POPOLO SOVRANO ED INTERESSI GEOPOLITICI ED ECONOMICI

La Democrazia è fondata sull’idea della sovranità del popolo, su di se e sui territori nei quali risiede. L’autocrazia è invece fondata sulla convinzione che gli interessi del popolo debbano essere subordinati a quelli di una classe dirigente ristretta, quando non ad un solo uomo. Nessuna autocrazia, tuttavia, si regge in assenza di una base popolare di sostegno, anche se non maggioritaria, come si richiede, invece, nelle democrazie.
In definitiva, poiché anche nelle democrazie si forma una classe dirigente, con un sostegno popolare maggioritario, la nazione deve per forza di cose contemperare gli interessi della classe dirigente con quelli di una parte consistente della popolazione che la sostiene.

Partendo da queste ovvie, banali osservazioni, possiamo anche immaginare che un territorio, piccolo a piacere, possa darsi una forma di governo autonoma, che non dipenda dal governo di un territorio più vasto, che lo comprende, ma che esprima comunque una comunanza di interessi sufficiente a consentire un governo autonomo di questo territorio anche al di fuori di un controllo diretto da parte del territorio predominante.

Due casi concreti utili a spiegare questo concetto sono quelli delle due strutture federali degli USA e della Svizzera, dove è vero che esiste una autorità federale, che è sovrana su alcune materie, ma esistono le unità federate, che in altre materie sono dotate di totale autonomia. Il sistema si regge perché le autonomie locali non sono in conflitto tra loro e/o con il governo federale.

La domanda interessante è: possono reggersi queste unità locali, non conflittuali tra loro e, anzi, unite da comuni interessi, anche in assenza di un governo federale? La risposta é: si e no.
No, se le unità locali, per caratteristiche e peso specifico economico, non sono in grado di provvedere in piena autonomia ad alcune incombenze, come la difesa del territorio, ad esempio, o l’autonomia energetica, ed altre ancora.
Si, se le condizioni specifiche del territorio sono tali rendere superflue le prerogative di un governo federale, ovvero, se prendiamo in esame un singolo territorio, al di fuori di una possibile ipotesi federale, se sono nella condizione di non doversi avvalere di una sovrastruttura che ecceda la loro sovranità univoca.

Qualche esempio per capire: la Catalogna potrebbe diventare uno Stato indipendente dalla Spagna? La risposta è SI, nella misura in cui, per collocazione geografica e configurazione politica non avrebbe bisogno di avvalersi delle prerogative dell’attuale Regno di Spagna, restando membro dell’Unione Europea, in particolar modo se l’Unione Europea si doterà, come ormai è nelle cose, di una organizzazione militare e difensiva propria, assorbendo quella dei singoli stati, nonché di altre prerogative comuni, che ricadono nell’interesse di tutti i singoli stati europei.
Lo stesso approccio potrebbe essere applicabile alla Scozia, all’Irlanda, unendo in questo caso nord e sud, ma anche alla Sicilia, alla Sardegna, e persino all’UCRAINA !

Ed è proprio qui che volevo arrivare: all’Ucraina, in conflitto con la Russia che, per suoi non infondati motivi di strategia geopolitica ed economica pretende di appropriarsi della regione ucraina a ridosso del Mar Nero, il cosiddetto Donbass.

Se guardiamo a questo conflitto con mente fredda e razionale, questo conflitto è totalmente insensato. Infatti l’Ucraina era parte integrante del territorio russo all’epoca dell’URSS, e fu soltanto dopo il disfacimento dell’URSS che il territorio ucraino si staccò da Mosca diventando autonomo e, a causa dei retaggi lasciati dal comunismo totalitarista di Mosca, orientandosi ad occidente, come tutti gli altri territori ex URSS, non propriamente russi.
Questa situazione ha condotto ad un allontanamento di Mosca dal Mar Nero, sulle cui sponde si affacciano in prevalenza l’Ucraina a nord e la Turchia a sud.
L’iniziativa militare di Mosca, fallito il tentativo di instaurare a Kiev un governo fantoccio, ha lo scopo di conquistare tutta la fascia meridionale dell’Ucraina, sino ad Odessa, acquisendo un grande sbocco sul Mar Nero, cioè sul Mediterraneo, Turchia consentendo.
Inoltre l’Ucraina è sempre stato un grande mercato per Mosca, anche come approvvigionamento alimentare (grano) oltre che minerario.
Ma dare a Mosca quello che chiede è possibile solo attraverso una occupazione russa, con relativo incorporamento, dei territori del Donbass? Non necessariamente. La soluzione militare darebbe a Mosca quello che vuole, ma le precluderebbe tutto il resto, con un occidente chiuso ermeticamente verso est, e Mosca in una posizione di vassallaggio palese nei confronti di Pechino. I conti della serva dicono che non si tratta di un vero affare, anche dimenticando i costi del conflitto e le perdite umane e materiali.
Quello che serve a Mosca si può ottenere, con interessi a due cifre, agendo per via pacifica, negoziando un diverso assetto strategico e geoeconomico della regione.

Il Donbass è stato raso al suolo ed è interamente da ricostruire.
Lo si può fare, con la collaborazione di molte forze convergenti, e con la finalità di creare un’area di libero scambio indipendente, ponte tra La Russia, ed i territori dell’Asia occidentale, ed il Mediterraneo, e tra l’Europa occidentale e l’oriente, attraverso la Russia.
Ma occorre che il Donbass cessi di essere materia del contendere per diventare il germoglio di un nuovo modello di sviluppo, un territorio autonomo da tutte le parti oggi in causa, la cui sicurezza e la cui gestione sia garantita da forze congiunte, politiche e militari, nel comune interesse verso lo sviluppo di una nuova geoeconomia regionale, dall’Atlantico all’Oceano Indiano.

In questo momento l’America è fuori gioco, perché la sua governance è priva di visione strategica e di capacità politica, mentre i suoi interessi sono essenzialmente di ordine mondiale e non primariamente regionale, come nel caso dell’Eurasia occidentale.

E’ mai possibile che i grandi strateghi che governano gli stati più potenti del mondo non riescano a capire, traendone le dovute conseguenze, queste semplici verità?


Ing. Franco Puglia
5 dicembre 2025


UN CONFLITTO CHE, AL MOMENTO, APPARE SENZA SBOCCHI

Per una persona intelligente dovrebbe essere impossibile non schierarsi a fianco del popolo ucraino, e non riconoscere per quello che è la realtà dell’aggressione russa all’Ucraina. Eppure ci sono migliaia di sostenitori filorussi che sostengono il killer del KGB che risponde al nome di Vladimir Putin.
Essere al fianco degli ucraini, almeno col cuore, non implica tuttavia che non si possa capire le ragioni, ma sarebbe meglio dire i torti, della posizione russa.

Putin, ed il suo entourage, provengono dal disfacimento dell’URSS, che era un impero comunista esteso da est a ovest, dalla Siberia all’Ungheria. Con Gorbaciov l’impero crollò come un castello di carte, perché era fragile nelle sua fondamenta, vuoi perché fondato su un’ideologia economica fallimentare, vuoi perché aveva la pretesa di imperare da Mosca su una varietà di popoli e di condizioni di vita, e di risorse economiche le più diverse.
Una follia, quella di tutti i sogni imperiali che la Storia ha registrato.
Oggi questi uomini, rifiutando l’insegnamento della Storia, sperano di ridare vita al passato, ricostituendo una URR (Unione delle Repubbliche Russofile) con l’annessione diretta o il controllo indiretto dei paesi all’epoca sotto l’URSS.
L’Ucraina non poteva che essere la vittima designata di questo disegno imperialistico, perché molto vicina a Mosca per ragioni storiche, importante per ragioni economiche e strategica perché si frappone tra Mosca ed il Mar Nero.

Una politica intelligente da parte di Mosca sarebbe stata quella di portare la Russia a stringere un patto d’acciaio con l’Ucraina, ma su basi democratiche, costruendo una regione euro-orientale di grande interesse economico capace di restituire all’area quel peso geopolitico che sembra tanto mancare a Putin. Infatti non c’erano venti di guerra da Mosca durante la presidenza di Yanukovich, fedele a Mosca e subordinato ai voleri del Cremlino. Peccato che il duopolio Russia-Ucraina con Yanukovich non fosse paritetico, ma subordinato al regime moscovita. Da qui l’ascesa di Zelensky, inaspettato interprete di una sorta di rivoluzione ucraina. E visto l’atteggiamento di Mosca, quella prospettiva cadeva inevitabilmente. All’inizio Putin pensò di eliminare Zelensky riportando in sella un equivalente di Yanukovich, ma il piano fallì. Restavano soltanto le armi, e ancora una volta Putin sottovalutò la capacità ucraina di resistere e la sua volontà assoluta ed inalienabile di non dipendere da nessuno se non da se medesima.

Senza l’Ucraina il progetto russo si dissolve come neve al sole. Ecco perché Putin sta investendo tutte le sue risorse nel tentativo di sottomettere Kiev una volta per tutte, aprendo la strada all’espansione del suo progetto imperiale. Io credo, per quello che mi è dato di sapere, che le basi negoziali con Mosca sin qui esplorate non ci siano. Donald Trump e la sua corte non hanno abbastanza intelligenza per capire come muoversi in un contesto tanto difficile, e si stanno muovendo come elefanti in cristalleria, cercando di blandire Putin, una strategia assurda con un tale uomo, che apprezza le blandizie, ma le considera come una approvazione esplicita del suo agire.

Questo conflitto ha due soli sbocchi possibili che non siano tragici per l’Ucraina:
1. Mettere in ginocchio la Russia, militarmente, cosa che richiede un ben diverso presidente USA ed una Europa coesa ed in sintonia su una strategia di difesa aggressiva direttamente nei cieli ucraini, se non ancora sul terreno di combattimento.
2. Offrire alla Russia una via d’uscita che soddisfi l’orgoglio moscovita con un progetto di integrazione russo-europea, certamente appoggiato dagli americani, che restituisca ai russi la sensazione di avere un ruolo di primo piano all’interno di questo progetto, sacrificando la sua amicizia con la Cina, che è quanto vorrebbero gli americani. Inoltre è fondamentale che la regione del Donbass che si affaccia sul Mar Nero abbia una sua identità autonoma da mosca come da Kiev, e possa svolgere un ruolo di collante e di tramite dei movimenti economici tra l’Europa dell’Est ed il Mar Nero, cosa fondamentale per Mosca.
Diversamente lo spargimento di sangue continuerà da entrambe le parti sino all’esaurimento delle forze, ed occorre ricordare che tanto gli USA che l’Europa non sono in grado di sopportare a lungo uno sforzo bellico senza prospettive.

Ing. Franco Puglia
4 dicembre 2025