, però, va anche detto che il vaccino NON è un rimedio conclusivo: non lo è perché il virus è capace di mutare con estrema rapidità, aggirando una risposta immunitaria tempestiva nei soggetti che incontra, anche se pluri vaccinati.
Il virus esprime in se l’essenza stessa del principio della vita, che consiste nella sopravvivenza ad ogni costo della propria specie, adattandosi al tipo di ambiente che incontra. Questo è relativamente facile per un organismo vivente così elementare, lo è molto meno negli organismi più complessi.
La rincorsa vaccinale, quindi, è destinata a non esaurirsi mai, perché non si vede come poter portare questo virus ad estinzione totale, su scala planetaria. Questo non significa che i vaccini siano inutili, ma sono come gli insetticidi per le zanzare, che non si sono mai estinte e si ripresentano puntuali con la stagione calda.

La conclusione è che noi dobbiamo, da un lato, convivere con questo virus, come con tanti altri patogeni, senza declassarlo in termini di pericolosità, sino a quando la pratica medica dimostra che può diffondersi con relativa facilità al sistema polmonare, mettendo in forse la sopravvivenza del soggetto.
Questo significa difendersi, si, con i vaccini e con i loro successivi aggiornamenti, ma anche cambiare stile di vita, perché questa pandemia è figlia della globalizzazione planetaria, con la circolazione intensa di persone che comporta.

Affermare che VA FATTO non implica dire anche COME si possa fare, ma il punto è questo: i confini fisici e culturali tra i popoli hanno consentito che molte patologie del passato restassero all’interno dei loro confini, sino a raggiungere un equilibrio con la sopravvivenza delle popolazioni umane, acquisita grazie a modifiche del sistema immunitario che hanno richiesto secoli.
La globalizzazione ci sta mostrando come una variante di un virus faccia il giro del mondo in giorni, non in mesi o anni.

E vanno prese anche misure strutturali, che nessuno ha messo in atto sino ad oggi, per quanto a me noto, volte a sanificare in continuo ogni ambiente soggetto ad una frequentazione di massa, con tecnologie di sanificazione dell’aria che sono note, ma in genere non adottate.
Siamo una società DI MASSA che dimostra chiaramente di aver raggiunto i limiti del suo sviluppo, sia in senso demografico che economico e sanitario. Le strategie a medio e lungo termine debbono mirare ad un drammatico ridimensionamento del nostro percorso di sviluppo, che deve riequilibrare le condizioni di vita sul pianeta, limitando, purtroppo, tante delle nostre conquiste, di cui ha potuto godere la mia generazione e quelle successive, sino a questo punto di rottura. Le strategie che potevano bastare sino a qualche decennio fa non sono più sostenibili: il divario di ricchezza crea tensioni incontrollabili, migrazioni di massa, malattie di facile trasmissibilità su scala planetaria, crisi economiche senza sbocco, con quel che segue. Il Covid ha solo dato il colpo di grazia ad un sistema che sta crollando, e che va interamente ripensato e ricostruito.

Ing. Franco Puglia – 10 Gennaio 2022