
Il 25 Aprile ha dato la stura ai pistolotti sulla libertà, quella negata, quella violentata, ma tra questi trovano posto anche strumentalizzazioni che reclamano alcune libertà, in genere le proprie, dimenticandosi delle altre.
Perciò voglio dire che la LIBERTA’ è una aspirazione, a cui tendere sempre, ma è una astrazione, non fa parte della realtà delle cose, perché NOI NON SIAMO LIBERI, sin dalla nascita. Siamo SCHIAVI delle nostre necessità vitali, prima fra tutte quella alimentare, che ci costringe al lavoro, non sempre gradito, non sempre gratificante ma spesso faticoso, umiliante, sproporzionato al reddito che ne ricaviamo.
Non siamo LIBERI di fare tutto quello che vogliamo: non vivendo isolati ma, di necessità, in un qualche contesto sociale, siamo costretti a vivere all’interno di REGOLE, spesso stringenti, limitanti, mal tollerate, anche irragionevoli e comunque non congruenti con le nostre INDIVIDUALI esigenze.
Molte limitazioni ci vengono imposte dall’alto, ma tante altre sono frutto di nostre scelte, e tuttavia vengono tollerate, bene o male. In realtà i nostri spazi di libertà sono ridottissimi: basta soffermarsi a riflettere e ci si rende conto di quanti siano gli ostacoli sul nostro cammino quotidiano. Questa consapevolezza rende pretestuosi alcuni reclami di libertà, legittimi, comprensibili, ma comunque prodotti da limitazioni determinate da esigenze collettive, non meno delle altre. E queste limitazioni, spesso, hanno un peso REALE di molto inferiore a tutte quelle che quotidianamente subiamo senza colpo ferire.
Mi riferisco all’insofferenza, che tocca anche me, determinata dalle restrizioni anti contagio virale, restrizioni che, alla luce di una fredda analisi razionale, sono risibili rispetto a tutte le altre. Eppure queste limitazioni ci paiono gigantesche: non andare a ristorante la sera appare come trovarsi all’interno di una prigione con robuste sbarre, quando invece si tratta di un PLUS neppure alla portata di tutti. La vera, ed unica, limitazione grave è quella della libertà di impresa di quanti sulla ristorazione, come sugli spettacoli e su altre forme di intrattenimento, ci campano, SCHIAVI del loro bisogno di produrre reddito, non LIBERI di produrlo.
Nessuna libertà è RINUNCIABILE, eppure tutte lo sono, in un equilibrio dinamico che determina la nostra sopravvivenza. Allora mettiamo in soffitta la retorica della libertà e cerchiamo di ricostruire margini più ampi, modificando col nostro personale impegno gli ostacoli che ci impediscono di esercitarla, invece di invocarla come se fosse una concessione divina.
Ing. Franco Puglia – 25 Aprile 2021