EUROPA SUICIDA

L’Unione Europea si trova di fronte a tutte le sue fragilità, messe in prorompente evidenza dal simultaneo prodursi di crisi su più fronti: siamo partiti con quello epidemico, per proseguire con inflazione monetaria, crisi energetica, crisi bellica, siccità.
Un insieme di concause capaci di mettere in ginocchio qualsiasi organizzazione sociale, ma tanto più grave perché si scatena contro un territorio e contro popolazioni che non erano preparate ad affrontare eventi catastrofici di tale portata, per di più simultaneamente.
La fragilità dipende dal non aver consolidato un percorso iniziato molti decenni fa, quello dell’Unione, usandolo strumentalmente per dare soddisfazione ad interessi nazionali di bottega e, peggio ancora, a visioni ideologiche astratte e funzionali alla remunerazione di alcuni interessi personali, prima, poi allargati ad interessi economici più consistenti, poi politici, quindi ancora economici in maniera più diffusa.
L’Unione ha concentrato la propria attività sulla produzione di norme totalmente marginali sotto il profilo degli interessi fondamentali della popolazione, senza intervenire in alcun modo sui grandi temi storici del momento, come una organizzazione comune di contrasto al fenomeno migratorio, una politica estera univoca, una sola difesa europea, sostitutiva di quelle nazionali, una sola politica energetica, un superamento della condizione di governo comunitario, oggi affidato ad una “commissione” dei paesi membri con diritto di veto anche di un solo paese, ecc.

Questa Unione burocratica è fragile in se, e di fronte alle catastrofi che si sono abbattute sul continente, una dopo l’altra, ha mostrato tutta la sua impotenza. La pandemia è stata affrontata più o meno da tutti i paesi europei malamente, e comunque con politiche diverse; la crisi energetica ha scatenato le ovvie rincorse nazionali individuali per garantire la propria sopravvivenza, e di coordinamento europeo si parla, adesso, ma costruire un sistema davvero integrato, che non penalizzi qualcuno a favore di altri, richiede molto tempo.

La crisi energetica, determinata anche da quella bellica, ha fatto scoprire a tutti la fragilità della dipendenza energetica da fonti nelle mani di paesi inaffidabili, è stata aggravata dall’accantonamento determinato da motivi ideologici di qualsiasi politica energetica che non rispondesse ai criteri della New Green Economy, una truffa colossale che, partendo da principi astratti, in se encomiabili, ha manipolato la realtà, disconoscendo i limiti oggettivi delle cosiddette fonti rinnovabili di energia (in pratica solo solare ed eolico) abbattendo il potenziale produttivo delle fonti fossili e nucleari, con la dismissione di innumerevoli centrali, ingannando se medesimi e l’intera popolazione europea con il mito di un impiego esclusivo di energia elettrica senza neppure voler immaginare come si potesse produrla e distribuirla, e tutto questo perché la combustione dei derivati del carbonio, e del carbone in primis, sarebbero clima alteranti, oltre che inquinanti dell’atmosfera.

La riduzione dell’inquinamento dell’aria, intrinseca all’impiego del metano al posto dei derivati del petrolio, ci ha consegnato con le mani ed i piedi legati a pochi produttori, come la Russia, con i quali si possano realizzare gasdotti di collegamento, laddove il petrolio, come il carbone, sono materiali più facilmente trasportabili da qualsiasi parte del mondo.
Ma non basta neppure, perché anche il metano produce CO2 e quindi la narrazione europea, che immagina la CO2 e le fughe di metano come responsabili di cambiamenti climatici, ci conduce ad una progressiva riduzione del potenziale produttivo anche da queste fonti, perché la lotta al riscaldamento globale è in primo piano.

Nel frattempo il pianeta se ne frega e continua a regalarci climi dirompenti, almeno nell’emisfero nord, con una siccità di biblica memoria, accompagnata da tempeste isolate che non risolvono il problema della siccità ma producono solo danni ingenti.
Il calore bruciante sta distruggendo le nostre riserve estive di neve e ghiaccio, i fiumi sono in secca, i campi sono distese aride, dove l’acqua manca, e manca persino l’acqua di raffreddamento delle centrali di produzione di energia, comprese quelle nucleari.

Ma se è vero come i soloni europei sostengono, che siamo noi a surriscaldare il pianeta, ciò che chiediamo e di poter continuare a farlo, perché la nostra fame di energia è crescente, perché abbiamo bisogno di “sviluppo”, e lo sviluppo chiede più energia, non di meno, e tutta questa energia, questa è la sola cosa certa, contribuisce al riscaldamento atmosferico, in maniera diretta, perché viene integralmente trasferita all’atmosfera al termine di tutti i processi di utilizzo. Non sappiamo se il nostro contributo antropica sia abbastanza importante da alterare visibilmente il clima, ma se lo è, è certamente questo contributo diretto ad alterare il clima, sommandosi al contributo solare, certamente non quello ipotetico, e scientificamente infondato, determinato dai cosiddetti gas serra, presenti in quantità risibile nell’atmosfera (molto meno dell’1% della composizione dell’aria).

La siccità, quindi, contribuisce a ridurre la disponibilità di fonti di energia, a partire dall’idroelettrico, ed il prezzo delle materie prime, intese come combustibile fossile, sale alle stelle, quello del gas in particolare, visto che abbiamo ridotto drasticamente l’impiego di carbone e di petrolio.
Così il prezzo del gas va alle stelle e le aziende energivore, che sono tante, non sono in grado di fare fronte ai rincari, ed hanno la chiusura come unica prospettiva realistica.
Così avremo un crollo della produzione e dell’occupazione, un crollo dei consumi, un aumento dei costi della solidarietà sociale, e quindi dell’indebitamento, mentre si avvicina un gelido inverno, forse non per temperature estreme verso il basso, ma per la difficoltà di fare fronte al riscaldamento invernale.
Negli infiniti condomini delle città molta gente non potrà pagare i costi del riscaldamento, diventando morosa nei confronti degli altri condomini, e questo in una condizione di possibile razionamento dell’erogazione di energia: poca energia ed a caro prezzo.

Tutto questo mentre la guerra in Ucraina non vede ancora un qualsiasi sbocco, avviandosi a diventare endemica, mentre crescono le tensioni internazionali e la voglia diffusa di mettere fine a tutto questo con conflitti di dimensione internazionale capaci di rovesciare lo status quo in un modo o nell’altro, magari ricorrendo anche all’opzione nucleare “tattica”, che ci porta poi rapidamente a quella “strategica”.

In mezzo a questo scenario devastante agiscono i “pupi” della politica italiana, mettendo in scena, da brave marionette quali sono, la rappresentazione della nostra nullità intellettuale e civile diffusa.
E la popolazione, disinteressata, quando non attonita, attende l’inevitabile, raccontandosi consolatoriamente che forse la tempesta cambierà percorso e che i profeti di sventura varranno smentiti.

Ing. Franco Puglia

17 agosto 2022




IL CASTELLO DI CARTE DEI NEMICI DELLA CO2

SECONDO QUANTO SOSTENGONO I CLIMATOLOGI IPCCC
Il pianeta Terra, nella sua interazione col Sole è assimilabile a quello che in Fisica si descrive come “corpo nero”, che assorbe tutta la radiazione che riceve dal Sole e restituisce verso lo spazio soltanto radiazione IR in funzione della sua temperatura, al suolo e in atmosfera.

Gli studi mostrano una stretta correlazione tra l’aumento della temperatura media del pianeta, mari in particolare, e l’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, a riprova del fatto che l’aumento della concentrazione atmosferica di CO2 produce un surriscaldamento planetario per l’effetto serra che induce.







L’atmosfera è trasparente alla luce visibile del sole, mentre assorbe la radiazione a bassa frequenza, nella regione dell’infrarosso, riflessa dalla superficie terrestre verso lo spazio.
Questa radiazione riscalda l’atmosfera in funzione della sua capacità di assorbimento di energia a queste frequenza. La luce visibile, ad alta frequenza, riflessa verso lo spazio dalla superficie terrestre, attraversa indenne
l’atmosfera e si perde nello spazio, senza riscaldarla.








Gli studi dei climatologi descrivono il fenomeno radiante come unidirezionale, durante il giorno, con una atmosfera trasparente alla luce visibile, ma capace di immagazzinare calore da
radiazione IR, sia di giorno che di notte, quando la superficie terrestre la irradia verso lo spazio.


L’assorbimento della radiazione in atmosfera, quello che produce il suo riscaldamento, dipende dall’irraggiamento IR che è prevalente in alcune molecole di gas, chiamati per questo “gas serra”, tra i quali la CO2 ed il metano CH4. La presenza di questi gas a concentrazioni crescenti determina una cattura crescente di calore nell’atmosfera, ed i conseguenti fenomeni climatici estremi.
Questi gas, infatti, assorbono preferenzialmente radiazioni con una frequenza, o lunghezza d’onda che dir si voglia, che si colloca nell’ambito delle emissioni IR della superficie terrestre, a bassa temperatura.

I gas serra (CO2, CH4) sono prodotti dall’impiego dei combustibili fossili, gas naturale (metano CH4), petrolio e carbone. Per ridurre la crescita dell’effetto serra, ed i conseguenti eventi climatici, occorre ridurre, sino ad azzeramento, l’impiego dei combustibili fossili, usando energie alternative, come quella da pannelli solari, pale eoliche, geotermia, bacini idroelettrici e qualsiasi altra fonte di energia trasformabile in energia elettrica da distribuire.
SECONDO CHI NON CONDIVIDE IL TEOREMA SULLA CO2
Il modello assunto è parzialmente condivisibile, in astratto, ma trascura una serie di fenomeni che non rendono questo modello capace di descrivere compiutamente il clima, l’effetto serra dell’atmosfera e gli scambi termici al suo interno e tra superficie del globo ed atmosfera.

Questa correlazione esiste, ed è osservabile anche in epoche remote, prima dell’avvento dell’uomo sul pianeta, grazie alle indagini condotte dagli scienziati sui carotaggi nei ghiacci perenni. E’ normale che sia così, perché la CO2 si trova anche disciolta nelle acque dei mari ed evapora se la loro temperatura aumenta, mentre ritorna a disciogliersi se la temperatura diminuisce, un fenomeno chimico-fisico noto come legge di Henry, che si insegna in tutte le scuole. La correlazione quindi esiste, ma è inversa.

L’atmosfera è “abbastanza trasparente” alla luce visibile, ma non completamente. E’ vero che le basse frequenza (IR) vengono assorbite meglio, ma la loro quantità ed il loro livello energetico è di gran lunga inferiore a quello della luce visibile, in particolare se facciamo riferimento a quanto irradiato dalla superficie terrestre verso lo spazio. L’energia emessa da un corpo è proporzionale alla 4a potenza della sua temperatura, 6000°C quella del sole, mediamente 15°C quella terrestre.
Solo di notte l’energia irradiata dalla terra è puramente IR, ma è poca in rapporto a quella diurna, immagazzinata da TUTTA l’aria (che notoriamente si scalda al sole) oltre che dai mari e dalle terre emerse.

Il fenomeno NON è unidirezionale ed anche la luce visibile viene riflessa, di giorno, verso lo spazio, tanto che i cieli sono azzurri o blu, mai rossi, salvo quando il sole è molto basso all’orizzonte e la luce attraversa l’atmosfera orizzontalmente, con un percorso di assorbimento molto più lungo rispetto a quello verticale.

Non è vero che queste molecole abbiano le specificità descritte. In qualsiasi libro di termodinamica possiamo rilevare come le lunghezze d’onda alle quali la CO2, ad esempio, ha il massimo picco di assorbimento nella banda IR corrisponde ad una temperatura teorica di emissione di -80°C, che non esiste sul pianeta, oppure di qualche centinaio di °C, forse solo alla bocca dei vulcani.
Alle temperature terrestri, da -50°C a +50°C, la CO2 si comporta non diversamente da azoto ed ossigeno, che occupano il 99% della massa atmosferica, mentre la CO2 è presente solo per lo 0,04%.

Anche ammesso che i “gas serra” abbiano gli effetti descritti, e non li hanno, questi rappresentano soltanto un effetto indiretto della produzione di energia, che alla fine dei processi diventa, TUTTA, integralmente, CALORE, che riscalda i mari, le terre emerse e l’atmosfera in maniera DIRETTA, non indiretta. Se anche l’effetto serra dell’atmosfera fosse costante, la maggior produzione di calore di origine antropica si sommerebbe comunque a quella solare; quindi, se la sua quantità fosse significativa in rapporto a quanto catturato dal sole, non avremmo spostato il problema di una virgola.

Ai cittadini profani di cultura scientifica va detto con chiarezza assoluta che TUTTE le fonti di energia, rinnovabili e non, si trasformano inevitabilmente in CALORE, indistinguibile da quello solare. Il solo modo di ridurne l’impatto, ammesso che ci sia, è ridurre il consumo mondiale di energia, quale che ne sia la fonte, cosa NON compatibile con una popolazione di 7,7 miliardi di umani in costante crescita demografica e cosa NON compatibile con lo sviluppo, che è energivoro.

Esiste in natura un solo modo NATURALE e multi millenario di assorbire calore in eccesso dall’atmosfera, controllando anche la concentrazione di CO2, e si chiama VEGETAZIONE.

La vegetazione trasforma in MASSA il carbonio che respira nell’aria tramite le foglie, filtrando e scomponendo la CO2 in carbonio ed ossigeno (che restituisce all’atmosfera) grazie ad un ben noto processo (sintesi clorofilliana) che ASSORBE ENERGIA SOLARE, quindi calore solare, per alimentare i suoi processi vitali.

SIGNIFICA RIFORESTARE IL PIANETA IN MANIERA MASSICCIA, COMBATTERE LA DEFORESTAZIONE, BRASILIANA E AFRICANA, PREVENIRE GLI INCENDI DELLE FORESTE, STIMOLARE LA LOTTA CONTRO LA DESERTIFICAZIONE.

Ed il LEGNO, se visto all’interno di un processo di rinnovamento continuo del parco forestale, è anche RICCHEZZA ECONOMICA, perché è il miglior materiale da costruzione che esista, isolante termico quanto basta, più duraturo del cemento.

Torniamo al GOVERNO DEL BUON SENSO, per favore …

Ing. Franco Puglia – 7.11.2021