COME SMENTIRE LA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Il governo di Mario Draghi introdusse un nuovo ministero, quello per la “transizione ecologica”, un neologismo di ultimo conio che esprime tutto e niente, visto che i contenuti sono tutti da costruire, anche se saranno stati nella fantasia di qualcuno come il nuovo ministro. MA VEDIAMO COSA POTREBBE ESSERE, E COSA NON DOVREBBE ESSERE.

INIZIAMO con una DEFINIZIONE, ARBITRARIA, di “ecologia” :
“Insieme di comportamenti umani volti ad alterare il meno possibile le condizioni naturali del pianeta, limitando l’impatto antropico alle necessità non sopprimibili dell’esistenza umana e del suo sviluppo civile in condizioni di crescente benessere.”

Ora, il BENESSERE UMANO e la SUA SOPRAVVIVENZA sono CONFLITTUALI con le CONDIZIONI NATURALI del PIANETA, ed allo stesso tempo la conservazione di tali condizioni è essenziale allo sviluppo civile dell’umanità in condizioni di crescente benessere. Un cane che si morde la coda, e che ci fa comprendere da subito come ogni percorso possa essere soltanto un compromesso tra benessere umano ed impatto negativo sul pianeta.
Ma VENIAMO al SODO, cioè ai MAGGIORI ELEMENTI di IMPATTO ANTROPICO da affrontare:
1. Alterazione delle condizioni dell’aria
2. Alterazione delle condizioni delle acque
3. Alterazione delle condizioni del suolo
4. Alterazione degli equilibri biologici del mondo vegetale ed animale
5. Introduzione di elementi estranei a quanto normalmente disponibile in natura

L’ARIA è forse l’elemento fonte di maggiori conflitti di ordine ideologico. L’alterazione della composizione dell’aria è un fatto oggettivo, sotto il profilo qualitativo; molto meno sotto quello quantitativo. E questa alterazione ad opera dell’uomo viene ritenuta responsabile delle alterazioni climatiche, da una parte della scienza e della politica, mentre altra parte della scienza nega che esista una qualsiasi relazione di causa-effetto tra alterazione dell’aria e del clima.
E qui occorre introdurre la distinzione essenziale tra inquinanti dell’aria e NON inquinanti. L’alterazione della composizione chimica dell’atmosfera viene attribuita in larga misura alla combustione di prodotti fossili (carbone, petrolio e gas naturale) con l’introduzione in atmosfera dei residui della combustione, in particolare anidride carbonica (CO2), polvere di carbonio (le polveri sottili), ossidi di azoto (Nox) ed altri gas.
L’introduzione in atmosfera di quantità anche ingenti di CO2, va sottolineato, NON COSTITUISCE INQUINAMENTO E NON RAPPRESENTA ELEMENTO NOCIVO PER LA SALUTE VEGETALE ED ANIMALE. Anzi, la CO2 è un gas ESSENZIALE per lo sviluppo della vita vegetale, che in sua assenza perirebbe, si estinguerebbe, portando con se l’estinzione di ogni forma di vita animale. Perciò diciamo le cose come stanno:

LA CO2 E’ UN COMPONENTE INDISPENSABILE ALLA VITA SUL PIANETA.

Avremmo bisogno di più CO2 in atmosfera, non il contrario. La CO2 è stata però additata come uno dei principali responsabili di una presunta alterazione dell’effetto serra della nostra atmosfera, con conseguente surriscaldamento del pianeta e relativi scompensi climatici.
IO AFFERMO CON CERTEZZA CHE QUESTA ULTIMA IPOTESI E’ INFONDATA E CHE LA CO2 NON HA ALCUN EFFETTO SULLA CATTURA DI CALORE IN ATMOSFERA.

Le prove di questa mia affermazione richiedono una trattazione a parte. La COMBUSTIONE dei COMBUSTIBILI FOSSILI, però, introduce in atmosfera anche altri gas, di cui vorremmo poter fare a meno. La loro dispersione in atmosfera non costituisce un problema di ordine ecologico, perché degradano abbastanza rapidamente e vengono dilavati dalle piogge, ritornando al terreno, anche come composti azotati necessari allo sviluppo della vita vegetale (da Nox a sali nitrati). Il PROBLEMA si pone quando questi gas sono presenti a concentrazioni più elevate in aree delimitate di territorio, quelle ad alta densità di popolazione, quindi le grandi città del mondo.

Respirare questi gas nuoce alla salute? Salutari non sono, ma neppure letali, alle concentrazioni comunemente riscontrate. Sul danno da assorbimento a lungo termine ci sono opinioni scientifiche, e non, contrastanti, che hanno comunque determinato un atteggiamento della politica favorevole al contenimento dell’uso di combustibili fossili in ogni loro impiego, in primo luogo l’autotrazione ma anche la climatizzazione invernale degli edifici. La “transizione ecologica”, nell’intendimento di molti, vorrebbe essere il passaggio da una circolazione veicolare fondata su motori a combustione interna ad una fondata su trazione elettrica, o almeno sistemi misti. E per quanto attiene agli edifici, su una trasformazione degli edifici volta ad abbattere la dispersione termica di facciate ed infissi, riducendo quindi il fabbisogno termico, e sull’impiego crescente di sistemi di produzione di calore a tecnologia mista, con pompe di calore, pannelli solari e gas naturale, per non parlare di geotermia ed altre fantasie.

Questo è il NODO CENTRALE delle POLITICHE che GUARDANO alla “transizione ecologica” ed è QUELLO di MAGGIORE IMPATTO sia ECONOMICO che ESISTENZIALE SULLA VITA delle PERSONE. Il PARADOSSO è CHE, di tutte le cause d’impatto sull’equilibrio naturale del pianeta, QUESTA è CERTAMENTE QUELLA MENO RILEVANTE, ed È ANCORA PIÙ INSENSATO il FATTO che l’impatto è sulla sola salute fisica degli umani, non sull’equilibrio ecologico del pianeta nel suo insieme.

Il VERO impatto AMBIENTALE sul PIANETA si verifica sulle acque e suoi suoli, a causa dello scarico chimico e biologico di composti estranei alla composizione naturale dell’acqua, velenosi per le forme di vita vegetali ed animali, oppure anche soltanto batteriologicamente compromesse per l’uso umano e persino animale. Stessa cosa per i suoli, sconvolti dagli insediamenti abitativi e produttivi, nonché viabilistici, compromessi dallo scarico di rifiuti prodotti in quantità crescente, di cui soltanto una minima parte viene riciclata, mentre il grosso finisce in discariche oppure viene bruciata, contribuendo all’impatto atmosferico, anche se in maniera ridotta grazie ai complessi sistemi di abbattimento dei fumi.
A questo dovremmo aggiungere la proliferazione abnorme degli animali da allevamento destinati al consumo proteico umano, solo latticini e uova, nel migliore dei casi, ma in larga misura carni di ogni specie. Segue lo stravolgimento della vita delle specie selvatiche, con proliferazione di alcune e rischio di estinzione di altre.

L’AUTENTICA ECOLOGIA PASSA DA INTERVENTI SU QUESTI LIVELLI AMBIENTALI, che si preoccupano del pianeta a prescindere dagli esseri umani, mentre la PSEUDO ECOLOGIA si OCCUPA LIMITATAMENTE di QUESTI TEMI, concentrata su obiettivi di pretesa salvaguardia della salute umana, al prezzo di un abbassamento della qualità della vita sotto molteplici altri aspetti. Ma i NEO- ECOLOGISTI sono INVASATI da UNA VISIONE “carbocentrica” della SALUTE del PIANETA, la cui SALVEZZA PASSEREBBE dalla ELIMINAZIONE del CARBONIO dalla faccia della terra, inconsapevoli del significato di auto-estinzione di questo percorso, se mai fosse realizzabile . E QUESTA VISIONE PARANOICA ha MOSSO ormai INTERESSI ECONOMICI e POLITICI CONSIDEREVOLI, SOSTENUTI da una SCIENZA PREZZOLATA e MANIPOLATA, CHE ha TROVATO uno SBOCCO concreto NELLE POLITICHE EUROPEE ed ITALIANE, di conseguenza.

Roberto Cingolani, neo-ministro del vecchio governo Draghi proprio per la “transizione ecologica” , è un fisico, con un curriculum rispettabile di docente, personaggio sconosciuto del mondo universitario, presumibilmente orientato nel “main stream” neo-ecologista, quindi funzionale a sostenere gli interessi di quanti hanno investito nelle “green economy”, in Italia ma soprattutto in Europa, incentivando quindi investimenti, a debito di tutti noi, per l’espansione della produzione di automezzi elettrici, la produzione ulteriore di pannelli solari e torri eoliche, essendo queste, in concreto, le sole fonti di energia “rinnovabile” disponibili su piazza, ed a seguire miliardi a fondo perduto, ma sempre a debito di tutti i cittadini, per ridurre i consumi energetici degli edifici, tenendo sempre le finestre ben chiuse, per non fare entrare mai aria fredda, che poi è anche “inquinata” …

La lobby del settore termotecnico ha festeggiato, come quella delle costruzioni, che si è mossa, ventre a terra, per incappottare forse anche il Duomo di Milano, alla faccia delle “Belle Arti” meneghine. Già, perché migliorare l’isolamento termico degli edifici non è molto compatibile con il loro aspetto esterno, e si presta soltanto ad edifici “piatti” e grigi, come quelli di tanti edifici residenziali popolari, ma non certo ai centri storici antichi delle città italiane.

Il risanamento delle acque e dei suoli, invece, resterà nell’ombra, mentre è il tema che un neo ministro dovrebbe porre all’ordine del giorno. Allo stesso modo dovrebbero salire alla ribalta i temi dello smaltimento rifiuti, accettando le moderne tecnologie di termo valorizzazione dei rifiuti, con recupero energetico, in quanto dimostrabilmente poco inquinanti per l’atmosfera, e si dovrebbero mettere in atto nuove politiche industriali nel settore dell’imballaggio delle merci, ritornando all’uso della carta biodegradabile ovunque sia possibile, ed impiegando plastiche mono componente, come il PET, ovunque sia possibile, perché facilmente e vantaggiosamente riciclabili. Le tecnologie dell’imballaggio, specie a scopo alimentare e farmaceutico, sono complesse, e qualsiasi provvedimento va concertato con i produttori e spalmato nel tempo, perché gli impianti di produzione richiedono grandi investimenti, e non si possono cambiare dall’oggi al domani.

Ambientalismo significa anche CONTROLLO DEL TERRITORIO, in senso lato, CERCANDO di PREVENIRE gli EVENTI CATASTROFICI che INDUCONO anche QUEL TRASPORTO di DETRITI a VALLE e VERSO il MARE, principale responsabile degli sversamenti di plastica negli oceani. Non possiamo eliminare la plastica, che non ha un suo sostituto, a meno di non ritornare a condizioni di vita quasi medioevali, e dobbiamo quindi agire altrove, sulla sua produzione e reimpiego, e sulla sua conservazione e protezione dall’essere dispersa in natura, in un modo e nell’altro. Bene quindi ogni politica volta a scoraggiare l’impiego di questi materiali sul territorio, al di fuori delle abitazioni, sia nella fase produttiva e della destinazione d’uso del prodotto, sia in chiave di repressione di un uso “esterno” di involucri di bevande o cibi. Ancora una volta, non può essere un professore universitario, o la burocrazia, o la politica, a decidere COME raggiungere questi obiettivi, ma le aziende di produzione, di concerto con la politica che deve limitarsi a porre il problema, chiedendo le soluzioni.

E TORNANDO alla FAMIGERATA CO2 ed ai CAMBIAMENTI CLIMATICI, la sola politica SERIA e credibile, che determina un impatto positivo sul territorio in tutto il pianeta, si chiama RIFORESTAZIONE, ovunque sia possibile, un percorso che porta ad un crescente assorbimento della CO2 atmosferica, ritenuta a torto nociva, ad una redistribuzione delle precipitazioni atmosferiche su base territoriale, e quindi ad un riequilibrio climatico, ripristinando i volumi forestali immensi distrutti dagli incendi e dalle calamità naturali in tutto il pianeta, e mettendo in campo energiche politiche di contrasto alla deforestazione, vero i paesi che la praticano come il Brasile.

Ing. Franco Puglia
Da un suo articolo del 13 Febbraio 2021

I CAPISALDI DI UNO SVILUPPO ALTERNATIVO, COME DIFESA DALLA STUPIDITA’

Gli esseri umani sono molto meno intelligenti di quello che credono di essere. Anche se è vero che il nostro cervello ci permette capacità di elaborazione di gran lunga superiori a quelle che riconosciamo negli animali, proprio in questo consiste anche la nostra debolezza intellettiva: la nostra immaginazione ci permette di uscire dalla realtà con estrema facilità, attribuendo a costruzioni astratte, quanto irreali, caratteristiche di realtà e connotazioni di certezza assoluta e di necessità irrinunciabile.
Gli animali, al contrario, sono concentrati sul reale, su ciò che importa per la loro sopravvivenza e riproduzione. ed intorno a questo hanno sviluppato ed affinato facoltà sensoriali e cognitive molto elevate, a noi sconosciute, ovvero dimenticate.

Questa debolezza cognitiva intrinseca dei cervelli umani ne consente la facile manipolazione per le finalità di alcuni, di singoli come di gruppi organizzati, alterando in profondità, e spesso in maniera irreversibile, il pensiero delle persone, la loro percezione del mondo, le loro paure e speranze. Gli strumenti di sempre, finalizzati a questa manipolazione, sono le religioni e la politica, che è assimilabile ad una religione laica, cioè non fondata su elementi soprannaturali ma su una ideologia, cioè una costruzione astratta del pensiero.

Per fortuna non tutti gli esseri umani sono permeabili in egual misura a queste manipolazioni, ma la massa della gente, purtroppo, lo è.
Questa permeabilità è tanto maggiore quanto più modesto è il livello culturale dei soggetti, sia in termini di scolarità e corso di studi che in termini di formazione sociale, partendo da quella familiare infantile.
Queste differenze fanno si che gli esseri umani NON siano tutti UGUALI, anzi, siano tutti DIVERSI, ma pur nella diversità di ciascuno possiamo individuare delle categorie sociali che pensano in maniera assimilabile, hanno le medesime credenze, abitudini ed attitudini.
Alcune di queste categorie sono SOCIALMENTE PERICOLOSE.

Il peso della religione è gradualmente scemato nel corso dei secoli, con la sola eccezione dell’Islam che, anzi, al contrario, negli ultimi decenni ha acquisito un peso ed una capacità di condizionamento determinante nelle popolazioni tradizionalmente musulmane.
In campo politico, invece, abbiamo assistito ad una profonda trasformazione del pensiero e degli orientamenti della “sinistra”, intesa in senso lato, che è stata sconfitta su scala internazionale dalle sue stesse teorie economiche astratte, con il crollo dell’Unione Sovietica, prima, e la trasformazione della Cina da bandiera del comunismo a leader mondiale del capitalismo produttivo di stato.
Per la nuova sinistra il peso politico delle classi meno abbienti non è scomparso, ma si è largamente ridimensionato, anche perché è cambiata profondamente la composizione sociale dei popoli, con un progresso economico e produttivo che non ha risparmiato quasi nessuno.
Il vuoto politico lasciato dalla perdita di interesse dell’ideologia marxista tradizionale è stato assunto dalla nuova ideologia verde, che ha trovato spazi politici insperati nelle praterie lasciate scoperte dalle destre politiche nel mondo intero.
Naturalmente chi detiene il potere ed il denaro, ovunque nel mondo, ha cavalcato questa nuova tendenza, a fini di profitto personale, con un certo successo. Così questi interessi politico-economici hanno sposato le nuove ideologie della sinistra, finanziando in maniera pervasiva le campagne mediatiche di persuasione delle masse manipolabili, riscuotendo un notevole successo.
Per ora … perché prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.

La politica di sinistra di stampo marxista ha prodotto danni immensi ovunque nel mondo. La nuova politica chiamata di “transizione energetica” , che pretende di azzerare il consumo di combustibili fossili sostituendo queste fonti di energia con altre di fantasia, definite “rinnovabili” inizia a produrre i danni inevitabili che tutte le politiche fondate sull’immaginazione astratta inducono, ma siamo solo all’inizio.
Che cosa aspettiamo per interrompere questo percorso? Vogliamo prima sperimentare il disastro?

Il solo modo di cambiare strada è quello di portare le masse manipolabili e manipolate a cambiare percorso, stimolate da interessi materiali molto concreti.
E qui il paradosso è che per contrastare una politica “di sinistra” serve una politica “di destra che guardi a sinistra”.
Che cosa voglio dire? Che per ritornare ad un governo della società orientato ai suoi bisogni concreti, allontanando fantasie immateriali, occorre rivolgersi alla gente con una proposta politica radicalmente innovativa, che abbia tutte le carte in regola e le caratteristiche per definirsi progressista, un termine di cui la vecchia sinistra si è appropriata indebitamente, per nascondere la sua vera vocazione conservatrice e retrograda.
Intendiamoci: luci ed ombre sono presenti in entrambe le parti e non è possibile separare completamente gli aspetti autenticamente di progresso e quelli di conservazione attribuendo gli uni alla destra e gli altri alla sinistra.
Dobbiamo partire da nuove basi, per esempio separando nettamente gli aspetti di ordine etico della politica da quelli di ordine economico e strutturale della vita collettiva. La commistione delle prese di posizione su entrambi altera le regole del gioco, connotando la singola parte politica in base agli aspetti etici, che inquinano ogni altro aspetto, o viceversa.

Un tale nuovo progetto politico, che vorrei definire LIBERALE, ma non posso farlo, essendo ormai anche questo termine troppo abusato, stravolto ed obsoleto, deve partire dall’idea che le attività umane debbano essere finalizzate a stimolare un benessere materiale ed esistenziale diffuso, non egualitario, non fondato su rendite di posizione, ma sul lavoro quotidiano di tutti, sulle opportunità alla portata di tutti, e sulla consapevolezza delle distinzioni inevitabili tra i popoli, gli strati sociali, le capacità individuali, e la memoria storica dei territori.

Intraprendere questo percorso significa sgomberare il campo, coraggiosamente, dagli infiniti luoghi comuni ideologici che hanno stravolto l’esistenza umana e ne condizionano la crescita, sotto diversi aspetti. E a questo punto mi pare indispensabile sottolineare alcuni punti chiave dell’orientamento che la nuova politica dovrebbe assumere, dandosi una connotazione nuova e rivolgendosi ad un elettorato molto più ampio di quello che oggi sostiene ciascun partito.

  1. Ristabilire senso di identità ed appartenenza storica, linguistica
    e culturale delle popolazioni, riconoscendo la realtà delle diversità etniche e culturali dei popoli, nel reale rispetto reciproco, ma nella distinzione delle collocazioni territoriali prevalenti, denunciando la falsità della concezione di una società multietnica e multiculturale come contraria agli interessi materiali e di sviluppo di tutti.
    Significa ostacolare in maniera severa ogni forma di intrusione illegale delle genti provenienti da altri continenti all’interno dei confini nazionali, pur senza essere contrari ad una quota di presenze di cittadini di origine non nazionale, se introdotta legalmente ed anche se numericamente non rilevante ai fini dell’alterazione del tessuto sociale e della coesione civile. Significa anche impedire severamente la formazione di enclavi su base etnica o religiosa all’interno delle comunità nazionali.
  2. Ristabilire il RUOLO DELLA SCIENZA, distinguendo tra scienza finalizzata all’innovazione tecnologica e scienza di pura indagine speculativa, dove è facile sconfinare tra scienza e fantascienza con la pretesa, poi, di tradurre in politiche attive l’immaginifico scientifico, potenzialmente manipolato e manipolabile da interessi inconfessati.
    Significa abbandonare una volta per tutte, definitivamente, tutti i teoremi sul clima e sull’impatto umano che ne determinerebbe i cambiamenti, stante l’assenza totale di prove scientifiche autentiche in tal senso e, anzi, la presenza di prove contrarie, inconfutabili e tutt’ora non confutate.
    Significa anche, di conseguenza, abbandonare tutte le politiche derivate da questa impostazione ideologica patrocinata dall’ONU per le sue finalità destabilizzanti dell’ordine mondiale.
  3. Ridimensionare l’ambientalismo, ovvero gli interventi umani volti a ristabilire una dimensione naturale dell’ambiente più vicina alle nostre origini e più favorevole allo sviluppo della nostra dimensione umana.
    L’ambientalismo, in sè, ha caratteristiche apprezzabili, sotto il profilo filosofico, ma è poi degenerato in astrazione ideologica cercando di propagare l’idea che la Natura debba riappropriarsi di quanto la popolazione umana le ha strappato nel corso dei millenni per sostenere il suo sviluppo demografico, ma anche sociale e civile.
    La BIODIVERSITA’ ha un senso dove la presenza umana è assente o saltuaria, e va confinata ad ambienti propri, non frequentati dagli esseri umani.
    La presenza dei grandi predatori, lupi ed orsi, nelle nostre foreste, proliferati in pochi anni a seguito della loro reintroduzione, animali splendidi ma pericolosi, e non compatibili con la presenza umana e degli animali domestici, è stata un esempio clamoroso di distorsione ideologica determinata da questo ambientalismo di maniera.
    Oggi ci troviamo di fronte alla presenza di questi predatori, ma anche di altre specie selvatiche come i cinghiali, persino nelle strade delle nostre città, come è normale che sia, perché anche questi animali cercano le risorse alimentari dove ci sono, non dove non ci sono o dove sono difficili da raggiungere. Tutto questo deve finire.
    L’abbattimento di questi animali è doloroso, ma necessario ed inevitabile. La responsabilità ricade sulle spalle di chi ha indotto questo sviluppo in maniera dissennata. Si può partire cercando di catturare e sterilizzare le femmine, per impedire la riproduzione, portando le specie ad un processo naturale di riduzione numerica, ma anche molti abbattimenti saranno inevitabili.
    La presenza di questi bellissimi animali gratifica l’immaginazione, ma nella vita reale non c’è posto per loro e per miliardi di esseri umani …
  4. Lo sviluppo economico, da cui dipende quello sociale ed il tenore di vita dei meno abbienti, dipende dalla capacità di un paese di produrre ricchezza in proprio, senza dover contare, se non in maniera limitata, sulle risorse acquisite dagli altri.
    La nostra dipendenza alimentare, ma anche tecnologica, oltre che energetica, da mondi anche molto lontani da noi è ormai diventata insostenibile. L’interscambio commerciale è sempre positivo, ma deve svolgersi in condizioni di reciprocità, cioè di parità economica negli scambi, senza tuttavia intaccare l’autonomia produttiva nei settori a carattere strategico, sia in campo agricolo ed alimentare, che in campo tecnologico. Lo strapotere produttivo e commerciale della Cina va drasticamente ridimensionato, e dobbiamo intraprendere un lungo e faticoso cammino di recupero delle nostre capacità produttive, perdute a favore delle fonti di produzione estere a basso costo.
    Non possiamo continuare a produrre posti di lavoro INVENTATI, ma ben lungi dall’essere indispensabili, continuando a perdere posti di lavoro e capacità produttiva (know how) nella produzione industriale.
    Il benessere economico dei lavoratori non può dipendere dalla creazione di posti di lavoro artificiali spesati dalla collettività, attraverso lo Stato nelle sue diverse forme istituzionali, e la disponibilità di lavoro in produzioni a basso valore aggiunto non è compatibile con il benessere pur contenuto delle classi meno abbienti. Il turismo è una grande risorsa per l’Italia, ma è anche la risorsa dei paesi più poveri, di quelli che hanno da offrire soltanto le loro attrattive naturali e sono soggetti ai capricci del mercato ed alle condizioni delle relazioni internazionali, senza contare che, quando un’attrattiva turistica ha molto successo, viene rapidamente snaturata e rovinata dall’affollamento, sino a perdere gran parte delle sue attrattive.
    Serve una RIVOLUZIONE industriale fondata su un diverso rapporto di scambio con le produzioni estere, riportando in Italia molte produzioni, anche se a costi più elevati, a causa del maggiore costo del lavoro.
    Il potere d’acquisto, d’altronde, può anche restare immutato, se si conserva la proporzione tra salari e prezzi dei prodotti di consumo, ma con il vantaggio di portare al lavoro produttivo una massa crescente di persone, sottraendole gradualmente ai lavori improduttivi a carico dello Stato. Questo implica inevitabilmente politiche di tipo protezionistico, che vanno accuratamente dosate per non scivolare in un protezionismo regressivo, che sottraendosi alla competizione si cristallizza nelle proprie inefficienze.
    La competizione, tuttavia, non può mai essere sostenuta in astratto, ma sempre nell’equilibrio delle forze: nessuno si sognerebbe mai di organizzare un incontro di pugilato tra pesi massimi e pesi piuma !
    Al di la del personaggio, lo slogan di Trump “L’America agli Americani” ha senso per tutti i popoli, ciascuno dei quali deve, prima di ogni altra cosa, salvaguardare gli interessi della sua gente.
  5. La politica estera e di difesa. I recenti drammatici sviluppi in Ucraina ed in Medio Oriente ci hanno sbattuto in faccia una cruda realtà che pensavamo archiviata col ventesimo secolo.
    Ci siamo illusi. I totalitarismi non muoiono mai, e risorgono dalle loro ceneri quando credi di averli sconfitti per sempre.
    Non solo: il totalitarismo degli altri ti mette alle corde, e ti fa scivolare sul piano inclinato di un totalitarismo di casa tua, che può diventare la sola risposta possibile in chiave difensiva quando è in gioco la sicurezza e la sopravvivenza del tuo paese. Il governo di Zelensky in Ucraina non voleva essere autoritario, anzi, ma le condizioni belliche lo hanno costretto a diventare tale, volente o nolente; quando c’è di mezzo la tua vita e quella di tante persone non c’è più spazio per il confronto democratico. Stessa cosa in Israele: piaccia o no, Nethaniau comanda, e non c’è un’alternativa possibile in questo momento.
    Stando così le cose, il riarmo, con quello che porta con se, è una scelta obbligata, ed il pacifismo astratto, di maniera, che ti fa apparire bello e buono, è ipocrisia bella e buona, come minimo, quando non è complicità colpevole.
    Nella politica estera e nella politica di difesa i paesi europei tutti misurano la loro debolezza, la loro dipendenza dagli USA , tanto politica come militare, e gli esponenti politici europei si trovano nella difficile posizione di rischiare gravi perdite di consenso politico, perché nessuno vuole un coinvolgimento in guerra dell’Europa, nessuno vuole pagarne il prezzo, quale che sia, ed i soliti noti cercano di lucrare politicamente su queste giustificate paure per ottenere un consenso che dia loro potere, sulla base di una politica irresponsabile.

I temi sono tanti, ma questi 5 punti sono forse gli elementi chiave di una SVOLTA EUROPEA verso un destino diverso dalla sua inevitabile decadenza ed implosione.

Ing. Franco Puglia
Svola Europea
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